Non aveva altra strada Daniele Lamanna se non quella di pentirsi: pena, un ergastolo al 41 bis garantito al limone. E così è stato. Non poteva essere altrimenti.
Avevamo analizzato, così come abbiamo fatto per Francesco Patitucci, le “strane” fasi del suo arresto. Che più che un arresto, scrivevamo, a noi era parsa una vera e propria resa. Daniele, all’epoca latitante, solo e senza un euro, abbandonato da tutti, e ricercato da tutti, aveva deciso di consegnarsi ai poliziotti. Infatti il suo arresto, avvenuto nella casa del suocero a Trenta, era chiaro per noi sin dal primo momento, tutto sembrava tranne che una operazione di intelligence di polizia giudiziaria.
Non era stata l’attività investigativa dei catturandi a condurli al covo. Ma bensì una telefonata che annunciava la presenza di Daniele in quella casa, e che sarebbe bastato seguire il suocero per arrivare a lui. Un gioco da ragazzi. In pratica Daniele si era consegnato. E così noi avevamo scritto.
Ma dopo quell’articolo, per noi i guai sono aumentati, perché gregari e picciotti iniziarono contro di noi una campagna minatoria per difendere l’onore del loro padrino. E giù di minacce: se non la smettete di dire che Daniele si è pentito vi tagliamu a capu.
A queste si aggiunsero le telefonate dei familiari di Daniele, così come hanno fatto i familiari di Patitucci, che ci avvisavano di ricorrere a vie legali per aver “infamato” il proprio congiunto. Senza contare le discussioni avute con il suo avvocato che fino all’ultimo, giustamente, ha negato ogni evidenza.
Ora si apre un altro scenario. La collaborazione di Daniele Lamanna per i PM antimafia, è oro colato. Perché Daniele più di ogni altro è stato colui il quale ha intrattenuto rapporti diretti con Occhiuto e la sua amministrazione. Un pentito di peso e di spessore. Che aggiunto a Bruzzese e Foggetti, non lascia scampo a politici corrotti e malandrini di cartone.
E’ da tempo, come diciamo noi, che Daniele racconta e riempie verbali su ogni attività illecita avvenuta a Cosenza durante gli anni del loro “dominio”. Omicidi, strozzo, spaccio, tangenti, agguati, e minacce.
Racconta tutto Daniele, e non si mostra reticente soprattutto nei riguardi dei politici. Fornisce ai Pm antimafia tutti i riscontri che da tempo gli investigatori cercavano in merito al coinvolgimento di Occhiuto negli intrallazzi del clan.
Parla delle cooperative, di Ecologia Oggi, dell’agguato a Trinni e delle minacce a Fiertler. E spiega il perché di questo suo dire ai minacciati: lassati sta ad Occhiuto. Perché il Comune era cosa loro e solo loro avevano il diritto di dire fare quello che più gli piaceva. Nessuno era autorizzato a dare fastidio ad Occhiuto. E chi lo ha fatto ne ha pagato le conseguenze.
Ora è facile capire il perché ancora non è scattata la maxi operazione. Le dichiarazioni di Daniele sono in corso e non complete del tutto.
Adesso è ufficiale: Daniele è pentito, e ci potete scommettere che da qui a qualche altro giorno sapremo anche il nome del nuovo pezzotto cosentino che già da 15 giorni ha iniziato a collaborare con la giustizia. E poi, anche in quel caso vedremo alla fine chi aveva ragione.
GdD