Crotone. La sentenza, i veleni e i vincitori postumi

LA SENTENZA, I VELENI E I VINCITORI POSTUMI

Fonte: U’Ruccularu 

Tutti ambientalisti dopo il TAR: la bonifica come guerra tra corti, proclami e discariche fantasma
Alla fine, il veleno resta nel terreno, ma la medaglia se la appuntano tutti. La Regione vince. Il Comune vince. La Provincia vince. Le associazioni vincono. Il PD vince. Addirittura anche la complessità vince, che, si sa, è la scusa ufficiale della burocrazia per non fare niente.
A perdere, come sempre, è solo una: Crotone, la città dove i rifiuti non si vedono, ma si respirano.
E dove la bonifica è sempre sul punto di cominciare… dal comunicato stampa successivo.

IL TAR: QUANDO LA LEGALITÀ ARRIVA… DOPO IL DISASTRO
Il 13 agosto 2025 il TAR della Calabria ha detto una cosa molto semplice:
il Ministero dell’Ambiente ha fatto un pasticcio, il Commissario Errigo ha esagerato, ed ENI Rewind deve trovare un’altra soluzione che non sia quella di scaricare tutto a Columbra, la discarica a pochi chilometri dalle scuole e dalle case dei crotonesi.
Con parole che sembrano uscite da una tragedia greca scritta da Kafka, il TAR ha bollato il decreto ministeriale come:
“criptico, incoerente, illogico, perplesso, contraddittorio, difettoso, e cucito apposta per scavalcare il PAUR”.
Insomma: un’opera d’arte amministrativa. Ma di quelle da incubo.
E la famosa ordinanza del Commissario Errigo?
Cancellata. Annullata. Dichiarata fuori dalle sue competenze.
“Non può decidere il destino finale dei rifiuti”, scrivono i giudici.
Tradotto: non sei il Ministro, non fare il Ministro.

IL PAUR, IL MASE E L’ALCHIMIA ISTITUZIONALE
Il cuore del problema sta in una vecchia prescrizione del PAUR 2019:
“I rifiuti devono essere smaltiti fuori regione.”
Una frase che, per cinque anni, tutti hanno provato a interpretare come volevano:
il Ministero ha detto: “sì, ma se li chiamiamo depositi temporanei possiamo tenerli in Calabria!”
ENI Rewind ha detto: “tanto nessuno ci capisce nulla, cominciamo a scavare…”
il Commissario ha detto: “sono un generale, quindi comando!”
il Comune ha detto: “non siamo d’accordo. Ma intanto firmiamo qualche verbale…”
la Regione ha detto: “ehm… parliamone, poi casomai facciamo ricorso.”
Alla fine è intervenuto il TAR, come il professore di matematica al terzo richiamo.
E ha detto: “Zero a tutti. E tornate al banco.”

LA GRANDE SPARTIZIONE DEI MERITI (POSTUMA)
Subito dopo la sentenza, si è aperto il gran ballo delle reazioni:
Roberto Occhiuto: “abbiamo toccato enormi interessi. Una battaglia di civiltà.”
(detto da chi ha chiuso il dialogo col Ministero solo quando ha capito che tirava brutta aria)
Vincenzo Voce e Sergio Ferrari: “riportata la legalità, grazie anche a Occhiuto!”
(perché senza ringraziamenti istituzionali non si può fare comunicato.)
Leo Barberio (PD): “il TAR accoglie il nostro ricorso. Gli altri dormivano.”
(poi si sono svegliati e hanno scritto anche loro un comunicato.)
Arci, WWF, Movimento Ambiente e Salute: “lo dicevamo da anni!”
(e infatti lo dicevano da anni, ma nessuno li ascoltava.)

CROTONE E LA BONIFICA: UNA QUESTIONE DI… COMUNICATI
Quello che colpisce è il tono corale del “l’avevamo previsto”. Tutti, ora, sono Cassandra.
Tutti sapevano. Tutti avevano fatto. Tutti avevano detto. Tutti… dopo.
Ma la realtà è che i rifiuti sono ancora lì.
Le 360.000 tonnellate pericolose.
Le 400.000 “non pericolose”.
Le 1.100.000 interrate.
E i 2 milioni di nuove tonnellate, in attesa di essere approvate per Columbra, nel silenzio generale.

IL PROBLEMA NON È TECNICO. È NARRATIVO.
Per mesi, ENI Rewind ha sostenuto che non esistono discariche fuori regione.
Poi, grazie allo scouting ordinato dopo il ricorso, ne sono spuntate 29, di cui 11 estere.
Persino la Svezia, che ormai ha più rifiuti crotonesi che aringhe.
Il TAR lo dice chiaramente:
“L’assunto su cui si basava il decreto ministeriale non trova riscontro.”
Tradotto: avete mentito o non avete cercato. O entrambe.

IL COMMISSARIO E LA SINDROME DELL’IMPERATORE
Il generale Errigo, nel frattempo, aveva deciso tutto da solo: dove vanno i rifiuti, come vanno chiamati i depositi, come si deve intendere il PAUR e pure che Columbra va benissimo
Ma il TAR lo ha rimandato a casa con una scrollata di toga:
“Non puoi sostituirti al Ministero. E no, nemmeno se sei un generale.”

LA BONIFICA È SALVA? NO. È SOLO IN PAUSA
Questa sentenza non risolve nulla.
Ma blocca un disastro annunciato. E costringe tutti a ricominciare dall’inizio. Con le carte in mano. Con le competenze vere. Con le regole rispettate.
Peccato che i veleni non aspettino. E nemmeno i cittadini.

LA BONIFICA COME METAFORA POLITICA
A Crotone, la bonifica è come la legalità: tutti la invocano, nessuno la applica.
Serviva il TAR per fermare l’ennesimo pasticcio istituzionale.
Ma servirà molto di più per fermare l’inquinamento del linguaggio, la tossicità dei rapporti istituzionali, e la discarica morale in cui è finita la città.
Nel frattempo, mentre ognuno aggiorna il proprio curriculum con la dicitura “vincitore del ricorso”, peggio ancora si usa la bonifica per la propria campagna elettorale.
i crotonesi continuano a respirare, a convivere con i tumori, le polveri, le promesse.
E aspettano che qualcuno, prima o poi, scavi davvero per bonificare — non per sotterrare la verità.
Questa ormai è una partita tra Eni e i cittadini crotonesi.
Sindaco, presidenti, governatori e associazioni sono gli sciacalli politici che strumentalizzano la bonifica in vista delle elezioni.
Oltre a qualche associazione politicizzata nessun amministratore — ente istituzionale — ha denunciato ENI per omessa bonifica perché si sa, a scrivere comunicati stampa non si fa male nessuno.
Fare giustizia e difendere cittadini da interessi strategici, invece è tutt’altra storia.