Crotone. L’accordo “fantasma” per la piscina: Rari Nantes dietrofront, Comune in ginocchio e i consiglieri chiedono la revoca

PISCINA OLIMPIONICA, L’ACCORDO FANTASMA: RARI NANTES FA DIETROFRONT, COMUNE IN GINOCCHIO E I CONSIGLIERI CHIEDONO LA REVOCA

Fonte: U’Ruccularu

A Crotone l’unico sport rimasto è quello dello scaricabarile.
Dopo mesi di mediazioni, carte, “valutazioni legali” e promesse infrante, l’impianto comunale resta chiuso agli atleti della Kroton Nuoto.
Il Comune tenta di mediare, la Rari Nantes comanda, i consiglieri si ribellano e il sindaco manda messaggi su WhatsApp.

L’ACCORDO CHE NON C’È
Sembrava fatta. Il 7 ottobre, alla presenza del sindaco Vincenzo Voce, dell’assessore Luca Bossi, del vicesindaco Sandro Cretella e del dirigente Francesco Marano, la Kroton Nuoto aveva accettato anche l’inaccettabile pur di far tornare i ragazzi in acqua.
Un accordo già formalizzato via PEC: la società, co-gestore dell’impianto e mandante dell’ATI, avrebbe dovuto pagare un corrispettivo alla Rari Nantes per poter accedere a un bene pubblico che gestisce di diritto.
Un “pedaggio” surreale, ma Kroton Nuoto aveva detto sì.
Poi, poche ore dopo, il colpo di scena: la Rari Nantes Auditore fa marcia indietro invocando “valutazioni legali” in un incontro riservato da cui l’altra parte era esclusa.
E così il sindaco, con un semplice messaggio WhatsApp, comunica la fine del tentativo di accordo.
Non un verbale, non un atto ufficiale. Un messaggio.
Così, con un clic, si è consumata la resa del Comune di Crotone.

IL COMUNICATO DELLA KROTON NUOTO
“È paradossale e inaccettabile che un’amministrazione pubblica si inchini alle valutazioni legali di un soggetto privato che gestisce un bene pubblico, rinunciando ai propri poteri di vigilanza e controllo”, scrive la società.
La Kroton Nuoto denuncia di essere fisicamente esclusa dall’impianto, pur restando vincolata a pagare le bollette e gli oneri di gestione che il dirigente Marano continua a richiedere via PEC.
Una situazione definita dalla società “umiliante e giuridicamente insostenibile”.
La Kroton Nuoto, ricordiamo, è mandante dell’ATI che ha in concessione la piscina e gode di pari diritti e doveri con la Rari Nantes.
Eppure, viene trattata come un corpo estraneo, mentre i ragazzi crotonesi devono allenarsi a Catanzaro.
“Continueremo a batterci in ogni sede – conclude la nota – per ripristinare legalità e rispetto.
Lo sport, i giovani e la città di Crotone meritano ben altro.”

I CONSIGLIERI ROMPONO IL SILENZIO
A mettere nero su bianco la vergogna è un gruppo trasversale di consiglieri comunali – Tesoriere, Marrelli, Familiari, Ioppoli, Giada Vrenna, Acri, Piero Vrenna e Mazzei – che hanno inviato una durissima nota al sindaco Voce, al segretario La Rocca, al vicesindaco Cretella e al dirigente Marano.
Le accuse sono pesanti:
Mancata consegna dei rendiconti degli anni 2022-2023-2024, nonostante ripetuti solleciti.
Situazione debitoria acclarata e piani di rientro non rispettati.
Gestione unilaterale da parte della Rari Nantes, in violazione del principio di parità tra mandante e mandataria.
Totale inerzia del Comune nell’esercitare il potere di vigilanza.
I consiglieri non usano giri di parole:
“È inconcepibile che un bene pubblico venga gestito in modo autonomo da un solo soggetto. Chiediamo all’amministrazione di valutare la revoca della concessione, essendo evidente la violazione degli impegni assunti.”
La lettera richiama anche l’intervento del Ministro dello Sport Andrea Abodi, già informato della vicenda e disposto a mediare.

IL PARADOSSO GIURIDICO
Oggi, a Crotone, esiste una sola certezza: la piscina olimpionica è gestita da chi non paga e chi paga non può gestire.
Un paradosso che fotografa meglio di qualunque editoriale lo stato della pubblica amministrazione locale.
Nel frattempo, il Comune continua a fare da spettatore, il dirigente Marano chiede PEC di pagamento, la Rari Nantes accumula debiti e la Kroton Nuoto viaggia 150 chilometri per allenarsi a Catanzaro.

I RAGAZZI SENZA VASCA
Novantuno tesserati agonisti, trenta esordienti, una comunità di genitori e tecnici lasciata allo sbando.
È la fotografia della stagione sportiva 2025-26.
La piscina olimpionica “Città di Crotone” resta chiusa per metà città, e il diritto allo sport viene trattato come una concessione da negoziare tra avvocati.
“Avevamo accettato anche l’accordo umiliante pur di farli tornare in acqua”, scrive il tecnico Roberto Fantasia. “Ma a Crotone lo sport vale meno di una PEC.”

TARIFFE CALMIERATE
Intanto però dopo la presa di posizione dei consiglieri, una pezza a colori proviene dall’assessore anche se non basta a dissipare il contenzioso:
“Quello che non è stato possibile ottenere con l’incontro promosso dal Sindaco nei giorni scorsi, con la retromarcia dell’Auditore dopo un primo incoraggiante accordo –riporta l’assessore allo sport– l’abbiamo imposto come tariffario visto che è una competenza di giunta comunale.
La legge dice che le tariffe dei servizi, tra cui anche gli impianti sportivi, sono di competenza della giunta comunale.
Abbiamo calmierato queste quote-tariffe per andare incontro alle esigenze degli atleti agonisti che frequentano la piscina affiliati Fin”.
Insomma non una revoca ma un obbligo oggettivo che sembra più un dribbling per non prendere una vera posizione.

LA DOMANDA FINALE
Perché un’amministrazione comunale rinuncia ai propri poteri davanti a un concessionario inadempiente?
Perché nessuno verifica i bilanci e le relazioni d’obbligo?
Fino a quando i ragazzi dovranno pagare le conseguenze di un sistema amministrativo che non tutela né i valori sportivi né la dignità?
Ma soprattutto: quant’è sottile il confine tra ciò che è lecito in questa storia e ciò che non è lecito?
Perché i protagonisti in questa vicenda stanno diventando gli avvocati?
E quanto è distante il consiglio comunale e giunta in questa vicenda? Visto che finanche i consiglieri di maggioranza e opposizione si sono coalizzati su un fronte unico?
La risposta, al momento, è quella di sempre: un messaggio su WhatsApp.