Di garantismo e Impunità
di Gioacchino Criaco
A che siano applicate tutte le garanzie nel cammino della Legge, né deviazioni, né scorciatoie, né sopraffazioni né disapplicazioni. Garantire e non sciogliere dal rispetto.
C’è un vizio vecchio, nel multicolore mondo dei potenti: la pretesa dell’innocenza. E non c’è da esprimere solidarietà al potente governatore della Calabria, se non per questioni intime tra lui e chi con lui ne ha. E’ libero, fortunatamente, ricco, assistito al meglio, amatissimo dai suoi governati. Una situazione che capita di rado negli ambiti giudiziari, che non capita mai agli ultimi: che patiscono manette e affrontano calvari e a stento, anche da innocenti, sopravvivono alla prova.
C’è un rumore sordo, di sottofondo, che è quello che ha vissuto chi ha dimora nei pressi di superfici ghiacciate, quando marzo s’inoltra il ghiaccio di nascosto si fessa, un crì-crì sinistro di qualcosa che s’incrina, qualcosa che è stato, è sembrato, solidissimo e invece sotto i colpi del sole mostra tutta la propria fragilità.
La verità?
Nonostante l’amore appalesato, c’era un disamore latente in campo amico. Un disappunto per una gestione granitica del potere. Un’insofferenza più fra i destri che fra i sinistri (autentici ectoplasmi in questa legislatura).
La Calabria aveva tre anni fa una condizione disastrosa, frutto di una politica fallimentare operata da tutti i predecessori di Occhiuto.
La Calabria ha, oggi, una situazione fallimentare con l’aggiunta, al di là degli slogan. Chi sta nella pancia del popolo lo sa benissimo.
E’ una civiltà millenaria in irreversibile estinzione, questo è.
Ponti, Rigassificatori, Pale a vento, sono insulti non opportunità.
I ragazzi “non vanno”, se ne sono già andati mentre i potenti cianciano, e questa è la vera, più autentica, irrevocabile condanna che la Storia, non i giudici, addosseranno a chi ha comandato.









