Crotone. Raid al centro Noemi: tanti danni. La cooperativa: adesso abbiamo bisogno noi di aiuto

CROTONE – Ignoti nella notte tra il 17 e 18 novembre sono penetrati nella sede della cooperativa Noemi in via Giovanni Paolo II forzando la porta di ingresso. Tanti i danni causati all’interno della sede. Gli operatori del Centro Noemi stanno verificando i danni e facendo l’inventario per capire se è stata rubata qualcosa. Il danno materiale appare molto consistente tanto che nella serata la Cooperativa sulla sua pagina facebook ha pubblicato un video appello nel quale suor Michele Marchetti e la presidente Barbara Scarriglia chiedono aiuto concreto.

“Il danno è enorme – dicono suor Michela Barbara Scarriglia – in un momento in cui la nostra cooperativa pur continuando a resistere accando a chi ha bisogno sta vivendo un momento di grossa fatica. Ma continuiamo ad esserci per e con il nostro territorio e insieme a tutte quelle realtà che come noi lavorano ogni giorno per il bene e la tutela dei diritti fondamentali delle persone. Grazie per la solidarietà. Di solito siamo noi che aiutiamo, adesso vi chiediamo di sostenerci”. Se si vuole aiutare anche con una piccola donazione, si può effettuare un bonifico all’IBAN IT14Y0306909606100000017046.

Diverse le espressioni di solidarietà e vicinanza da parte delle istituzioni. Speriamo che qualcuno esprima la sua vicinanza anche in modo più concreto.

La Cooperativa nasce da un gruppo di volontari, appartenenti alla Parrocchia S. Cuore in Crotone, accompagnato sin dagli inizi, dalla Congregazione delle Suore della Divina Volontà – Comunità di Crotone. La cooperativa Noemi opera negli ambiti che riguardano i minori, le donne e le famiglie ed ha come settori di riferimento l’accoglienza non-residenziale, il sostegno, l’accompagnamento, la prevenzione, la promozione, la formazione e l’orientamento. Il percorso insieme si concretizza nel 1997 con l’apertura del Centro “Noemi”, da una intuizione iniziale, che affonda le sue radici nella fede cristiana, nel tentativo di coniugare e far convergere la vita e la fede, come normalità di vita al servizio degli “ultimi” e dei “piccoli”