Diamante, la parentopoli di Don Magorno

La parentopoli di Don Magorno a Diamante

Ed ecco cascato l’asino, è arrivato il turno di pagare le cambiali elettorali ad amici e parenti così come avviene in tutta la Calabria. Tre sono i punti scottanti di questo consiglio comunale “straordinario” a Diamante convocato per mercoledì 27 aprile ore 18,45.

Tre speculazioni edilizie che si aggiungono alle precedenti già approvate. Il terreno che scotta è quello fra Diamante e Cirella, stretto fra la linea ferroviaria e la statale 18, inserito nel recente Piano strutturale, già approvato, come verde pubblico: un terreno che ha una volumetria già consumata dal vicino Parco del Turchese e quindi inutilizzabile per uso diverso. Peraltro lo stesso condominio ne rivendica la proprietà.

Don Ernesto Magorno e la moglie ex vicesindaco di Diamante

Ma Don Magorno può tutto, anche perché i terreni sono dello zio e dei nipoti della moglie Francesca Casella, assieme al padre comproprietaria della Conad (per capirci il luogo dove si dirimono le questioni di pagamento a colpi di mazza da baseball!) . La parentela si rispetta sempre e si aspetta il momento giusto per accontentarla (al punto 11).

E Don Magorno proprio per loro ha studiato un escamotage degno del peggiore predatore. Prima di tutto, pochissimi giorni fa, si è tolto la delega all’Urbanistica, passandola con tanto di onore di cronaca al suo vice Pino Pascale, poi ha convocato il consiglio comunale , “diluendo” tale approvazione fra altri punti dell’ordine del giorno.

Assieme all’approvazione del suo parente stretto anche altre due grosse speculazioni edilizie. La ristrutturazione dell’albergo dell’Aci (punto 12) con un investimento di circa dieci milioni di euro, anche in questo caso con una vasta zona adibita ad area verde attrezzato, destinata ai cirellesi e ora inglobata dall’ACI per costruirvi piscine e campi da tennis al servizio della struttura, alla faccia dei bambini di Cirella.

Vicino a questa struttura, un altro edificio acquistato da un imprenditore dalle Suore che vi gestivano un asilo (punto 10), proprio per questo si ha bisogno di una variante al Piano strutturale che trasformi l’area scolastica in zona turistica alberghiera.

In questa struttura gestita dalle suore vi era una biblioteca ora dispersa e un refettorio e in estate veniva usata anche per le vacanze estive di bambini che vi giungevano da tutta la provincia. Poi il dio danaro, al fascino del quale le suore e la Curia non sono esenti…, e la vendita al privato, ostacolata però dalla precedente giunta comunale, sindaco Sollazzo.  Sicuramente Don Magorno giunto al punto 11, che riguarda la propria famiglia, lascerà la sala del Consiglio, ed avendo dato la delega all’Urbanistica al vicesindaco si sgancerà anche da qualsiasi responsabilità penale per tale illegittima trasformazione.

Ma del resto, cosa deve temere Don Magorno, che già riesce ad uscire indenne (di suo) da tutte le inchieste, sia da quelle nazionali assieme al “giglio magico” di Renzi, sia da quelle locali dove si capisce dalle intercettazioni che resta punto di riferimento sia nella questione De Summa per l’acquedotto, con il suo capo ufficio tecnico Torrano, rinviati a giudizio al prossimo mese di settembre, sia per l’inchiesta Archimede nella quale resta coinvolta la sua assessora Francesca Amoroso, che attende l’appello fatto dalla Procura di Paola contro la sua assoluzione.

Riusciranno i nostri eroi a sfuggire alle maglie della giustizia,  mentre la popolazione è distratta dall’imminente Giro d’Italia ?  Un “cesso” (con tutto il rispetto per gli articoli sanitari) di partenza di tappa (ché l’arrivo è a Scalea, mica sono scemi quelli del Giro.,,,) costata alla Comunità ufficialmente 25 mila euro, che si aggiungono ai 40.000 euro già dispersi nella farsa di Diamante “Capitale d’Italia”. Una barzelletta che prima o poi racconteremo in tutta la sua interezza perché il tempo, caro Don Magorno, è galantuomo e tu, grazie a Dio, non solo non sei eterno ma fai anche ribrezzo. Arrassusia…