Doccia gelata sul Ponte di Salvini. Il ministero valuta l’annullamento della vendita Eurolink

Ponte: il ministero valuta l’annullamento della vendita Eurolink

di Marco Lillo e Valeria Pacelli

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il Foglio non stravede certo per Adolfo Urso che ha soprannominato in articoli pubblicati da febbraio 2023 a giugno 2024 ‘Mister Urss’ per le sue politiche dirigiste ricevendone in cambio una citazione da mezzo milione di euro. Ora anche il suo editore Walter Mainetti ha qualcosa che lo divide da mister Mimit. Urso ha avviato un procedimento finalizzato a valutare un annullamento in autotutela della cessione della partecipazione (15 per cento) del Consorzio Eurolink da parte di Condotte Spa in Amministrazione Straordinaria alla Imprecim della famiglia Mainetti.

Il punto è che la retromarcia del Mimit, iniziata un annetto fa, avrebbe una ricaduta importante: Eurolink è il consorzio che – se il Governo Salvini-Meloni confermasse le sue intenzioni –costruirà il Ponte di Messina.

IL MINISTERO di Urso prima ha autorizzato a vendere tutto il ‘ramo core’ di Condotte con in pancia anche la quota di Eurolink a Mainetti. Poi ci ha ripensato. A settembre 2023 ha cominciato a studiare il dossier e vedere se e come innestare la retromarcia.
Nella realtà sarà difficile. Nel frattempo, dopo la vendita – finalizzata a luglio 2023 – della quota del 15 per cento a Mainetti già c’è l’accordo per la rivendita di metà della quota. Al Fatto risulta che WeBuild si è garantita l’acquisto a 6,5 milioni di euro del 7,5 per cento di Eurolink a due condizioni: il via libera del Governo al Ponte e la fine positiva (per Mainetti) della procedura di annullamento del Mimit, appunto. WeBuild, che oggi già controlla il 45 per cento di Eurolink, salirebbe al 52,5 per cento e già ha opzionato un altro 7 per cento dalla CMC di Ravenna che oggi possiede il 13 per cento di Eurolink.

La storia del Ponte sullo Stretto incrocia quella del ministero e di Mainetti per via della crisi di Condotte Spa, una delle più grandi aziende che opera nel settore delle costruzioni. Nel 2018 Condotte finisce in amministrazione straordinaria e il ministro Luigi Di Maio nomina tre commissari straordinari che avviano un piano di cessioni. Il 6 settembre scorso Urso li rimuove e nomina tre nuovi commissari di Condotte con il ruolo di liquidatori: Francesco Paolo Bello, Alfonso Di Carlo e Michele Onorato. Vanno a sostituire Giovanni Bruno e Gianluca Piredda e anche Matteo Uggetti (che si è dimesso da solo).

Bruno presenta il 20 settembre un ricorso al Tar chiedendo di annullare il decreto del Mimit. Il Tar ha respinto la richiesta di sospensione e ora si dovrà esprimere sul merito. Secondo Bruno il motivo di scontro con il Mimit sarebbe proprio la vendita del ‘ramo cor e’ di Condotte (con dentro la partecipazione in Eurolink) alla Imprecim, controllata di Tiberiade, holding della famiglia Mainetti. Un’operazione da 105 milioni di euro.

PER CAPIRE L’OGGETTO della contesa bisogna mettere in fila le date. Tutto parte il 7 giugno 2022: i commissari si impegnano a vendere alla Imprecim srl, allora controllata dalla famiglia Cimolai, il “ramo core” di Condotte spa che allora includeva i lavori in Algeria, il lotto Infrastrutture e quello delle Concessioni.
Non c’è nel perimetro di vendita la quota di Eurolink, il consorzio che prima ha vinto la gara del Ponte e poi ha fatto causa contro la decisione del governo Monti di chiudere il contratto per legge.
Il 16 marzo 2023 (il governo Meloni è insediato), il Consiglio dei ministri dà il via libera al riavvio della realizzazione dell’opera. Rinasce così la mitica Società Stretto di Messina, controllata dal Mef. A quel punto l’accordo di cessione a Imprecim viene modificato. La quota di Eurolink entra nel pacchetto della vendita. Il giorno dopo la ‘rinascita del Ponte’ cioè il 17 marzo 2023, i commissari straordinari di Condotte chiedono di essere autorizzati a sottoscrivere l’accordo modificativo della vecchia cessione Condotte Imprecim del 2022. Al posto di Cimolai intanto nella Imprecim è subentrato Mainetti.

Il 20 marzo 2023 gli allora commissari presentano istanza al Mimit per la vendita del solito ‘ramo core’ con dentro però anche la partecipazione di Condotte in Eurolink. E il 29 marzo 2023 arriva l’ok di Urso. Il 31 marzo 2023 poi c’è il decreto sul Ponte dello stretto.
Il Mimit a quel punto non è più convinto di aver venduto bene e inizia una serie di passi per valutare un procedimento di annullamento parziale in autotutela. Il ministero chiede controdeduzioni ai commissari rimossi per due aspetti: la mancanza di una gara per la cessione e il prezzo. Nel suo ricorso Bruno racconta che già il 29 settembre 2023 “il direttore generale della Divisione II del ministero ha avviato una istruttoria postuma al fine di verificare il processo di cessione dei complessi aziendale”. I commissari il 3 ottobre forniscono la valutazione peritale della posizione Eurolink, resa dal professor Ferri in data 10 febbraio 2021. Evidentemente la ritengono attuale anche se nel 2021 nessuno parlava di far ripartire il Ponte, mentre nel 2023 Salvini ne faceva un punto fermo del programma.

NON A CASO, il Direttore generale il 17 ottobre 2023, riporta Bruno, “ha richiesto ulteriori chiarimenti, riferiti, tra l’altro alle ragioni per le quali i commissari straordinari non avrebbero tenuto conto, al fini della vendita della partecipazione in Eurolink, di un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio del ministri del 16 marzo 2023”, ossia quello in cui si annunciava il decreto sul Ponte. Il 10 gennaio 2024, “il “Direttore generale Paolo Casalino” chiede “una perizia di aggiornamento della valutazione relativa alla partecipazione detenuta da Condotte In Eurolink”. Il 20 febbraio 2024, secondo Bruno, “il Dirigente ha chiesto ai commissari di voler attribuire l’incarico al dott. Pellecchia” ma era già stato indetto un ‘beauty contest’ per scegliere il professionista individuato poi nel professor Roberto Mazzei. Il 17 giugno 2024 arriva la perizia Mazzei che conferma: il prezzo di 105 milioni di euro per il totale del ‘ramo core’è giusto. La quota di Eurolink varrebbe 21,5 milioni di euro da sola. Alla fine Mainetti ha fatto un buon affare? Al Fatto risulta che l’acquirente si è accollato 20 milioni di debiti e ha pagato subito circa 1 milione e mezzo per entrare nella partita del Ponte.

Con la cessione della quota del 7,5 per cento di Eurolink a Webuild, Mainetti incasserà 6 milioni e mezzo di euro. Gli resterà in mano il 7,5 per cento restante.
Potrà dire di aver fatto un buon affare, se il governo farà ripartire il Ponte e chiuderà con un nulla di fatto la procedura di autotutela. Sempre che quel dirigista di ‘Mister Urss’ non si metta di traverso.