Spett.le Redazione,
sono una vostra assidua lettrice, mi chiamo Letizia Parrilla, vivo e lavoro a Rossano. Nel ringraziarVi per il lavoro di informazione che fate e che instilla quei granuli di sana criticità che apre la mente ad altre visioni che NON sono quelle “ufficiali”, devo, però, proprio per onore della verità, segnalare una lacuna non di poca rilevanza, rispetto all’articolo sui falsi precari all’ASP.
Tutto vero ciò che avete scritto, per carità, ma è altrettanto vero che se questa nefandezza è venuta fuori è stato grazie all’esposto fatto dal segretario generale CGIL del comprensorio del Pollino alla Procura della Repubblica ed inviata all’allora commissario per il piano di rientro sanitario Gen. Pezzi, il quale, a sua volta, ha prodotto esposti-denuncia. Con il dovuto rispetto, Vi saluto cordialmente
Letizia Parrilla
Bene, ci fa piacere che la CGIL abbia ancora qualche sostenitore che ritiene valida la sua azione di denuncia.
E’ vero: all’epoca dell’assunzione dei falsi precari, la CGIL del Comprensorio Pollino aveva inviato un esposto in procura (capirai tra i magistrati di Castrovillari e Cosenza che attenzione…) e al generale Pezzi, che era il commissario della sanità calabrese. Ma lo fece per un solo motivo: perché comunque lo scandalo sarebbe esploso e perché tutti, ma proprio TUTTI, erano al corrente che la CGIL era impelagata fino al collo in questa sporca vicenda.
Ma ecco il comunicato che venne diffuso il 26 novembre 2014 dalla CGIL del Pollino e dal segretario generale Angelo Sposato, oggi addirittura segretario regionale del sindacato.
“L’azienda sanitaria provinciale di Cosenza richiamando la legge regionale 12 del 07.07.2014 art.3 e le note dell’Assessorato al lavoro n.330350 del 21.10.2014 e n.347572 del 5.11.2014 dipartimento 10, ha attivato dei percorsi per attività in lavori socialmente utili e di pubblica utilità presso l’Azienda sanitaria di Cosenza per lavoratori precari e disoccupati di lunga durata. In data 17.11.2014 a seguito di tale provvedimento, sono state assegnate delle attività lavorative presso l’Azienda sanitaria di Cosenza per un numero imprecisato di postazioni senza alcuna selezione pubblica, bando o pubblicità della iniziativa”.
Sposato ritenendo che “tale iniziativa va in contrasto con le normative specifiche in materia di lavoro, oltre ad essere palesemente discriminatoria verso i disoccupati ed il bacino di tutto il precariato calabrese”, chiede un “intervento teso a sospendere la determinazione ed accertare la legittimità e liceità degli atti al fine di adoperare ogni misura per stabilire la legalità”.
Sposato, dunque, non rendeva pubblico neanche un nome dei signori della CGIL o degli ex signori della CGIL invischiati in questa vicenda. Ma non è finita qui.
“Blog Tortora”, che pubblicava il comunicato, scriveva anche altro.
“… Le voci si inseguono soprattutto su presunti legami di parentela di alcuni dei componenti l’elenco con candidati alle regionali e con sindacalisti…”.
A tal proposito il segretario provinciale Angelo Sposato è intervenuto per sgomberare il campo da dubbi. “E’ una ipotesi che se verificata ci vedrà reagire nella maniera più dura possibile contro eventuali responsabili appartenenti alla nostra sigla. Nella nostra azione abbiamo intenzione di tutelare anche il sindacato oltre che i lavoratori stessi”.
Ora, assodato che Franco Mazza da Mayerà, “inventore” di questo elenco di raccomandati alla CGIL di Cetraro, è stato mandato via per il caso dell’ex Emiliana Tessile, pare che anche Francesco Martino da Tortora, che aveva inserito la moglie tra gli assunti, sia stato epurato.
Rimarrebbe Mimmo Regina, che pare abbia messo diversi raccomandati in quella lista e pare sia ancora funzionale alla CGIL. Arriverà qualche uccellino a dirci che è stato eliminato anche Regina? Può darsi. Ma l’amara conclusione di questa nostra disamina, che facciamo notare anche alla nostra lettrice che difende in qualche modo la CGIL, è una sola.
La Camera del Lavoro non ha fatto finora un solo nome di suoi collaboratori infedeli.