(NATASCIA RONCHETTI – Il Fatto Quotidiano) – Da domani gli over 50 che non sono vaccinati non potranno più recarsi al lavoro. Scatta infatti l’obbligo previsto dal decreto legge del 5 gennaio che impone a questa fascia di popolazione di dotarsi del Green pass rafforzato, rilasciato ha chi ha fatto la vaccinazione o è guarito dal Covid 19 da meno di sei mesi.
Al momento dell’entrata in vigore della normativa, il 7 gennaio, il provvedimento riguardava una platea di circa 2,3 milioni di persone. E come sappiamo la misura non ha innescato una corsa alle prime dosi. Dopo una iniziale fiammata, nella seconda settimana di gennaio, sono andate via via sempre più in diminuzione. Così oggi quella platea si è sì ridotta ma solo a poco più di 1,8 milioni di persone. Che prendendo in considerazione le persone potenzialmente ancora in attività, tra i 50 e i 69 anni, scende a oltre 1,3 milioni, delle quali 870 mila tra i 50 e i 59 e circa 486 mila tra i 60 e i 69. Realisticamente potrebbero essere circa un milione quindi gli italiani che adesso vanno incontro alla sospensione (anche della retribuzione), fatta salva la conservazione del posto di lavoro. Prospettiva che, come dichiarato in più occasioni dai sindacati, allarma soprattutto le piccole e medie imprese, preoccupate per la continuità produttiva.
Ma è davvero ancora necessario il certificato verde rafforzato? Ieri, ospite di Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più” (Rai 3), il ministro della Salute Roberto Speranza lo ha difeso, così come ha difeso l’obbligo vaccinale per gli over 50. “Abbiamo bisogno di cautela – ha detto – perché siamo ancora in fase pandemica. Certo, va molto meglio, come in tutti i Paesi Ue. Ma solo grazie ai vaccini il numero di casi senza precedenti provocato dall’ondata Omicron non si è trasformato nei tassi di ospedalizzazione che abbiamo avuto in precedenza. Siamo in una fase di transizione, non ne siamo ancora fuori. Io guardo all’interesse del Paese, a cosa avviene negli ospedali. L’obbligo per gli over 50 ci permette di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi”.
Riavvolgiamo il nastro. È vero che l’ondata della variante Omicron, particolarmente contagiosa, ha determinato un altissimo numero di infettati, raggiungendo il picco di più di 2,7 milioni di contagiati nella seconda metà di gennaio (ed è anche vero che solo la vaccinazione di massa ha permesso di contenere drasticamente le forme gravi e i ricoveri in terapia intensiva). Fino ad allora, a partire dal primo giorno dell’anno, i nuovi casi erano aumentati in maniera esponenziale, a un ritmo di decine di migliaia di infettati al giorno. Poi, però, nel corso delle ultime tre settimane sono diminuiti progressivamente. E c’è anche l’altra faccia della medaglia. Il numero dei guariti, che hanno sviluppato una immunità naturale al virus, ha avuto di conseguenza una forte impennata, raddoppiando in un mese e mezzo: sempre il primo dell’anno erano 5,1 milioni, il 12 febbraio erano già saliti a quota 10,2. Il sistema del Green pass, a conti fatti, ha contribuito in maniera limitata a contenere la diffusione dell’epidemia.
È importante fare il confronto con altri Paesi europei. Il Portogallo e la Spagna, per esempio, che hanno raggiunto una percentuale molto alta di vaccinati in rapporto al totale della popolazione (il Portogallo ha toccato il 95,1%, la Spagna ha superato l’82%): entrambi non hanno mai adottato il sistema del certificato verde. Eppure il Portogallo, anche nel momento della massima diffusione di Omicron nel Paese, alla fine di gennaio, non ha mai superato il tetto dei 60 mila nuovi casi al giorno, mentre la Spagna ha avuto in andamento pressoché simile a quello dell’Italia. Occorre ricordare anche il Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha abbandonato le normative anti Covid, a partire dal pass rafforzato, dal 26 gennaio scorso. A sua volta Israele dal 4 febbraio ha allentato le misure restrittive: il certificato verde non è più richiesto per accedere a ristoranti, cinema, teatri, palestre. Svolta che era già stata annunciata il 19 gennaio dall’immunologo Cyrille Cohen, consulente per le vaccinazioni del ministero della Salute israeliano: “Il passaporto vaccinale nell’era Omicron non è più rilevante e dovrà essere eliminato”.