Crotone. Quando il Comune c’è solo per il nastro. Cronaca di un centro storico usato come scenografia e abbandonato quando sanguina

Quando il Comune c’è solo per il nastro
Cronaca di un centro storico usato come scenografia e abbandonato quando sanguina

Fonte: U’Ruccularu 

Nel centro storico di Crotone convivono due città che non si parlano.
Una vive nei comunicati, nelle inaugurazioni, nelle foto istituzionali scattate nei vicoli “riqualificati”.
L’altra abita davvero quei vicoli, li attraversa di notte, li conosce quando diventano bui, silenziosi, pericolosi.
È la città dei residenti, dei volontari, delle colonie feline, dei cani lasciati liberi, delle segnalazioni ripetute e ignorate.
I due gatti sgozzati non sono un episodio isolato. Sono un punto di rottura dopo diversi episodi. Un segnale che arriva dopo anni di sottovalutazione, di assenza, di rinvii.
Non è solo violenza sugli animali.
È la manifestazione più cruda di un degrado che riguarda la sicurezza urbana e la perdita di controllo del territorio.

Eppure, di fronte a questo orrore, dal Comune di Crotone non è arrivata alcuna risposta immediata, nessuna presa di posizione forte, nessun segnale pubblico capace di rassicurare una comunità scossa.
Nel vuoto istituzionale si sono mossi, ancora una volta, i cittadini.
Il Comitato Centro Storico ha fatto ciò che l’amministrazione avrebbe dovuto fare da tempo: chiedere un confronto diretto con la Questura di Crotone, riportando la questione della sicurezza dove dovrebbe stare, fuori dalla retorica e dentro la realtà quotidiana dei vicoli.
E mentre il Comune taceva, arrivava un gesto semplice e concreto: una cuccia donata alla colonia felina del centro storico.
Un atto piccolo solo in apparenza, perché nella sua semplicità racconta una verità scomoda.
Quando le istituzioni non governano, i cittadini suppliscono.
E questo non è un merito della politica, ma la sua più evidente sconfitta.
Il centro storico di Crotone non è nuovo a questa dinamica.
È già successo, succede ancora.
E il simbolo più chiaro di questa doppia faccia istituzionale ha un nome preciso: Vicolo Musetta.

Un angolo della città antica diventato improvvisamente centrale quando c’è stato da inaugurare, da tagliare un nastro, da raccontare una rinascita.
In quell’occasione l’amministrazione era presente, compatta, sorridente, pronta a trasformare un intervento urbanistico in un racconto politico.
Ma Vicolo Musetta non è solo una scenografia.
È un vicolo abitato, attraversato da colonie feline, esposto alle stesse criticità di sicurezza che affliggono tutto il centro storico.
Di giorno può sembrare ordinato, sistemato, “riqualificato”.

Di notte torna a essere ciò che è sempre stato: un luogo fragile, senza presidio costante, senza controllo, lasciato alla buona volontà di chi ci vive.
Ed è qui che la contraddizione diventa impossibile da nascondere.
L’amministrazione c’è quando c’è da raccontare, scompare quando c’è da governare.
Negli anni, animali e centro storico sono stati spesso utilizzati come cornice emotiva.
Gatti e cani evocati come simboli di cura, di attenzione, di umanità.
Una narrazione comoda, utile, spendibile.
Ma quando quegli stessi animali diventano il segnale di un problema reale, quando emergono violenza, pericolo e illegalità, allora smettono di essere utili alla comunicazione.
E insieme a loro spariscono le istituzioni.
Governare una città non significa scegliere quando esserci.
Significa esserci soprattutto quando è difficile.
Significa garantire sicurezza, regole, prevenzione, tutela degli animali e dei cittadini.
Significa assumersi responsabilità anche quando non ci sono foto da scattare.

Il sindaco Enzo Voce e la sua amministrazione continuano invece a muoversi su un confine ambiguo, separando la Crotone da vetrina dalla Crotone reale.
Vedi l’esempio pratico dell’oasi canina: bistrattata da sempre, presidiata nel momento del taglio del nastro.
Ma quella reale non può più essere ignorata.
È fatta di vicoli come Musetta, di colonie feline lasciate senza protezione, di residenti che chiedono sicurezza e ricevono silenzio.
I gatti sgozzati non sono una parentesi.
Sono il conto che arriva dopo anni di presenza scenica e assenza sostanziale.
Nel centro storico di Crotone oggi la regola è chiara.
Quando c’è da tagliare un nastro, il Comune arriva.
Quando c’è da affrontare un problema, il Comune scompare.
E questa volta, nei vicoli, non è rimasta una metafora.
È rimasto il sangue, ancora una volta.