“Dosi di vaccino da fare ogni 3-4 mesi, renderli obbligatori è assurdo”

(DI PETER D’ANGELO – ilfattoquotidiano.it) – Il governo ha definito la nuova strategia contro il Covid, mentre nei prossimi giorni si attende l’ennesimo possibile record di contagi, verso quota 200mila anche nel nostro Paese. Abbiamo chiesto ad Antonio Cassone, membro dell’American Academy of Microbiology, già direttore della sezione Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, cosa ci aspetterà nelle prossime settimane e se quanto messo in campo dal governo sarà sufficiente a contenere l’ondata.

Il governo ha deciso per l’obbligo vaccinale per gli over 50.

Credo che sia assurdo proporre un obbligo quando ci si avvia ad avere il 90% dei vaccinati. Ricordo che l’obbligo comunque prevederebbe un’approvazione formale dei vaccini e non l’autorizzazione emergenziale, e dovrebbe essere accompagnato da una specifica legge risarcitoria per chi, nell’interesse della collettività, viene danneggiato dal vaccino. E poi, con un vaccino che non blocca efficacemente il contagio? Nella situazione in cui siamo temo possa essere facilmente evitato dai No Vax duri e puri per via giudiziale.

In Germania, il ministro della Giustizia ha affermato: “Se il vaccino serve a proteggere solo per 2-3 mesi, non ha senso renderlo obbligatorio”.

Quando si arriva a proporre una vaccinazione ogni 4 mesi, peraltro senza adeguata sperimentazione, vuol dire di fatto ammettere che questo vaccino non funziona, ne servono altri.

Alcuni scienziati come Alessandro Vespignani ieri su LaStampa chiedono al governo di comunicare “in modo trasparente quali valutazioni e numeri guidano le decisioni correnti e quali piani B siano previsti nel caso di un deterioramento oltre le aspettative”. Cosa ne pensa?

Diciamo che se il governo una strategia ce l’ha, non la comunica in maniera comprensibile. Di piani B non ho mai sentito parlare. Si dice solo “vaccinatevi”: giusto, ma è chiaro che questi vaccini non proteggono efficacemente dall’infezione. Con una variante quale Omicron, è evidente che quale che sia la protezione contro la malattia, il rischio che il sistema sanitario vada in crisi resta altissimo.

Il crollo dell’efficacia nella protezione dei vaccini dal contagio della malattia era previsto, i dati di Israele lo chiarivano già mesi fa. Il ritardo sulla nostra campagna per le terze dosi per i fragili e gli anziani quanto può aver influito sulla situazione attuale?

Non parlerei di ritardo, meno che mai colpevole. La terza dose non è stata sperimentata e fondate ragioni immunologiche, come la lunga protezione da persistente immunità cellulo-mediata, hanno giustificato un certo temporeggiare. Nel frattempo è arrivata Omicron, e il virus è tornato a correre in avanti.

Anche in queste misure del governo, basta pensare alla scuola, si continua a distinguere la popolazione tra vaccinati e non.

I No Vax vanno convinti, non criminalizzati. Una parte è stata spronata grazie al Green pass, ma neanche fra gli eroici scandinavi si raggiunge il 100% dei vaccinati.

In Israele, dopo una settimana di prova su 150 soggetti, “la quarta dose è considerata sicura” e “aumenta di 5 volte gli anticorpi”. Anche da noi si inizia a parlare di quarta dose…

Se gli anticorpi aumentano di 5 volte e decadono velocemente, in due-tre mesi siamo come prima. Forse peggio. Chiaramente non ci siamo.

In questa situazione, che cosa si augura?

Che arrivi presto un vaccino che induca immunità mucosale, con una forte risposta IgA secretoria (per bloccare la catena dei contagi, ndr) e, nel frattempo, che l’antivirale Paxcovid funzioni, almeno ambulatorialmente. Tutto il resto sono cose che ahimè non risolvono.

Omicron può essere la fine della pandemia?

No, l’estrema facilità di contagio e il minor tempo (3 giorni) che Omicron ci mette per farci ammalare, sia pure meno gravemente, può davvero mettere in crisi i sistemi di assistenza sanitaria e comunque portare a lunghe ospedalizzazioni e, per le persone con minore resistenza all’infezione, anche alla morte.