PNRR e Paradossi a Sud: Asili vuoti in una terra senza bambini
Crotone – Una notizia ufficiale sul sito del Comune annuncia, con tono trionfale, la realizzazione di tre nuovi spazi educativi per la prima infanzia grazie ai fondi del PNRR, di cui due a Crotone e uno a Papanice(per la gioia del funzionario di governo).
Una notizia che in un contesto normale sarebbe motivo di orgoglio.
Ma a un mesetto prima, l’ISTAT pubblica un report che suona come una doccia fredda: la Calabria ha toccato un nuovo record di denatalità, con Crotone tra le province più colpite dal crollo demografico. Meno bambini, meno residenti, e un futuro sempre più incerto.
E allora la domanda è inevitabile: per chi stiamo costruendo gli asili?
Una regione che invecchia, un piano che non guarda in faccia la realtà
Nel 2024 la Calabria ha perso oltre 8.000 residenti, registrato un tasso di fecondità tra i più bassi d’Italia e un’età media in costante crescita. Crotone, tra le città più giovani della regione, non è affatto esente da questo processo: solo -0,5% di popolazione residente in un anno, certo, ma con un dato che maschera l’emorragia giovanile e un’economia ormai piegata. Nel mentre, si stanziano milioni per strutture educative destinate a ospitare bambini che semplicemente non nascono.
Ecco il paradosso: si progettano asili per un futuro che le famiglie non riescono più a costruire. Mancano lavoro, servizi, prospettive. Ma si spendono milioni per realizzare l’involucro del welfare senza curarsi del contenuto.
Chi ci guadagna davvero: il partito del cemento
In fondo, a guadagnarci davvero da questa stagione di investimenti pubblici non saranno né le famiglie né i bambini che non nascono. A incassare saranno, come sempre, i costruttori. E a Crotone, il “capitolo costruttori” non è mai secondario: tra PNRR, Agenda Urbana e il fantasmatico progetto Antica Kroton, si sta delineando una filiera edilizia ricca e articolata, perfettamente sincronizzata con l’arrivo della campagna elettorale.
Non è un caso che proprio ora fiocchino bandi, appalti, cantieri e annunci: il settore edilizio è da sempre termometro e motore della politica clientelare locale. Mentre la città si svuota, si costruisce. Non per rispondere a un bisogno, ma per alimentare una macchina economica che ha bisogno di girare, di assegnare lavori, smuovere voti, distribuire dividendi elettorali.
Il rischio è che il PNRR, anziché essere un’occasione per rigenerare il tessuto sociale, diventi un gigantesco bancomat pubblico a uso e consumo di interessi consolidati, mentre il Sud affonda in un deserto demografico e occupazionale.
Una politica da rendiconto, non da visione
Questo è il vero dramma: i fondi ci sono, ma la visione manca. I Comuni fanno bandi, eseguono progetti, presentano rendicontazioni. Ma tutto resta in superficie. Nessuno si chiede come trasformare queste strutture in leve di cambiamento. E così il PNRR diventa una scenografia di plastica, dove si investe nella “bellezza dei servizi” ma si ignora la desolazione del contesto.
Una Calabria senza figli, senza futuro, ma con l’asilo nuovo
Spendere milioni per costruire strutture che resteranno vuote è l’immagine plastica di una politica scollegata dalla realtà, utile a spuntare caselle nei report ministeriali ma inutile per fermare l’estinzione lenta e silenziosa del Sud.
È il caso di dirlo: un nido costruito nel deserto è solo un miraggio.