Crotone. Sport, politica, media e atti gravi nella città del silenzio

SPORT, POLITICA, STAMPA E ATTI GRAVI NELLA CITTÀ DEL SILENZIO

Fonte: U’Ruccularu

La piscina olimpionica comunale non è più solo una questione sportiva.
È diventata il simbolo di un’intera città che si specchia nelle proprie contraddizioni: sport trasformato in business, politica ridotta a propaganda, stampa accomodata e cittadini lasciati soli, spesso ostaggi e che non sanno a chi rivolgersi.
L’ultimo episodio risale a sabato 21 settembre: la Kroton Nuoto ASD ha denunciato un atto vandalico contro il dirigente e tecnico Roberto Fantasia, già vittima nel 2022 di un grave atto, quando la sua automobile fu incendiata sotto casa.
Un segnale inquietante che intreccia lo sport con un clima di paura, lontanissimo dai valori educativi che dovrebbe incarnare.

LA PIAZZA CHE CONTESTA I COMIZI
Il nodo della piscina è esploso in piena campagna elettorale.
In Piazza della Resistenza, mentre il sindaco Vincenzo Voce, il presidente della Provincia Sergio Ferrari e il governatore Roberto Occhiuto parlavano di sviluppo e crescita, a pochi metri dal palco i ragazzi della Kroton Nuoto protestavano con i genitori.
Cartelli, voci incrinate e una domanda semplice sul perchè dovranno passare un inverno ad allenarsi altrove e non in via Giovanni Paolo II.
Un grido che vale più di mille slogan elettorali. Ma le risposte sono state vaghe.
Occhiuto ha liquidato le mamme con un: «Mi informerò»
Ferrari addirittura non ha avuto alcun interesse a spendere neanche una parola di solidarietà.

VOCE VERSIONE PONZIO PILATO
Il sindaco Voce ha preferito il ruolo di Ponzio Pilato. «È una questione privatistica, ci ho provato quattro volte ma litigano sempre».
Poi la ciliegina: «Anche una denuncia si può ritirare, se c’è volontà». Tutto indefinito e nel vago.
Eppure, nella stessa piazza, il sindaco ha ricordato di aver convocato più volte i dirigenti delle due società, anche in incontri riservati, cercando punti di incontro tra le due società.
Ma una ricostruzione che però non toglie il sospetto di una regia politica che preferisce lavarsene le mani piuttosto che imporre una soluzione.

BOSSI, TRA POST E AUTOASSOLUZIONI
Sul fronte istituzionale, anche l’assessore allo sport Luca Bossi è finito sotto i riflettori.
Prima ha difeso la linea del Comune sostenendo che si tratta di «una controversia tra privati» e che la politica ha fatto tutto il possibile.
Nel frattempo però ha affidato a Facebook un post dal tono filosofico che ha gettato ulteriormente benzina sul fuoco:
«L’odio è figlio della frustrazione. E il più delle volte tale sentimento si polarizza nei confronti di chi nel proprio lavoro ottiene quei risultati tanto ambiti e desiderati dall’odiatore di turno…»
Un testo che sembra più la difesa d’ufficio di un’amministrazione assediata dalle critiche che non sa dialogare con i cittadini che una riflessione sullo sport negato a decine di ragazzi.
Ma a fare da contraltare sono arrivate voci dalla città.

LA LETTERA: “IL CLIMA D’ODIO LO AVETE CREATO VOI”
Una lunga lettera firmata è arrivata in redazione: un atto d’accusa contro il sindaco e i suoi assessori.
«Peccato – scrive – che questo clima di odio sia stato creato proprio dal primo cittadino che, sin dai primi giorni del suo insediamento, ha apostrofato i cittadini con insulti come sciacalli e cani. E non possiamo dimenticare quando, in piena piazza e davanti ai bambini, ha chiamato coglione una persona colpevole solo di pensarla diversamente».
Il cittadino ricorda anche gli attacchi verbali contro consigliere comunali, «soprattutto donne, come la Giancotti e la Cantafora, bersaglio privilegiato delle sue invettive». E domanda: «Dov’era l’assessore Bossi quando tutto questo accadeva? Come mai nessuno ha mai preso le distanze da atteggiamenti tanto gravi e offensivi?».
Il sindaco, conclude, ha spesso dichiarato: «Io ho ragione e voi avete torto». E allora l’apertura al dialogo evocata dall’assessore resta pura retorica.

LA STAMPA CHE NON STAMPA
In questo clima pesa anche il ruolo del giornalismo locale. Nei commenti raccolti nel corso della vicenda spicca l’accusa verso i cosiddetti “giornalisti liberi”:
«Premi e vetrine, ma quando si tratta della piscina olimpionica o dello stadio del Crotone Calcio tacciono. È giornalismo o convenienza?».
E ancora: «Parlano di legalità ma, sul concreto, tacciono. Non hanno preso posizione ad esempio sul Crotone. E’ grave.»
Un’accusa durissima che riflette il malessere diffuso: mentre lo sport affonda, vi sarebbe la necessità di vere inchieste su quanto sta succedendo. A guadagnarne sarebbe solo la città.

DALLE CORSIE AL CLIMA DI PAURA
La piscina olimpionica è oggi un simbolo negativo: corsie chiuse, atleti in mare, famiglie esasperate. Ma ora c’è di più, come il fatto del terreno di coach Fantasia denunciato sulla pagina facebook della Kroton Nuoto.
E noi a questo punto ci chiediamo: dov’è il procuratore, dove il prefetto, dov’è il questore?
La Kroton Nuoto nel suo comunicato parla chiaro: «Chiediamo alle istituzioni competenti di fare chiarezza al più presto».
Il rischio è evidente: uno sport che dovrebbe educare i giovani viene trascinato in un clima che non gli appartiene.

LA CITTÀ DEL SILENZIO
In questa vicenda si intrecciano troppe ombre:
la politica che si lava le mani;
gli assessori che si autoassolvono parlando di odio e frustrazione;
i cittadini che denunciano un clima di violenza verbale e divisione;
la stampa che preferisce non disturbare;
atti che ledono non solo chi viene colpito ma l’intera città.
Il risultato è una città del silenzio, dove lo sport non è più diritto ma campo di battaglia. Nel silenzio.
E allora l’invito lo facciamo noi: se davvero la piscina olimpionica è un bene pubblico, l’amministrazione smetta di recitare la parte di Ponzio Pilato e assuma le proprie responsabilità.
Revocate la gestione. Restituite legalità. Restituite lo sport ai ragazzi