Crotone. Il feudo dei fratelli Caiazza e il Pd: tra guerre intestine, la voglia di perdere e risse sfiorate

Il feudo dei fratelli Caiazza e il Pd di Crotone: tra guerre intestine, la voglia di perdere e risse sfiorate

Fonte: U’Ruccularu

Nel Partito Democratico di Crotone il clima è teso, e a tratti surreale.
Dopo anni di leadership fallimentare prima con Peppino Vallone e poi con l’epoca “Sculco-centrica”, che nel 2020 costrinse il Pd a nascondere il proprio simbolo sotto il tappeto per appoggiare, quasi in incognito, Vincenzo Voce, oggi il partito è teatro di una nuova faida: quella tra i Caiazza e il resto del mondo.
Dovevano cambiare tutto.
Dovevano parlare di rigenerazione, bonifica, tavoli politici larghi e inclusivi.
Hanno convocato incontri su incontri, promesso rivoluzioni amministrative, salvo poi arenarsi nel nulla.
Il “campo largo”, mitologica alleanza tanto decantata, si è letteralmente sciolto al sole come una granita a mezzogiorno, lasciando il Pd crotonese a galleggiare nel vuoto, senza alleati e con la casa in fiamme.

IL CONGRESSO: PIÙ CHE UNA CONSULTAZIONE DEMOCRATICA, UNA GUERRA TRA BANDE
Nel recente congresso cittadino, la situazione ha preso i contorni di un regolamento di conti.
A vincere è stata Annagiulia Caiazza, riconfermata alla guida del circolo cittadino con il 60% delle preferenze.
Dall’altra parte della barricata c’era Giuseppe Ferraggina, sostenuto da Andrea Devona, consigliere comunale, e dal segretario provinciale Leo Barberio.
Quest’ultimo, paradossalmente, è riuscito a essere l’unico candidato in una provincia storicamente rossa, vincendo un congresso pieno di schede bianche.
Un trionfo? Più una vittoria in solitaria, con applausi finti e molti musi lunghi.
La battaglia cittadina si è decisa tutta a colpi di tessere.
Annagiulia ha stretto un patto con Gaetano Grillo – classe 1941, politico di lungo corso e stratega instancabile – mentre Ferraggina ha raccolto l’appoggio di tutti i nostalgici dell’era Vallone.
Ma è chiaro che, dietro le percentuali e i numeri, il Pd di Crotone è un partito lacerato, in conflitto permanente con se stesso, dove ogni corrente è più interessata a mantenere un proprio feudo che a costruire un progetto comune.

OTTANTACINQUE ANNI E NON SENTIRLI: GRILLO SI SCALDA PER LA CORSA A SINDACO
Proprio Gaetano Grillo, che ha giocato un ruolo chiave nella riconferma di Caiazza, non ha fatto mistero delle sue ambizioni: vuole candidarsi a sindaco per fermare la riconferma di Vincenzo Voce.
E sì, ha 85 anni suonati, ma l’entusiasmo politico non manca.
Se l’alleanza che ha vinto il congresso cittadino resterà compatta, Grillo potrebbe avere la strada spianata all’interno del partito.
Ma l’unità, in questo Pd, è una chimera.
E prima ancora di convincere Crotone, bisognerà vedere se riusciranno a convincere se stessi.

RISSE SFIORATE, ESPULSIONI E LETTERE AL VETRIOLO
La frattura tra il gruppo Caiazza e il resto del Pd è ormai pubblica e feroce.
A dimostrarlo è anche la lettera su facebook che Manlio Caiazza, fratello della segretaria cittadina, ha inviato al segretario provinciale Barberio: “Caro segretario provinciale, Annagiulia e gli eletti dovranno decidere chi sarà il candidato a sindaco di Crotone.
Hanno vinto al congresso, tu e Andrea Devona accettatelo.”
Un messaggio che sa più di diktat che di confronto democratico.
Il clima è talmente incandescente che si è sfiorato lo scontro fisico.
Secondo una richiesta ufficiale di espulsione presentata alla Commissione di Garanzia da Andrea Devona, durante una riunione del 26 giugno un iscritto si sarebbe reso protagonista di un’aggressione fisica e verbale nei confronti del capogruppo Pd.
Nella relazione allegata si parla di linguaggio “denigratorio e offensivo” e di “atto fisico che ha messo a rischio l’incolumità della vittima”.
In tutto ciò, per ben due volte, il presidente della Commissione di Garanzia Carmine Talarico avrebbe dovuto interrompere le operazioni e abbandonare il seggio.
Roba da telefilm, se non fosse tutto tragicamente vero.
Fonti interne confermano che tutte le tensioni, le zuffe, le denunce e le lettere sono finite sul tavolo del segretario regionale e del parlamentare di riferimento.
Ma anche qui, silenzio tombale.

IL PD OSTAGGIO DI UN FEUDO
Il Partito Democratico crotonese oggi appare come un castello medievale, tenuto in ostaggio da una dinastia familiare che ha costruito la propria forza sulla fedeltà e le tessere, ma ha dimenticato tutto il resto: il rinnovamento, i giovani, il progetto.
Il feudo dei Caiazza regna su un partito spaccato, isolato e dimezzato.
Il ricambio generazionale è un miraggio, le alleanze una barzelletta, la politica un’arena.
E mentre a Roma si discute di futuro, a Crotone il Pd resta ancorato a faide personali, candidati ottuagenari e tavoli sempre più piccoli. E soprattutto, a un passato che non passa mai.