Le intercettazioni e le indagini hanno dimostrato «l’intervento» della cosca Pullano di Isola Capo Rizzuto «a sostegno» di Ottavio Tesoriere per la sua candidatura al Consiglio regionale, ad ottobre 2021, con la lista “Forza Azzurri” del governatore uscente Roberto Occhiuto.
Ne è convinto il giudice per le udienze preliminare di Catanzaro, Mario Santoemma. Che, nelle 357 pagine della sentenza del processo di rito abbreviato nato dall’inchiesta “Garbino”, ricostruisce il presunto accordo illecito che ci sarebbe stato tra l’ex consigliere regionale ed ex assessore comunale di Crotone con il clan dei Pullano in occasione della consultazione di quattro anni fa. Sebbene l’elezione di Tesoriere poi sfumò poiché ottenne solo 1.104 preferenze.
L’operazione “Garbino”, scattata il 3 ottobre 2023 con 11 fermi su disposizione della Dda di Catanzaro, sgominò l’ipotizzato gruppo ‘ndranghetistico dei Maesano-Pullano. Dopo gli arresti e le condanne scattati col blitz “Tusifone” del 2018, le cosche contigue ed alleate agli Arena-Nicocia di Isola avrebbero mantenuto il controllo del territorio a colpi di usura, estorsioni e traffico di droga e armi. E in questo paventato scenario criminale, rientra la vicenda giudiziaria del voto di scambio politico-mafioso tra Tesoriere ed i Piullano. Nell’ambito della quale, il 7 maggio scorso, il Gup ha inflitto 5 anni e 5 mesi di carcere al professionista tra le 15 condanne comminate a conclusione del primo grado.
“Vi è lo scambio di utilità – si legge nelle motivazioni – da parte di Tesoriere e dei Pullano consistenti nell’interessamento dell’avvocato ad un procedimento previdenziale al Tribunale di Crotone e nella campagna elettorale spesa dai Pullano. Il cui interessamento elettorale per Tesoriere – osserva il giudice – non si nutre né di una partecipazione ideologica, né di pregressa appartenenza politica, né di qualsiasi altra rete territoriale che non sia quella derivante dalla fama criminale”.
E ancora: il riferimento dei Pullano alla presunta vicinanza di Tesoriere alla nostra famiglia si affianca al fatto che un’altra famiglia mafiosa, quella dei “papaniciari” del boss Mico Megna, si trova a fianco dei Pullano nel sostenere la candidatura del legale. Ecco perché secondo il Gup queste affermazioni sono metodo mafioso espresso di raccolta dei voti… Infine, il Gup ha ritenuto fondata pure l’accusa a carico di Tesoriere che, sempre in occasione della Regionali del 2021, avrebbe promesso ad una donna un posto di lavoro per una persona a lei legata, a Calabria Verde o al Consorzio di Bonifica in cambio della concessione del voto. Fonte: Gazzetta del Sud









