Crotone. La banda dei permessi di soggiorno: 5 avvocati, 2 poliziotti, un vigile urbano, un dipendente della prefettura

CROTONE – Sono 24 le persone arrestate questa mattina dalla Polizia di Stato nell’ambito di una vasta operazione denominata Ikaros che ha scoperto l’esistenza di due associazioni che favorivano attraverso una serie di attività illecite la permanenza di extracomunitari nel territorio italiano. Le accuse contestate a vario titolo agli arrestati (15 in carcere e 9 ai domiciliari) sono quelle di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsità ideologica, traffico di influenze illecite, corruzione. Gli indagati sono complessivamente 90. Le indagini sono state coordinate dal procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia e dal sostituto Alessandro Rho e svolte dagli agenti della squadra Mobile di Crotone.

Tra le persone coinvolte cinque avvocati del foro di Crotone (Irene Trocino, Sergio Trolio, Salvatore Andrea Falcone, Gennaro Mazza, Gabriella Panucci), due agenti di polizia in servizio alla questura di Crotone, ufficio immigrazione (Rocco Meo, Salvatore Panciotto), un agente della polizia locale (Alfonso Bennardis), un dipendente della Prefettura di Crotone in servizio presso la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale (Gianluca Malena).

I due sodalizi, con ramificazioni in Italia e all’estero si premuravano di predisporre documentazione con la quale si attestavano residenze fittizie e false assunzioni nei confronti di stranieri richiedenti asilo, per lo più curdo iracheni, che avevano interesse ad ottenere protezione internazionale non perché ce ne fosse reale necessità ma per ottenere un permesso di soggiorno che garantisse loro piena libertà di movimento in Italia e Europa. Per raggiungere l’obbiettivo i richiedenti asilo erano disposti a pagare somme di denaro.

Promotori delle due associazioni erano soggetti stranieri residenti nel crotonese, in contatto con connazionali stanziati per lo più in Iraq, che fungevano da intermediari con gli avvocati compiacenti cui spettava il compito di predisporre la falsa documentazione e attestazioni sulla falsa presenza in Italia dei richiedenti asilo per conto dei quali presentavano le richieste di protezione internazionale soprattutto alle questure di Crotone e Catanzaro. A quel punto il richiedente asilo giungeva dall’Iraq in aereo con regolare visto turistico e una volta ottenuto il permesso di soggiorno se ne tornava in quel paese dal quale asseriva di voler essere protetto. I complici italiani si sarebbero prestati a fronte di somme di denaro e regalie. Fonte: Il Crotonese