Crozza-Minniti (Letta), la Meloni, Addis Abeba e Faccetta nera: “Ahò, ma quando glielo dici che sei dei nostri?”

Sono passati meno di cinque anni da quando il tormentone Crozza-Minniti stava contagiando gli italiani. La figura del ministro dell’Interno calabrese veniva sempre di più associata a quella di un fascista “mascherato” da ex comunista e Minniti, che non ha mai saputo raccontare una barzelletta ed è così triste che quando vuole fare il “simpatico” fa quasi tenerezza, provava con scarsissimo successo a calarsi nella parte. Nel senso che più parlava, più si capiva che di “comunista” non gli era rimasto più nulla. Più o meno quello che accade adesso con Enrico Letta. 

Il 23 settembre dell’anno del Signore 2017 Minniti aveva strizzato l’occhio al pubblico fascista della Meloni di Atreju (l’estrema destra della Leopolda, che è già di destra di suo, come sfotteva Crozza) quando ricordava che da sottosegretario alla presidenza del Consiglio gli fu assegnata la stanza con la scrivania di Mussolini e, da sottosegretario alla Difesa, quella di Balbo. Un inequivocabile segno del destino… E citava a memoria le frasi di Balbo (Chi vola vale; chi non vola non vale; chi vola e non vale è un vile: che tristezza!).

Quanto basta per ispirare al terribile Crozza una serie di battute al cianuro: “Non possiamo lasciare alla destra le filastrocche retoriche sul coraggio… E poi quando ho visto quella scrivania mi è venuta la pelle d’oca: e c’erano anche il busto di Galeazzo Ciano, il portagioie di Claretta Petacci dietro al comò di Farinacci e vicino al calendario di Badoglio… Il resto l’ho portato da casa!”.

Ormai irrefrenabile, Crozza-Minniti si era poi lanciato nell’insuperabile “Rapidi e invisibili partono i sommergibili” ma ha raggiunto l’apice quando aveva confidato alla spalla Andrea Zalone: “Ma cosa ci sarebbe di male nel riprendersi Addis Abeba?”. E giù risate, certo, ma anche un po’ di preoccupazione…

A questo punto, gran finale con la parodia di Faccetta nera cantata da Crozza-Minniti e anche qui una battuta perfetta come “… Non c’è più il duce, non c’è più il re ma per fortuna c’è un ministro come me…”. Perché non possiamo lasciare le “melodie commoventi” alla destra! E perché Minniti, a parole, cercherà anche di difendere i valori del comunismo con i quali si ispirò da giovane ma da adulto, nei fatti, ormai è diventato tale e quale ai fasci e la conclusione del comico genovese è mirabile. “Volete sapere cosa gli sta dicendo la Meloni in questa bellissima foto (che è la nostra copertina)? Ahò, ma quando glielo dici che sei dei nostri?”. Minniti è sparito dalla scena politica ormai da un po’, visto che s’è buttato nel business delle armi con “Leonardo”, quanto a Letta, vedrete che prima o poi lo dirà a tutti che fa parte della cricca di Giorgia…