“Crotone. Sospensione ordinanza Errigo: ritardo volontario e pilotato causa… elezioni”

dalla pagina FB ‘U Ruccularu

REPLICA ALLA COMUNICAZIONE DI REGIONE, PROVINCIA E COMUNE SULLA SOSPENSIONE DELL’ORDINANZA DEL COMMISSARIO ERRIGO DISPOSTA DAL TAR

La comunicazione in oggetto, sebbene si presenti con il linguaggio burocratico tipico delle comunicazioni istituzionali, cela in realtà una strategia politica dalla tempistica sospetta e palesemente inopportuna per l’emergenza ambientale di Crotone.
Analizzando attentamente le dichiarazioni e le tempistiche, si possono evidenziare alcuni elementi critici che rafforzano l’ipotesi che Roberto Occhiuto, Sergio Ferrari e Vincenzo Voce stiano deliberatamente ritardando l’avvio della bonifica fino al termine delle elezioni amministrative del 2026.

Ritardo Strategico e Tempismo Elettorale
1. “Il massimo che si potesse ottenere in questa fase”:
La dichiarazione del sindaco e del presidente della Provincia appare come una dichiarazione trionfante in una fase in cui, invece di accelerare i lavori necessari per una bonifica urgente, si decide di sospendere qualsiasi attività effettiva fino a un giudizio ulteriormente posticipato.
Questa scelta, nella misura in cui coincide con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, lascia intravedere che la volontà di procedere con scavi e interventi di bonifica sia subordinata a esigenze politiche piuttosto che a criteri tecnici o ambientali.

2. Ringraziamenti troppo entusiastici al “continuo sostegno” di Roberto Occhiuto:
L’enfasi posta sul “sostegno continuo” della Regione, espresso con gratitudine e in maniera quasi celebrativa, suggerisce un’alleanza politica in cui le priorità governative potrebbero essere distorte.
Se l’interesse primario fosse la tutela immediata della salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente, ogni ritardo sarebbe indesiderabile e giustificato esclusivamente da esigenze tecniche documentabili.
Al contrario, qui il linguaggio enfatizza la sinergia istituzionale in una fase in cui il mancato avvio delle operazioni di bonifica continua a lasciare il territorio esposto a rischi ambientali e sanitari.

3. La sospensione dell’ordinanza e il rinvio delle attività operative:
Il rinvio all’udienza del TAR, annunciato come “massimo” ottenuto in questa fase, non si configura come uno strumento finalizzato a garantire il rispetto delle normative ambientali, ma parrebbe piuttosto essere una giustificazione per posticipare ulteriormente interventi che sarebbero stati decisivi per la sicurezza e la salute pubblica.
Tale rimando temporale sembra allinearsi con interessi a breve termine, dove il peso delle responsabilità viene trasferito al “contraddittorio delle parti” in una fase posticipata, quando la pressione elettorale potrebbe essere minore o modificata dalle nuove configurazioni politiche.

Implicazioni sullo Smaltimento dei Rifiuti, Sovreco e le Norme Europee
Il nucleo critico di questa strategia risiede nella gestione del conferimento dei rifiuti pericolosi.
La decisione di non procedere immediatamente con lo smaltimento nella discarica di Sovreco, pur essendo l’unica struttura attrezzata per ricevere tali materiali, non è spiegata da motivazioni di sicurezza o tecniche.
Al contrario, si evince che tale scelta sia dettata dalla necessità di evitare l’immediata attivazione di un processo che potrebbe rivelarsi impopolare e politicamente dannoso nel breve termine.

A rendere ancora più sospetto questo ritardo è la coincidenza con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sul trattamento transfrontaliero dei rifiuti, che dal 2026 impedirà di esportare all’estero materiali pericolosi per lo smaltimento, ponendo un freno definitivo a una prassi consolidata in Italia.
Di fatto, con l’avvicinarsi della scadenza elettorale, si avvicina anche il termine ultimo entro cui si potrà portare materiale inquinante fuori dai confini nazionali.
Dopo quella data, i rifiuti dovranno necessariamente essere trattati in loco, e quindi molto probabilmente conferiti proprio nella discarica Sovreco.

In sintesi:
La critica che si può porre alla narrativa è duplice. Da un lato, c’è una evidente mancanza di urgenza per risolvere un problema ambientale che da decenni affligge il territorio crotonese, e dall’altro vi è una strategia politica che mira a dilatare il processo di bonifica fino al termine delle elezioni del 2026.

Tali scelte, lungi dall’essere motivate da una concreta volontà di rigenerazione e tutela del territorio, appaiono come il risultato di una logica strumentale di governo, in cui la gestione delle emergenze ambientali si sottomette a dinamiche di consenso e alleanze istituzionali.
In definitiva, la sospensione dell’ordinanza e il successivo rinvio dei lavori di bonifica non risolvono il problema concreto dei rifiuti pericolosi, ma sembrano essere una soluzione tampone, politica e strategicamente ad libitum.
L’allineamento tra la scadenza elettorale e la stretta europea sulle esportazioni di rifiuti rende evidente che, una volta superato il 2026, non ci saranno alternative praticabili se non il conferimento dei rifiuti nella discarica di Sovreco.
Questo rafforza l’ipotesi di un ritardo volontario e pilotato, che lascia intatto il problema ambientale e perpetua una gestione emergenziale e opaca a danno della popolazione locale.