Crotone: Leila è morta a 18 anni, torturata e violentata in Libia (di Bruno Palermo)

di Bruno Palermo

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Questa è una storia brutta, bruttissima. Difficile da raccontare quanto anche solo da immaginare. Questa è la storia di Leila (nome volutamente di fantasia e capirete in seguito perché), ragazza somala di 18 anni, deceduta ieri (19 luglio) all’ospedale di Crotone, dove qualche giorno fa ha dato alla luce una bambina. Inseguiva il sogno di tutti: una vita migliore. Aveva lasciato la Somalia correndo incontro al vento del mare, ma ha trovato l’orrore, il terrore, il dolore. Leila è arrivata a Crotone il 28 giugno scorso a bordo della nave Bourbon Argos di Medici senza frontiere che, in diverse operazioni, aveva tratto in salvo 601 migranti al largo della Libia.

Leila è incinta al momento del suo arrivo, non sta bene e per questo viene trasportata all’ospedale di Crotone. Ha il tempo di raccontare che in Libia la sua giovane vita è stata squarciata e fatta a brandelli da belve, bestie, animali che l’hanno torturata e violentata ripetutamente.

Il suo giovane corpo e la sua giovane mente sono cancellate, deturpate dalla violenza barbara di uomini barbari. La Libia è stato il suo personalissimo inferno, dove ha bruciato per giorni, settimane, mesi senza che nessuno la potesse aiutare. Al suo arrivo a Crotone, riferiscono alcuni, il suo sguardo era sospeso nel vuoto. Avrebbe anche rifiutato il cibo, aggiunge una fonte, “perché voleva lasciarsi morire, insieme alla creatura che portava in grembo”, probabilmente frutto di quelle violenze inaudite.

Leila è morta nel reparto di Rianimazione, dove era arrivata da due giorni, dopo aver partorito con un taglio cesareo. Leila è stata distrutta nel corpo e nell’anima dalle bestie che in Libia le hanno inferto dolori inenarrabili.

Il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Gaetano Bono, ha disposto l’autopsia per stabilire le cause della morte e, contestualmente, ha fatto sequestrare la cartella clinica e affidato le indagini alla Squadra Mobile della Questura di Crotone. Sarà l’autopsia, che sarà eseguita domani nella camera mortuaria dell’obitorio di Crotone, a dire come è morta Leila, 18 anni, ragazza somala che inseguiva il suo sogno attraverso il vento. Subito dopo l’autopsia saranno fissati giorno e ora dei funerali di Leila, siamo sicuri che i crotonesi non lasceranno da sola Leila in questo suo ultimo viaggio terreno. Siamo sicuri che molti crotonesi vorranno essere  presenti alle esequie di Leila, accompagnandola come se fosse una di famiglia.

Poi vorrei rivolgermi alle signore e ai signori che si riempiono la bocca di paroloni e manifestano contro l’accoglienza dei migranti. Ai vari sindaci del Cosentino, per esempio, ma anche al signor Salvini e a tutti i suoi lacché da Nord a Sud. Quando vi verranno in testa frasi del tipo “aiutiamoli a casa loro” o “qui i negri non li vogliamo”, oppure quando decidete di scendere in piazza perché 15-20 ragazzi vengono ospitati momentaneamente in un albergo del vostro piccolissimo paesello, di cui forse nemmeno Dio conosce l’esistenza, bene, quando avrete tutte queste fantasie, stampatevi in testa il nome di Leila, la sua storia, la storia di chissà quante altre Leila o di chissà quanti altri ragazzini somali, afgani, curdi, siriani, etiopi, eritrei ecc. ecc. che inseguendo quel vento di bellezza e libertà sono stati massacrati e torturati.