Le notizie riguardanti il clamoroso danno erariale da 259 milioni calcolato dalla Corte dei Conti per la mancata realizzazione della diga sul fiume Melito hanno fatto il “giro d’Italia” e hanno inevitabilmente riportato a galla la vergognosa storia che sta dietro a questo disastro. La Diga sul fiume Melito viene concepita e finanziata negli anni ’80, per 500 miliardi di lire (oggi circa 260 milioni di euro) dalla Cassa per il Mezzogiorno. Ente appaltante il Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese, Il progetto è ambiziosissimo: costruire il più grande invaso del Sud. Erano servivi sette anni per aggiudicare la gara, che nel 1990 viene vinta da Italstrade, uno dei colossi delle costruzioni in Italia. Ma il cantiere apre e chiude nel giro di tre anni: ci si accorge che ci sono problemi di tenuta nella parete destra del nascente invaso e con una variante, costosissima, si decide di rinforzare la struttura.
Il cantiere riparte, ma ecco un nuovo stop. Inizia un contenzioso sulle competenze e sulle autorizzazioni tra i ministeri dei Lavori pubblici e dell’Ambiente, da una parte, la Regione e il Consorzio di bonifica Alli – Punta di Copanello, guidato dal presidente Grazioso Manno.
Manno ha fatto di tutto per attirare le attenzioni della politica che conta sui questo scempio: nei 10 anni nei quali era calato il silenzio sulla diga ha scritto comunicati di fuoco, ha inscenato proteste sotto la sede della Regione, ha fatto scioperi della fame, fino a quando – nel 2020 – ha lasciato questa terra senza avere neanche la soddisfazione di vedere almeno certificato il danno erariale. E ieri tanti calabresi, leggendo la notizia sulla diga, hanno pensato istintivamente a lui e alle sue battaglie.
Nel frattempo la Italstrade viene rilevata da quell’altro colosso del cemento che è la Astaldi che inizia un contenzioso con il Consorzio di Bonifica chiedendo 53 milioni di euro per il pagamento dei lavori fino ad allora eseguiti, il risarcimento danni e il mancato lucro. Si sceglie la strada di un lodo arbitrale che nel 2008 dà ragione alla Astaldi per una cifra che si aggira intorno ai 35 milioni di euro. Il governo Berlusconi comunque inserisce l’invaso nelle grandi opere e stanzia 262 milioni di euro con una nuova deadline per la conclusione dei lavori: il 2010. Ma il cantiere si blocca nuovamente: anche la Astaldi ha dubbi sulla tenuta della spalla destra rivestita e imbastisce un arbitrato per dirimere i problemi tecnici. L’arbitrato darà ragione alla Astaldi: l’opera così com’è non sarebbe sicura, dice il dispositivo. Il Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese non si arrende, cerca sponde istituzionali nella Regione e nei vari governatori nel tempo succedutisi alla guida della Calabria (senza peraltro trovare granché riscontro) e riappalta i lavori alla Safab, che però a sua volta incapperà in una interdittiva antimafia da parte della prefettura di Roma. Nel 2009 comunque il cantiere riparte ma a singhiozzo, fino a bloccarsi definitivamente.

E torniamo a Grazioso Manno: una delle sue ultime battaglie era stata proprio quella di denunciare le modalità con le quali era stato condotto quel lodo arbitrale. E di seguito, pubblichiamo la nota che Manno aveva scritto pochi mesi prima di morire, nel marzo 2020, per spiegare quello che, suo avviso, era accaduto.
Ho appena letto delle “famose” cene di Giancarlo Pittelli. E tornando indietro nel tempo (2006- 2008) mi sorgono molti dubbi sulla vicenda che mi ha visto contrapposto, in modo forte e deciso, contro la multinazionale delle costruzioni Astaldi. Il tutto riferito all’ annosa vicenda della Diga sul Melito. Ritengo oggi opportuno che Pittelli chiarisca cosa è accaduto durante le riunioni dell’arbitrato, arbitrato che si è concluso con la condanna del Consorzio di Bonifica da me presieduto, al pagamento di 35 milioni di euro in favore di Astaldi.
Devo dire che Pittelli è stato nominato arbitro da parte del Consorzio. Ora, alla luce di quanto è emerso nelle indagini che hanno coinvolto anche Pittelli mi chiedo: ma lo stesso Pittelli ha fatto gli interessi del Consorzio? In questo momento ne dubito. Ricordo a tutti che ho spesso dichiarato che l’ Astaldi ci ha truffato, e che ho considerato il risultato dell’ arbitrato anche esso un’autentica truffa. Ancora una volta, come sempre, mi assumo la piena responsabilità di quanto affermo.
Grazioso Manno, già Presidente del Consorzio di Bonifica Alli- Punta di Copanello e, successivamente, già Presidente del Consorzio di Bonifica Ionio Catanzarese… E ci piace aggiungere quello che Manno aggiungeva costantemente alle sue denunce: come sempre mi assumo tutta la responsabilità di quanto affermo. Sempre a futura memoria.









