(Falso) furto a casa Paura: i furbetti della questura

Marco Paura era il riferimento principale degli Abbruzzese a Cosenza vecchia. L’uomo di punta della cosca degli zingari per lo smercio della pezzata. Che lo stesso acquistava da Micetto, ovvero Celestino Abbruzzese. Casa di Marco era diventata un supermarket della droga aperto h24 in cui si smerciava di tutto. E a qualunque ora.

Entravi nella vineddra, sgangiavi a guagna, e Marco calava u panariaddru. Un via vai continuo, con notevoli incassi. Tutto monitorato e filmato dalla questura, che come sappiamo, ha tratto in arresto tutta la banda nel biltz “Job center” martedì 22 settembre. E qui nasce il giallo.

Arcangelo Badolati con il giudice Gratteri
Arcangelo Badolati con il giudice Gratteri

La questura comunica allo spacciatore di veline Badolati che a casa di Marco, 48 ore dopo il suo arresto, è avvenuto un furto, inviando, non si capisce se a voce, o con una velina ufficiale, alla Gazzetta del Sud una settimana dopo (l’articolo fasullo è stato pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 2 ottobre, il furto secondo la questura è avvenuto giovedi 24 settembre), la notizia dell’accaduto. Ignoti si sarebbero introdotti nel suo appartamento in via Gradoni Gaeta e avrebbe fatto man bassa degli averi di Marco.

Ma la mamma di Marco dopo aver letto un nostro articolo, nel quale scriviamo che il racconto della questura è una chiacchiera, smentisce clamorosamente l’articolo dello spacciatore Badolati, confermando la nostra tesi. Ossia che questo furto è una chiacchiera studiata a tavolino. Perché non tornano i tempi che la questura denuncia.

E spieghiamo perché: la questura dice che il furto è avvenuto giovedì 25 settembre, scoperto dalla suocera di Marco che ha denunciato al magistrato Di Maio, immediatamente, l’accaduto. Che ci faceva la suocera di Marco nell’appartamento, sigillato dai magistrati, la sera di giovedì 24, rimane un mistero.

Marco Paura
Marco Paura

Ma andiamo avanti. La suocera di Marco dice di aver trovato l’appartamento a soqquadro, ma cosa i ladri si siano portati dietro rimane anche questo un mistero. Nessuno indica quali sono i “valori” rubati a Marco nella sua casa. Che a sentire gli amici e chi in quella casa c’è stato, pare non ne abbia. Eccezion fatta per la tv e qualche videogioco. La mamma di Marco testimonia pubblicamente su FB che in quella casa c’è stata, insieme ad agenti della questura sabato 26 settembre, cioè due giorni dopo il finto furto denunciato dalla questura, e tutto era in ordine.

Nessun soqquadro, nessun furto. Possiamo dunque affermare al 100% che la casa di Marco non è stata svaligiata e testimoni sono anche i due agenti che sabato 26 si recarono con la mamma di Marco a casa sua. Questo è pacifico. E allora perché la questura si inventa questo furto? Affidando la diffusione della finta notizia a Badolati, ripeto una settimana dopo.

Cosa li ha spinti ad emanare quel finto comunicato?

Le cose secondo noi sono andate così: Marco viene arrestato e portato, insieme agli altri, in questura per le formalità di rito. Ma a differenza degli altri che saranno trasferiti in carcere, Marco non esce dagli uffici della questura, perché ha dichiarato di volersi pentire. Di spifferare tutto. E così i magistrati dispongono la “tutela” di Marco. Che resta per un po’, in attesa di essere trasferito in località protetta, negli uffici della questura.

Nel mentre parla con gli investigatori, che sono solo poliziotti. I magistrati sono impegnati a “notificare” gli atti a tutti gli altri arrestati. Marco è in stand by, seduto in una stanza insieme a diversi questurini. Che già che ci sono iniziano a porgli domande. E lui, per dimostrare tutto il suo pentimento, risponde. Una di quelle domande deve essere stata: dove tieni la droga e i soldi della bacinella?

Già, perché Marco, dicevamo, era il responsabile della piazza e tutti i soldi degli altri pusher, confluivano a casa sua. Per poi finire nelle tasche di Micetto. Uno smercio di diverse migliaia di euro al giorno. Che venivano accucchiati in una bacinella a casa sua. Tanti soldini. Compresi gli stipendi dei pusher che per lui lavoravano. Marco non avrà avuto nessun problema a rispondere. Ed indica il luogo, sfuggito alla perquisizione, dove ha ammucciato soldi e droga.

Una domanda magari fatta passare come una prova del suo pentimento, che gli agenti con i quali interloquisce gli dicono farà piacere ai giudici. Marco, dopo diverse ore, viene trasferito. Dove non si sa, ovviamente. Ma le rivelazioni fatte da Marco in quella stanza in attesa del suo destino, restano “patrimonio” di chi l’ha sentite.

Come abbiamo già raccontato nei precedenti articoli, su questa storia, succede qualcosa che conferma la nostra tesi. Già avvalorata dal silenzio omertoso del giornalista e del questore. Alcuni malandrini che abitano in quella zona, e bene conoscono il quartiere e Marco, non interessati dal biltz, da alcuni giorni monitorizzano la casa.

Sanno che a casa di Marco c’è la guagna che i poliziotti non hanno trovato. Forse qualcuno degli “scampati” gli ha chiesto di valutare le possibilità di un eventuale recupero. E mentre taliano la casa, ma si guardano bene dall’avvicinarsi, notano questo: sono quasi le 22,00 di venerdì 25, da un’ auto civetta scendono alcuni poliziotti in borghese, che ara ‘mmucciuna si recano a casa di Marco, per venirne fuori dopo oltre 20 minuti, con delle buste (a camuffo), che lesti mettono in macchina e schizzano via.

Il tizio ci avvisa di questo in diretta. E come abbiamo raccontato nei nostri precedenti articoli le cose, non tornano più. Che ci vanno a fare ara ‘mmucciuna questi poliziotti a casa di Marco, il giorno dopo il finto furto? Non è per la biancheria, perché, come dice la mamma, questa operazione avviene sabato 26, autorizzata e con la questura presente.

SPACCIO-DROGA-E-DETENZIONE-ARMI-14-ARRESTI-A-COSENZA

Che cosa hanno prelevato gli agenti a casa di Marco? E’ chiaro che hanno prelevato i soldi che Marco aveva nascosto a casa, il vero tesoro, altro che playstation! Ma qualcosa deve essere andato storto a questa “operazione”. Qualcuno li ha sgamati. O forse Marco ha rivelato ai magistrati, nei giorni seguenti il suo arresto, quello che in “buona fede” aveva rivelato ai furbetti della questura: dove nascondeva droga e soldi.

Questo arriva all’orecchio dei furbetti, che, coperti dai loro superiori, cercano di metterci una pezza. E chiamano il loro sodale Badolati, per inscenare un furto, per mettersi al sicuro qualora i magistrati non trovino il malloppo indicato da Marco. Così possono sempre dire che qualcuno li ha rubati.

Ovviamente devono collocare il furto prima di venerdì 25. E sono costretti ad indicare le famigerate 48 ore dopo l’arresto, cioè giovedì. Infatti lo sgamo deve essere arrivato a diversi giorni dal furto fatto dai questurini il venerdì 25, verosimilmente tra il 29 e il 30 settembre. Data in cui Marco vede di nuovo i magistrati. E racconta anche della guagna non trovata, e di averlo già detto anche ad altri investigatori.

Questo li costringe alla messa in scena con l’invio della velina tarocco una settimana dopo. In una questura normale, se, come dicono loro, il furto è avvenuto giovedì sera, la notizia, come da prassi, vista anche l’importanza, sarebbe dovuta uscire non dico il giorno dopo ma giù di lì. Invece arriva, ripeto, una settimana dopo. A sgamo avvenuto.

E’ questo che è successo, qualcuno si è messo in tasca il malloppo, sperando di farla franca. La prova di questo sta nel fatto che all’oggi non si è trovato nessun ladro, ovvero il colpevole di questo furto, nonostante la questura dica di essere ad un passo dalla soluzione del caso. Vedrete che non ci sarà mai nessun colpevole. Perché questo furto non è mai avvenuto. E lo dimostra il silenzio che le istituzioni omertose di questa città hanno inteso calare su questa storia. Noi ve l’abbiamo raccontata, e voi sapete, conoscendo la scarsa limpidezza della questura di Cosenza, che è vero. Infatti, nessuno ci ha ancora smentiti.

GdD