Curia di Catanzaro, Bertolone rimuove don Giovanni Scarpino dalla carica di cancelliere

Non è certo la prima volta che trattiamo dei “panni sporchi” della chiesa catanzarese e dopo l’arrivo di ampi riscontri rispetto ai rapporti tra la chiesa e i colletti bianchi, finalmente – anche se on grave ritardo – registriamo anche il primo provvedimento del vescovo Bertolone, che proprio qualche ora fa ha reso noto di aver rimosso il cancelliere della Curia di Catanzaro, don Giovanni Scarpino, che ha ricoperto la carica negli ultimi anni e di aver nominato don Steven Achilihu, nigeriano di origine ed in arrivo da Simbario, comune in provincia di Vibo.

Il nome di don Giovanni Scarpino ormai era sempre più chiacchierato. Antonio Gallo alias il “principino”, figura-chiave dell’ultimo blitz di Gratteri, “Basso profilo”, aveva appoggi e amici anche fra preti e prelati. A Don Giovanni Scarpino, direttore della comunicazione della Conferenza episcopale calabrese oltre che cancelliere della curia di Catanzaro, e Marcello Froiio, parroco di Vallefiorita si rivolge in cerca di aiuto. E non certo spirituale. Teme che gli investigatori gli stiano con il fiato sul collo e cerca supporto e occhi, o meglio investigatori, indiscreti. Con don Scarpino il rapporto sembra consolidato, i due si vedono spesso a pranzo come in una gelateria a Roma.

È lì che Gallo si confessa. E don Scarpino subito lo rassicura raccontando un episodio che ha del tragicomico. “A questo qua – un sacerdote della diocesi di Catanzaro, don Nicola Rotundo – lo tartassavano…sono stati tre o quattro mesi là…chiusi…lui gli dava una stanzetta…quelli si chiudevano…no?…Lo abbiamo detto al Generale…il Vescovo…che era Ciliberti.. lo disse al Generale…vedi che questa è un’azienda perbene”. In realtà, si spiega nelle carte, l’imprenditore-sacerdote in questione – Rotundo Reti Sud – era imputato per scambio elettorale politico mafioso. “Sentire che il prelato aveva interessato un vescovo perché interpellasse un generale della Guardia di Finanza per intervenire sulla pattuglia – annotano gli investigatori – lascia quanto meno sbigottiti. Come sbigottiti lascia la facilità con cui gli indagati potevano avvicinare altri ufficiali della Gdf, da interpellare all’evenienza”.

Ma chi è questo sacerdote-imprenditore così influente da determinare l’intervento dell’ormai defunto (è morto nel 2017) vescovo di Catanzaro Ciliberti al Generale della Guardia di Finanza? Don Nicola Rotundo è un sacerdote della Diocesi di Catanzaro-Squillace, ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana in Roma ed è attualmente Docente Associato nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione S. Tommaso d’Aquino in Napoli e presso l’Istituto Teologico Calabro in Catanzaro.

Nicola Rotundo

Ma don Nicola Rotundo non si limita a questo e risulta anche membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Betania di Catanzaro e soprattutto responsabile import-export della Reti Sud srl. E qui qualcosa non deve avere funzionato se la Finanza si è interessata del sacerdote, che era finito in una storia assai pesante. Ma oggi sappiamo che qualcuno molto in alto aveva perorato la sua causa.