Crotone. Piscine sorelle, la Finanza si tuffa (anche) nella piscina olimpionica

PISCINE SORELLE: LA FINANZA SI TUFFA (ANCHE) NELLA PISCINA OLIMPIONICA DI CROTONE

Fonte: U’Ruccularu

Tra carte che nuotano, presunte dimissioni misteriose e una lettera “scomparsa” ai piani alti del Comune.
Non solo a Luglio ma a quanto pare La Gdf ha fatto più volte incursione negli uffici pubblici.
La Guardia di Finanza ha bussato anzi, si è tuffata negli uffici comunali in momenti diversi per acquisire documenti legati alla piscina olimpionica comunale, la struttura simbolo di salute e benessere cittadino oggi divenuta sinonimo di caos amministrativo, contenziosi grotteschi e dispute istituzionali.
Una vicenda che mescola accuse reciproche, atti gravi e persino la presa di posizione “muscolare” del ministro dello Sport.
Secondo quanto trapela da fonti locali, gli uomini delle Fiamme Gialle avrebbero acquisito fascicoli, determine e contratti relativi alla gestione e ai lavori di manutenzione e riqualificazione della piscina.
La scena, raccontano testimoni, avrebbe avuto il sapore del grottesco: faldoni che scorrevano come corsie d’acqua, firme che galleggiavano tra i registri e addetti improvvisamente ammutoliti davanti alle domande.
Un nuovo tuffo nell’inchiesta che riporta alla memoria l’intervento estivo della stessa Guardia di Finanza, quando furono sequestrati atti non solo al Comune di Crotone ma anche in Provincia e a Cirò Marina, nell’ambito di un’indagine più ampia sugli affidamenti e le opere pubbliche collegate ai fondi PNRR.

IL RETROSCENA: LA LETTERA CHE NON SI DOVEVA TROVARE
È proprio da quell’intervento che, secondo voci di corridoio, emerge un dettaglio inquietante.
Si mormora infatti,senza conferme ufficiali che ai piani superiori del Palazzo Comunale esistesse una lettera riservata, redatta qualche giorno prima del blitz del 22 luglio.
Il documento, attribuito a un addetto ai lavori di progettazione ed esecuzione (non è chiaro se si tratti di un dirigente, un funzionario o un tecnico esterno), conteneva una formale rinuncia a qualsiasi coinvolgimento nella prosecuzione dei lavori della piscina ex Coni.
Le motivazioni, tutt’altro che banali, richiamavano preoccupazioni per presunte irregolarità nella gestione e nell’esecuzione del progetto: il firmatario avrebbe dichiarato di non voler “correre rischi” nel caso in cui l’autorità giudiziaria avesse deciso di approfondire e di accertare eventuali condotte non regolari.
E infatti, pochi giorni dopo, l’approfondimento arrivò davvero.
Nel luglio 2025 la Guardia di Finanza acquisì le carte relative alla piscina, portando via faldoni interi dai cassetti comunali.

Secondo le stesse indiscrezioni, in quella frenetica mattina qualcuno avrebbe tentato di far sparire proprio quella lettera prima che finisse nelle mani degli inquirenti.
Di questo carteggio interno, dicono i “presunti ben informati”, le Fiamme Gialle sarebbero state avvertite appositamente, segno che la questione non era affatto marginale.
Ma su questo punto va fatta chiarezza: se davvero non dovessero emergere illeciti, ci troveremmo di fronte a un caso emblematico di ciò che il procuratore Guarascio (e prima di lui Gratteri) hanno definito “reato spia” cioè una fattispecie minore che, una volta abrogata (come nel caso dell’abuso d’ufficio), rende oggi più difficile per le procure individuare reati più gravi e articolati.

Un paradosso che pesa anche su questa inchiesta, soprattutto se si considera che il governo di cui Enzo Voce tenta di essere espressione sul territorio è lo stesso che queste riforme le ha fortemente volute, vista la vicinanza del sindaco con Forza Italia. Ricordiamo che FI è stato uno estremo sostenitore della depenalizzazione del abuso di ufficio.

TRA EGO, AMIANTO E CONTI CHE NON TORNANO
Nel frattempo il sindaco abbracciato al suo eterno “tutto sotto controllo”, continua a garantire che “va tutto bene”.
E mentre plaude proprio alle fiamme Gialle per l’operazione “Cassandra” di qualche ora fà è bene ricordare che sono passati quasi un paio di anni dalla demolizione della piscina comunale ex Coni presentata all’epoca come una rinascita sportiva “in meno di un anno”, l’opera è ancora avvolta da ombre contabili e tecniche.
La città assiste attonita a un copione tragicomico, mentre il cantiere resta un deserto di cemento e amianto a cielo aperto, esposto a ogni tipo di intemperie.
Nel frattempo, negli uffici, chi si sta occupando della piscina pare si sia ritrovato improvvisamente a dover spiegare il flusso documentale richiesto dalla Guardia di Finanza, mentre tra i corridoi del Comune si rincorrono nomi, incarichi e firme.
Le irregolarità contestate, o ipotizzate, riguarderebbero appalti, affidamenti e contratti di gestione: un intreccio di carte e responsabilità dove, più che nuotare, si rischia di affogare.

INFINE UNA DOMANDA PIÙ CHE MAI LECITA:
All’inizio di questa storia a firmare come responsabile del procedimento c’era la dirigente Caroli che oltretutto figura anche nel cartellone, ormai anacronistico, dei lavori della piscina CONI.
Ma ora che la Caroli non c’è più da diverso tempo, quale dirigente ha preso questo incarico?
Come si sta districando?
Ma soprattutto come sta gestendo una pratica così ostica che corre sul filo del rasoio ereditata dall’oggi al domani?

LA CITTÀ E LA BEFFA
Per i cittadini crotonesi, che sognavano una città sportiva e trasparente, tutto questo ha il sapore della beffa.
Crotone, che ancora attende (almeno) una piscina funzionante, si ritrova a osservare l’ennesimo spettacolo di politica autoreferenziale, burocrazia opaca e sospetti amministrativi.
Il “Watergate del nuoto” come qualcuno ha già ribattezzato la vicenda sembra l’emblema di un sistema in cui ogni progetto pubblico finisce in apnea tra sospetti, inchieste e dichiarazioni autoassolutorie.
Intanto, nel silenzio delle corsie ancora vuote, le uniche onde che si muovono sono quelle dei faldoni.
E a Crotone, ormai, anche i documenti nuotano più dei ragazzi.