di Antonio Ricchio
Fonte: Gazzetta del Sud
Matteo Salvini nel 2019 mandò a casa il governo gialloverde dalla spiaggia del Papeete di Milano Marittima. Roberto Occhiuto invece ha optato un più prosaico cantiere della metropolitana di Catanzaro per annunciare lo stop alla legislatura in Calabria.
L’effetto dirompente della scelta è comunque importante. Tutti a casa: assessori e consiglieri regionali. Si andrà a nuove elezioni (probabilmente ad ottobre) dove il presidente uscente, fiaccato e preoccupato dalle inchieste giudiziarie aperte e in divenire, cercherà di ottenere una nuova legittimazione popolare e proverà a sfruttare l’effetto sorpresa su avversari che non scommettevano su una chiusura anticipata della legislatura.
E, dunque, assisteremo ad una nuova campagna elettorale, alla proclamazione degli eletti, alla solita liturgia delle trattative con i partiti per la formazione del nuovo esecutivo.
Se tutto andrà bene, ci attendono almeno 5 mesi di paralisi dell’attività amministrativa dalle parti della Cittadella. Va detto senza troppi fronzoli: tutto ciò non è un bene per la Calabria, soprattutto in una fase così decisiva e con tanti dossier aperti di importanza vitale. Tra un anno esatto si chiude il Pnrr, ce la farà questa Regione a spendere tutte le risorse nei progetti avviati?
Chi gestirà la fase di revisione della Politica di coesione approvata dall’Ue? Chi si dedicherà all’importante partita che vede intrecciati i destini dell’ex Ilva di Taranto e del porto di Gioia Tauro? Chi difenderà gli interessi della Calabria a Roma su partite delicate come nuove infrastrutture e lotta al precariato?
Tutto ciò senza dimenticare la sanità, emergenza tra le emergenze. Sì, le norme consentono ad Occhiuto di restare commissario ad acta anche da dimissionario. Ma davvero si può pensare che un governatore impegnato a chiedere consensi per la riconferma possa seguire con estrema dedizione un settore ancora claudicante.









