CROTONE – Un contratto che ci rende schiavi. Questo lo slogan più utilizzato nella manifestazione di protesta di circa 150 dipendenti della Network Contact di Crotone che, insieme ad altri 6000 lavoratori del settore dei contact center in outsourcing (Crm-Bpo) ieri hanno scioperato, sotto l’egida di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, contro la decisione delle aziende che fanno parte dell’associazione Assocontact di disdire il contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni per applicarne uno nuovo firmato da un unico sindacato, la Cisal, che non ha rappresentatività nel settore.
Un nuovo contratto di lavoro che è aspramente contestato dai sindacati federali secondo i quali vengono lesi i diritti dei lavoratori. Tra questi anche dei 233 che lavorano a Crotone con la Network Contact di proprietà di Lelio Borgherese, che è anche il presidente di Assocontact. Lavorano sulla commessa di Poste Italiane e sono passati, grazie alla clausola sociale, alla Network Contact dalla Abramo CC.
Il nuovo contratto
CROTONE, ASSOCONTACT CAMBIA IL CONTRATTO (https://www.iacchite.blog/calabria-call-center-assocontact-cambia-il-contratto-sindacati-protestano-i-diritti-dei-lavoratori-non-sono-in-vendita/)
Il nuovo contratto, già in vigore da giorno 1 febbraio, prevede tutta una serie di modifiche a danno dei lavoratori. La paga oraria viene ridotta da 9,91 euro a 8,61 euro; lo straordinario diventa obbligatorio pena sanzioni; il dipendente, anche quello part time, non può fare un secondo lavoro a meno che non sia concordato con l’azienda; i premi di produzione sono su base personale purché il dipendente autorizzi l’azienda a controllarlo da remoto; la malattia non viene pagata dopo il quarto giorno. Viene mantenuta la clausola sociale, ma a discrezione dell’impresa che può decidere chi assumere e chi no: per questo i sindacati la ritengono inapplicabile.
Sit in alla Prefettura
La manifestazione di protesta si è svolta davanti alla Prefettura di Crotone lunedì 3 febbraio, giorno di sciopero generale di tutti i 6.000 dipendenti delle aziende aderenti ad Assocontact, che hanno voluto far sentire la loro voce di lavoratori sfruttati anche davanti al Ministero del lavoro.
Una delegazione, composta dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, insieme con il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ed il presidente della provincia di Crotone, Sergio Ferrari, sono stati ricevuti dal prefetto Franca Ferraro alla quale hanno presentato un documento nel quale viene denunciato che il nuovo contratto al quale dovranno sottostare i dipendenti della network Connect prevede una “riduzione di diritti e salario con retribuzioni di 6,50 euro l’ora per i lavoratori con contratto di collaborazione, importo non dignitoso e inadeguato al costo della vita attuale, mentre per i lavoratori dipendenti prevede un recupero del potere d’acquisto del 3% nel prossimo triennio con l’inflazione che si attesta al 15% (ben 7 euro di aumento nella prima tranche)”.
Preoccupazioni
I pericoli sono una precarizzazione del lavoro, la dequalificazione del settore e il cosiddetto dumping: “L’unica reale motivazione per l’applicazione di questo CCNL ai lavoratori – spiegano i sindacati nel documento consegnato al prefetto – è la compressione di diritti e salari che consentirà di ottenere nell’immediato una riduzione del costo del lavoro di circa il 20% che passerà al 30% non appena sarà sottoscritto il rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni, consentendo alle aziende che lo hanno sottoscritto di partecipare pertanto a gare per l’assegnazione di future commesse di lavoro potendo fornire un ribasso importante dell’offerta a scapito dei lavoratori e delle aziende che al momento lo gestiscono, competendo ferocemente sulla compressione dei costi”.
Le richieste dei sindacati
Per questo le sigle sindacali ribadiscono la contrarietà a questo contratto firmato solo dalla Cisal: “Tale scelta – sottolineano – rappresenta un pericoloso passo indietro di vent’anni per il settore. Non si può accettare che il contenimento dei costi venga scaricato sulle spalle dei lavoratori, riducendone salario e diritti, mentre i committenti – privati e pubblici – continuano a beneficiare di extraprofitti e gare al massimo ribasso”. I sindacati chiedono: “L’intervento del Governo per il riconoscimento del CCNL delle Telecomunicazioni come unico contratto di riferimento per le attività del settore Crm/Bpo, come già richiesto al Ministero del Lavoro a marzo 2024; l’apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni competenti per garantire la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti; L’adozione di misure che impediscano l’applicazione di contratti peggiorativi in settori strategici per l’occupazione e lo sviluppo del nostro paese”. La Prefettura, a detta del presidente della provincia, Sergio Ferrari, a conclusione dell’incontro si è impegnata Provvederà a scrivere ai ministeri del lavoro e dell’interno, al committente ed al governatore per attenzionare quanto accade sul territorio crotonese riguardo la vertenza di carattere nazionale.
Poste italiane che fa?
Infine, considerato che la normativa vigente permette l’applicazione di questo contratto nonostante sia stato firmato da una sola sigla sindacale, l’obiettivo dei sindacati confederali sono i committenti. Nel caso dell’azienda crotonese si tratta di Poste Italiane per quale i dipendenti della Network Connect svolgono il servizio di consulenza per i clienti spid, servizi digitali e finanziari. Poste Italiane è partecipata dallo Stato e, anche per questo, dovrebbe garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. Su quanto sta accadendo, però, Poste Italiane ha mostrato indifferenza. Non una parola per tutelare i diritti dei ‘suoi’ lavoratori. A Poste Italiane i lavoratori ed i sindacati di Crotone chiedono di seguire l’esempio di Wind che ha tolto la commessa ad un’azienda siciliana che aveva annunciato di disdire il contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni. Avrà Poste Italiane questo coraggio di tutelare i diritti dei lavoratori ed evitare che vengano sfruttati per pagare meno la gestione della commessa? Fonte: Il Crotonese









