Da Jova a Muccino: fenomenologia della provincia. Stiamo tornando a Peppe Nostro… (di Gioacchino Criaco)

Da Jova a Muccino, fenomenologia della provincia

di Gioacchino Criaco

Muccino, la povera Santelli, se l’erano giocata male nello, stroncato, spot sulla Calabria. Si fossero limitati a un paio di scatti o clip, con Raoul o Rocìo che strillavano le bellezze di San Nicola Arcella, Rocca Imperiale, Tropea, avrebbero avuto l’apprezzamento, a valanga, dei calabresi; il fatto di presentare, contestualmente, il video intonso di coppole e ciuchi, compromise, subito, tutto. L’operazione fu bocciata, com’era giusto, ma se il contenuto fosse stato posticipato, inizialmente le cose sarebbero andate diversamente. Col video di Jovanotti si lanciano strilli, foto, clip, il video arriverà dopo, e quando ci sarà si potranno trarre giudizi sul contenuto, sulla sua efficacia, e comunque tutto sarà diverso perché il video non è uno spot, è un filmato privato di promozione di un brano di Jovanotti, non una campagna pubblicitaria, né l’artista è un testimonial ufficiale. I calabresi, giustamente, sono stati felici, per le immagini e le parole di Jova, non esserlo significherebbe essere in malafede. Al di là di una legittima, giusta, soddisfazione, c’è poco altro e, l’altro, più che a vantaggio della Calabria, va a favore dei protagonisti: i produttori dell’artista hanno avuto il vantaggio di un sostegno finanziario per realizzare il video, da parte della film commission calabrese. La film commission, l’assessorato, la regione, hanno riportato un apprezzamento considerevole da parte dei calabresi. Commenti entusiastici e articoli su articoli per l’evento.

Quanto basta perché i protagonisti istituzionali si intestino un successo. E lo è, certo. Ma lo è soprattutto per la comunicazione interna, per il ritorno d’immagine alla politica entro i confini calabresi. L’evento è virale sui social, ma è molto concentrato sui navigatori calabresi. Gli articoli sono delle testate calabresi. Fuori della Calabria l’eco non è praticamente giunto, come è normale che sia, per quanto l’artista sia famoso, la realizzazione di un nuovo video non è, ovviamente, un elemento di straordinarietà nel mondo dello spettacolo, accade per tanti, ogni giorno.

E Scilla o Gerace sono tutt’altro che sconosciute, sono normalmente, e da tempo, moltissimo frequentate. E il marketing di una regione, di qualunque, deve proporre messaggi pubblicitari, tutto sta nella norma. Lo straordinario nell’operazione Jova non c’è, si è sostenuta, finanziariamente, una produzione. E non è straordinaria nemmeno la reazione dei calabresi, nella provincia, in qualunque provincia del mondo, si fanno i salti di gioia per i complimenti alla bellezza, tanto più quando arrivino da personaggi noti. Alcuni calabresi si sentirono “addirittura nobilitati” perché Briatore sposò una corregionale. A volte basta poco per nutrire l’orgoglio, la politica lo sa bene.

E che la Calabria abbia un problema di immagine, di narrazione, è incontestabile. Ma avesse la narrazione e l’immagine migliori, ai fini delle presenze turistiche non cambierebbe nulla, cambierebbe e molto per altre cose. Perché non è che non ci siano milioni di turisti vogliosi di venire in Calabria, e che non ci vengano, solo, perché ha una brutta immagine o non la conoscano. È che in Calabria non ci sono milioni di posti disponibili, non c’è un’offerta paragonabile alla domanda, in termini di ricezione, ristorazione, logistica, divertimento. Non esiste un trasporto che garantisca ingressi altissimi. E non esistono tante altre cose di cui chi viaggia ha bisogno.

È come se uno producesse dieci macchine, avesse già dieci compratori e spendesse risorse per vendere cose che non riuscirebbe a produrre. Per quanto gratificanti, per tutti noi, le parole di Jova, le immagini, saranno pressoché inutili, e non poteva essere diversamente, chiunque fosse l’artista. Ciò non toglie che sia stato un buco nella cappa grigia con cui, spesso in malafede, si avvolge la Calabria. L’unico grande successo è stato quello politico, esclusivamente a fine interno, che supera, per alcuni, le critiche alla nomina commissariale, e prepara la regione a una stagione festaiola che somiglia molto alle (già) stagioni di Peppe Nostro.