Festival della Canzone Arbereshe, tre giorni di magia

Alla fine, anche quest’anno ha vinto il Festival, ed ha vinto con i numeri: 16 canzoni in gara; 4 regioni di provenienza: Calabria, Sicilia, Marche e Puglia; importanti presenze d’oltreconfine: Albania; una nutrita presenza di pubblico; un Orchestra di 40 musicisti professionisti.

La magia del Festival si è rinnovata nel piazzale antistante la chiesa di Sant’Adriano, gremito di donne e uomini d’Arberia, che in questi tre giorni hanno riempito le strade della nostra comunità, cantando e danzando fino a notte fonda; e’ vero: Kjo është festa më e madhe që ka Arbëria; uniti ci siamo sentiti più forti; uniti siamo più forti!

Gli ingredienti? Il livello delle canzoni, la straordinaria orchestra e, da quest’anno, la RAI: il servizio pubblico presente sul palco con le sue massime autorità regionali e nazionali ha promesso una attenzione diversa; che si è vista da oggi nel servizio andato in onda sul TG della RAI.

Mio padre sarà contento; il suo spirito ieri sera aleggiava nel piazzale del Collegio, tra le quinte; sarà contento dell’impegno dei suoi figli e dei suoi nipoti; e si sarà emozionato di certo nel vedere Giuseppe D’Amico junior sul palco, nel sentire le sue parole; nel sentire la canzone di Arianna e le parole di Alessandro.

Certo si può e si deve fare di più, sempre e comunque!

Intanto iniziamo a farlo senza chiedere al Festival ruoli che non gli competono: la manifestazione è nata con lo scopo di: “conservare e valorizzare la lingua, la cultura ed il folklore arbereshe”; non può né deve avere altri ruoli, atteso che questo che ha lo svolge egregiamente.

Poi, e’ necessario che i sindaci dell’Arberia facciano rete: se c’è il Festival a San Demetrio non ci può essere la Sagra del costume a Vaccarizzo, e viceversa. O no?

Inoltre, e’ importante rinnovarsi, certo; ma di sicuro il festival non ha nulla o poco da imparare dai suoi tanti figli, meglio da alcuni di loro, che tutti gli anni, dall’alto dei loro scanni, con la puntualità di orologi svizzeri, inviano strali urbi et orbi, dimenticando che fino al 1980 gli arbereshe d’Italia cantavano due canzoni o giu di lì (Moj E Bukura More e Lule lule) ed ora dispongono di un patrimonio di 700 canzoni realizzate in quasi cinquant’anni di Storia.
Il Festival merita quanto meno rispetto!

Sono contento per Ernesto Iannuzzi e per gli straordinari abitanti di Firmo; Ernesto ha meritato di vincere, ha vinto con la sua voce e la sua storia.

Bravissimi Francesca Manoccio da Acquaformosa, seconda classificata e Clarissa De Santo da Caraffa di Catanzaro, arrivata terza.

A Marco Sabato da San Benedetto Ullano il premio Pino Cacozza per il miglior testo; a Giuseppe Basile da Plataci il premio della critica Avvocato Giuseppe D’Amico.

Tre immagini di questa edizione mi rimarranno impresse: Lu Fabbricatore con la bandiera della Palestina sul palco; Michele Baffa, il grande Michele, che stringe forte le mani di Ernesto Iannuzzi da sotto il palco dopo la vittoria; le lacrime di Ernesto Iannuzzi, le sue tante lacrime.

Badate bene, il Festival ci sarà anche l’anno prossimo, sempre e comunque; noi siamo di parte, certo, ma a noi piace e per noi rimane: “festa më e madhe që ka Arbëria”; voi tenetevi le vostre frustrazioni, i vostri rancori, le vostre delusioni, le vostre rivoluzioni; a noi non servono 😁🤷‍♂️.

Adriano D’Amico (Co Presidente del Comitato Organizzatore)