Approfondiamo, così come promesso, il filone dedicato al patto milionario tra la Regione Calabria e i “palazzinari” per le questioni legate all’inchiesta sull’edilizia sociale, appena conclusa dalla procura della Repubblica di Catanzaro e per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio nell’udienza preliminare di ieri di nove persone, tra le quali l’ex assessore regionale ai Lavori pubblici Pino Gentile, l’ex dirigente regionale Capristo e una serie di costruttori della città e della provincia.
William Grimoli, rampollo della nota famiglia di costruttori, e amministratore unico/legale della cooperativa Casabella, “nelle domande di partecipazione al bando di concorso per l’edilizia sociale… attestava falsamente l’iscrizione della cooperativa all’Albo Nazionale delle società cooperative edilizie di abitazione e dei loro consorzi, in applicazione dell’art. 13 della legge 59/92 nonché di custodirne a tal scopo i relativi documenti, laddove invece è risultata formalmente iscritta alla data dell’11 luglio 2011 ovvero solo in epoca successiva”.
La stessa casistica ovvero falsa attestazione di iscrizione all’Albo Nazionale viene contestata a Santo Fuoco, presidente della cooperativa “Valentina”, a Bina Sprovieri, amministratore unico della cooperativa “Il Parco” e a Giuseppe Chimenti, presidente della cooperativa “Rinascita”.
Giovanni Pianini, detto l’ingegnere, cognato dell’ex direttore generale dell’Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, amministratore unico/legale della impresa di costruzione Arteg “… nella domanda di partecipazione al bando di concorso… e nella nota redatta il 19 marzo 2012 con cui venivano confermati i requisiti di ammissibilità attestava falsamente che la suddetta impresa avesse l’ultimo bilancio depositato in pareggio e in attivo, laddove lo stesso presentava una forte perdita d’esercizio…”.
Pianini, tanto per essere più chiari, fa parte di quella ristretta categoria di costruttori definibili “gli unti dal signore”. L’ingegnere Pianini, tra le altre cose, è dipendente comunale ed è anche proprietario dello stabile denominato palazzo Bilotti in via Rivocati n°130. E riceve da oltre un ventennio, non si riesce purtroppo a stabilire con precisione per reticenza degli uffici comunali, un congruo canone dal Comune per l’affitto dell’intero stabile. Dove da tempo risiede l’ufficio affissioni del Comune di Cosenza. Nonché usato da tutte le amministrazioni come casa parcheggio per i cittadini che si trovano in emergenza abitativa. Sono tantissime le famiglie che in quel fatiscente stabile hanno dimorato. Ad oggi gli atti parlano di poco più di centomila euro all’anno. E, in questo caso, nessuno ha il coraggio di approfondire la questione per non toccare, evidentemente, l’unto dal signore e i suoi potentissimi “protettori”.