Decine di barche per rompere l’assedio a Gaza: la Global Sumud Flotilla pronta alla partenza

di Alessia Candito

Fonte: Repubblica

Decine di barche, quarantaquattro Paesi coinvolti, diverse di attivisti pronti a salire a bordo per fare rotta verso Gaza e altre migliaia che a terra preparano mobilitazioni. Si avvicina la partenza della Global Sumud Flotilla, la missione navale della società civile che punta a raggiungere la Striscia per portare aiuti umanitari, ma soprattutto che vuole fare pressione sulla comunità internazionale: “di fronte all’inerzia dimostrata per più di 20 mesi, è la società civile a muoversi”.

Partenze anche dall’Italia

Le date e i porti di partenza già fissati sono diversi: meteo permettendo, il 31 agosto la prima parte della flotta si muoverà dalla Spagna e da Genova, il 4 settembre il resto delle barche si muoverà dalla Sicilia, dalla Tunisia e dalla Grecia. Insieme faranno tutti rotta verso Gaza.

È un rischio, si sa, lo si è visto anche con la Madleen e con la Handala, gli ultimi due velieri che hanno tentato di rompere l’assedio. Entrambi sono state intercettati in acque internazionali, attaccati e i volontari a bordo, fra cui l’ecoattivista Greta Thumberg e diversi europarlamentari come Rima Hassan, arrestati, accusati di ingresso illegale in Israele e rimpatriati con un divieto d’ingresso di cento anni.

Greta di nuovo a bordo, salperà da Barcellona

“Illegale e illegittimo”, hanno spiegato subito i legali della Flotilla, che in Spagna hanno anche presentato una formale denuncia contro il governo israeliano per sequestro di persona, violenza privata e altri reati. Ecco perché diversi volontari, inclusa la giovane ecoattivista svedese Greta ThunbergThiago Avila e Yasemin Acar, salperanno da Barcellona a dispetto del “ban” ricevuto. Del resto, Sumud in arabo è termine intraducibile con un’unica espressione, ma che racconta di resistenza, resilienza, forza, perseveranza.

Delegazioni anche dal Sud Est Asiatico

L’iniziativa è l’esito dei percorsi incrociati della Flotilla, come della Global March to Gaza e del Maghreb Sumud Convoy, che nei mesi scorsi hanno tentato di raggiungere la Striscia via terra. Al gruppo si è aggiunto – e con partecipazione significativa – anche un blocco del Sud Est Asiatico, con attivisti e barche armate da Indonesia, Pakistan, Maldive, Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia e Filippine. “Il governo indonesiano – spiega Maria Elena Delia, membro dello Steering Committee e referente italiana della Global Sumud Flotilla – ha supportato in modo importante le ong che hanno costruito la mobilitazione in quel quadrante. Ma in generale, avremo a bordo rappresentanti di quasi tutti i Paesi del mondo”.

Chi non è riuscito a mettere in piedi una vera e propria delegazione o armare una barca, avrà a bordo almeno un rappresentante. E fra gli equipaggi non mancano parlamentari, giornalisti, avvocati, medici.

Iniziativa pacifica e non violenta

“Come tutte le altre che ci hanno preceduto, la nostra è un’iniziativa non violenta”, spiega Delia. “Abbiamo scelto di costruire una flotta di piccole barche da diporto, con al massimo una decina di passeggeri o poco più, proprio per evitare che possano anche solo essere messe in dubbio le nostre intenzioni o che qualcuno possa definirci una minaccia”. Al contrario, ricorda, la reazione di Israele è sempre stata violenta. A maggio, al largo di Malta, due droni militari hanno colpito e quasi affondato la Al Damir, la barca che si preparava a raggiungere Gaza, nei mesi scorsi l’Idf ha intercettato e assaltato la Madleen e la Handala, arrestando tutti gli attivisti a bordo.

“Temiamo reazione violenta, ma non si può rimanere inerti”

Che la storia si ripeta, è scenario messo in conto. “Ma non c’è mai stata una flotta di così tante barche, quindi vedremo”, osserva D’Elia. Anche nel 2010 una piccola flotta ha tentato di avvicinarsi alla Striscia per rompere il blocco navale già allora imposto da Tel Aviv. Ma non è riuscita ad arrivare mai. Nella notte fra il 30 e il 31 maggio le squadre speciali hanno assaltato la nave turca Mavi Marmara e aperto il fuoco: dieci attivisti sono stati uccisi, altre decine sono stati feriti. “Sappiamo che c’è un rischio connesso a questa iniziativa – riconosce la portavoce italiana – ma di fronte a quello che sta succedendo a Gaza non possiamo rimanere fermi e in silenzio. Noi che abbiamo il privilegio di vivere in una parte di mondo in cui libertà e diritti sono riconosciuti, non possiamo rimanere inerti di fronte a questo scempio. Nella Striscia ormai non si tratta semplicemente di violazione palese del diritto internazionale, ma di ogni forma di umanità”.

“I governi tutelino la nostra incolumità”

La flotta navigherà in acque internazionali “e diritti e convenzioni internazionali ci tutelano”, ricorda D’Elia. “Ma devono essere i governi di tutti i Paesi rappresentanti a tutelare l’incolumità e i diritti di chi è a bordo. E auspichiamo che lo facciano”. Intanto la macchina della mobilitazione in Italia è già partita. A Genova, con il supporto di Music for Peace e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp), i camalli che hanno già bloccato diversi carichi di armi diretti a Tel Aviv, è partita una raccolta straordinaria di aiuti umanitari e farmaci di prima necessità da caricare sui velieri pronti a salpare. L’obiettivo è arrivare a 45 tonnellate. “E non solo lo raggiungeremo, riusciremo anche a superarlo”.