Ecco perché ora Sinner e Alcaraz sono come Federer e Nadal

Ecco perché ora Sinner e Alcaraz sono come Federer e Nadal
di Marco Imarisio

Fonte: Corriere della Sera
È nata una nuova rivalità simile a quelle del passato, da Borg contro McEnroe a Sampras contro Agassi

Ecco perché ora Sinner e Alcaraz sono come Federer e Nadal
Tutti volevano la partita vera, e infine l’hanno avuta. Senza un passaggio difficile prima dell’ultimo atto, sembrava che lo straordinario Roland Garros di Jannik Sinner avesse meno valore, perché all’eccellenza ci si abitua in fretta e spesso la si dà per scontata.

Novak Djokovic esce di scena al termine di una ordalia durissima, confermando la sua incapacità di arrendersi al tempo che passa, a un avversario più giovane. Il campione altoatesino invece esce bene da una partita che poteva complicarsi ancora di più se fosse diventata una maratona, lasciando solo qualche dubbio su una tenuta fisica che alla distanza desta qualche perplessità. È come un cerchio che si chiude, quello di ieri notte, uno degli ultimi incroci con il mostro sul quale il nostro numero uno del mondo ha modellato il suo tennis. Affinità e poche divergenze tra il compagno Nole e noi. La somiglianza non è solo nel gioco, nelle geometrie e nella ferocia agonistica. Ci sono anche i corsi e ricorsi storici.

Nel 2011, il primo dei suoi tre anni magici con la vittoria di tre Slam su quattro, nei quarti di finale degli Internazionali d’Italia, il campione serbo infierì con un 6-3 6-0 sul malcapitato Robin Soderling, all’epoca numero quattro del mondo.
Anche allora, come oggi che Jannik rifila stese simili a suoi colleghi, si discettava della scarsa qualità degli avversari, sbagliando. Ma quella che poi divenne l’età dell’oro del tennis moderno, caratterizzata dai cosiddetti Big Four, con Andy Murray o Stan Wawrinka ad alternarsi nel ruolo di Ringo Starr, fu un periodo unico e irripetibile, l’eccezione che conferma la regola del duello sul quale il tennis ha sempre modellato le sue ere geologiche. Borg contro McEnroe, Sampras contro Agassi, e poi Nadal contro Federer, per stare soltanto all’ultimo quarantennio.

Oggi, è Sinner contro Alcaraz. La superiorità, di ieri e di oggi, non è mai una colpa. E proprio la terra di Parigi trabocca di edizioni vinte passeggiando, prima da Borg poi da Nadal.
L’eventuale miglior qualità del livello di un periodo rispetto a un altro dovrebbe essere valutata a bocce ferme, quando ormai le parabole generazionali si sono compiute in modo definitivo. Quella di Djokovic è finita, anche se lui non lo sa, e proprio per questo rimane al momento l’unica alternativa possibile al nuovo duopolio. Quella di Jannik e Carlos deve ancora raggiungere il culmine, e domani vivrà il suo primo capitolo importante. Non è solo la finale più attesa. A livello storico, è anche la più giusta.