Crotone. Il Paradiso può attendere, il Duomo pure

di Antonella Policastrese

In tutto occorrono 6 milioni di euro per la ristrutturazione e messa in sicurezza antisismica della Cattedrale di Crotone; di questi, 2,8 sono finanziati attraverso il PNRR, quasi tre milioni provengono dall’8 per mille e 200 mila euro da fondi ministeriali. Le scadenze previste sono fissate al 31 dicembre 2025 per il completamento dei lavori e tre mesi dopo, marzo 2026, per il collaudo dell’opera.

Se la matematica non è un’opinione, il Duomo resterà chiuso al culto per altri due anni. Ma si tratta di previsioni ottimistiche, almeno a giudicare da quanto emerso durante la conferenza stampa indetta dalla Curia crotonese lunedì 25 marzo e dagli interventi dei convenuti, ossia l’arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta; la soprintendente Stefania Argenti; il progettista Francesco Lorenzo e il direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi di Crotone e Santa Severina. Perché il duomo è stato definito un edificio “malato e ammalorato”, fessurato, infiltrato dall’acqua e con colonne soffocate da pesantissimi marmi, con il tetto completamente da rifare e l’incognita del dove mai affondino i ciclopici pilastri che reggono l’edificio.

Già le dimensioni e il numero eccessivo di pilastri, in ragione dell’estensione della pianta, che dividono il duomo in tre navate, la dicono lunga sulla prudente rozzezza ingegneristica all’origine della sua edificazione.
Ciò che si temeva più di tutto quando costruivano chiese era evidentemente il pericolo che gli archi e le volute venissero giù, che i pilastri non fossero mai abbastanza robusti da reggerne il peso, soprattutto in caso di eventi sismici. Alla luce di quanto riferito dagli addetti ai lavori in conferenza stampa, la sintesi potrebbe essere: pensavo fosse un castello, ma era solo una catapecchia.

Allo stato attuale si lavora all’interno del manufatto con scanner laser e quant’altro per scoprire cosa c’è sotto la pavimentazione ed è stato detto che a breve sarà resa disponibile una ricostruzione “3D” grazie agli avveniristici strumenti che si adoperano per scansionare le piramidi in Egitto. Ci sono cripte o preesistenze strutturali di epoca remota sotto il pavimento della chiesa, e questo era il minimo sindacale qualora si fosse andati a scavare. La qual cosa, già da sola, determina un prevedibilissimo allungamento dei tempi per la riconsegna del manufatto e un assottigliamento delle risorse disponibili per gli interventi strutturali preventivati. In pratica, la scoperta di quanto vi è sotto il pavimento fa del Duomo un sito archeologico da indagare a fondo e questo assorbirà congrua parte dei fondi stanziati per le opere nel suo complesso e dilaterà i tempi.

Crotone con la Soprintendente archeologica, alle Belle arti e al Paesaggio, Stefania Argenti, come la Valle del Nilo, laddove l’archeologo ed ex ministro egiziano Zahi Hawass è considerato il “faraone” della gestione delle antichità egiziane. Con le dovute differenze, ovviamente, Hawass ci metteva la faccia ed anche il culo quando si calava strisciando negli stretti cunicoli delle piramidi e delle tombe dei faraoni alla ricerca di mummie, sarcofagi e tesori. La nostra si limita a emettere sentenze, a imporre divieti e prescrizioni laddove c’è da mettere mano a delle opere, fondamentalmente pubbliche, perché per quelle private, il discorso cambia come tra il giorno e la notte.

Adesso la dirigente pretende che la tribuna dello stadio Ezio Scida venga abbattuta subito, tanto il Crotone non è più in serie A e il sito interessato serve per gli interventi del progetto “Antica Kroton” che nel corso di un quarto di secolo si è spostato dall’area industriale sino e soprattutto in pieno centro cittadino. All’inventore dell’operazione Duomo, ossia all’arcivescovo Raffaele Angelo Panzetta, in merito ai sassolini che si è voluto levare dalla scarpa, si potrebbe replicare così: “ti è piaciuta la bicicletta, adesso pedala”. E sarà una pedalata molto lunga prima di arrivare alla riapertura del sacro tempio; marzo 2026 è un miraggio conoscendo gli elementi che sono entrati in gioco e gli eventi destinati a rallentare i lavori nonché ad assottigliare le risorse.

Ci vollero 20 anni per far risorgere dalle macerie l’Abbazia di Monte Cassino, ridotta praticamente a coriandoli dai bombardamenti anglo-americani del 1944. E ce ne sono voluti appena due di anni per riparare i danni patiti dalla Basilica Superiore di Assisi durante il terremoto del 1997. Resta da vedere quanti ce ne vorranno per difendere il sacro manufatto crotonese dalle lungaggini conoscitive, tecniche e burocratiche che praticamente sono in corso da almeno dieci mesi.

Basterà pregare la Madonna di Capocolonna affinché tutto possa procedere senza intoppi ora che è fatta la frittata ? Di sicuro c’è che per il quinto anno di seguito le cose non vanno come dovrebbero nel rapporto tra i fedeli crotonesi e la loro Patrona. Dismessi i panni da committente e tornato a indossare quelli talari, l’Arcivescovo, Raffaele Angelo Panzetta, quasi a voler emulare il Governatore Roberto Occhiuto con l’ingaggio di medici cubani, ha annunciato, già che aveva davanti la platea di giornalisti, l’arrivo a Crotone di preti coreani.

Non c’è nessuna campagna elettorale in corso e c’è il diritto, per fortuna, di esprimere opinioni anche sull’operato degli uomini di chiesa, i cardinali immobiliaristi Bertoni, Becciu e Sepe non hanno certo brillato come esempio. A proposito di conduzione patrimoniale da parte della Curia crotonese, è annunciata anche la trasformazione della “Sala Raimondi”, di sua proprietà, che dopo almeno mezzo secolo non sarà più un cinema, tollerato anche quando si proiettavano esclusivamente pellicole a luci rosse e ne uscivano spettatori con gli occhi piccoli piccoli per cotanta visione.

In tutto questo fervore imprenditoriale, che ha fatalmente coinvolto la pratica religiosa dell’intera comunità e stravolto consolidate tradizioni, resta da chiedersi se i lavori al Duomo di Crotone, per quanto urgenti e indifferibili, potevano essere effettuati “step by step”, così come si procede quando ci sono lavori a San Pietro a Roma oppure nelle grandi stazioni ferroviarie.

In quella di Milano Centrale si lavorava di notte e il rumore dei martelli pneumatici era coperto dalla diffusione di musica. Così nel Duomo di Crotone, rifare il tetto durante l’estate, scavare il sottosuolo accedendovi da un’apertura in una delle navate e levare i marmi durante delle chiusure temporanee programmate; non a Natale, a Pasqua ed a maggio, ovviamente. In tutta questa storia ci sono però delle certezze: non esistono e non hanno ragione d’esistere strumentalizzazioni di carattere politico, non c’è mistificazione alcuna, non si sta orchestrando un attacco personale verso colui che è a capo della Chiesa crotonese, ma si esprimono solo perplessità circa il suo operato.