di Alessandro Mantovani
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Alle nostre spalle, da Catania e da Otranto, altre dieci barche si sono messe in mare per dirigersi verso le coste della Striscia di Gaza. Sono le Thousand Madleens e la Freedom Flotilla Coalition, nomi ormai storici delle missioni via mare contro il blocco navale israeliano, che risalgono al 2008 e dunque a ben prima della guerra sanguinosa scatenata da Tel Aviv dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Sono iniziative definite “alleate e in contatto quotidiano” con la Global Sumud Flotilla, ma arriveranno più tardi nello specchio di mare che Israele considera cosa sua.
OTTO BARCHE sono partite sabato 27 da Catania, sono le Thousand Madleens che ricordano la barca Madleens sequestrata a giugno dagli israeliani in acque internazionali. A bordo ci sono circa settanta persone di oltre venti nazionalità e alcuni parlamentari francesi tra cui l’eurodeputata ecologista Mélissa Camara e le deputate di La France insoumise Alma Dufour e Farida Amrani. Altre due, una si chiama Al-Ad-da (il ritorno), sono partite da Otranto mercoledì 25, il giorno dopo l’attacco con i droni e le bombe assordanti alle barche della Global Sumud nelle acque internazionali a sud di Creta. Ora sono in acque greche, le barche a vela partite da Otranto, ma navigano lentamente in attesa di quelle in arrivo da Catania.
“Navigazione agitata” ci raccontano da una barca a vela di 12 metri partita dalla Sicilia che porta il nome di Leila Khaled, storica militante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, nota anche per la partecipazione a due dirottamenti aerei tra il 1969 e il 1970. Un’altra piccola motonave, la Summertime, è invece più vicina alla Global Sumud: a bordo c’è Osama Qashoo, rifugiato palestinese nel Regno Unito, filmaker, animatore della Palestine house a Londra e inventore della Gaza Cola.
Si prepara anche una nave, confermano da Freedom Flotilla, che poi è sempre la Con – science, attaccata da due droni da guerra nella notte tra l’uno e il 2 maggio scorsi, al limite delle acque maltesi, danneggiata gravemente e costretta a tornare indietro prima ancora di aver imbarcato Greta Thunberg che aspettava a Malta. “Noi non portiamo beni, se non in quantità simbolica, l’obiettivo è politico, vogliamo rompere il blocco”, spiegano dalla Freedom Flotilla Coalition, che esiste dal 2008 e in Italia e coordinata da Zaher Darwish, esponente della comunità palestinese di Palermo e quadro della Cgil locale. “È una nave medica, porterà cento persone più l’equipaggio: medici, infermieri e anche qualche giornalista.
Portiamo umanità, persone, corpi. Non la cioccolata che poi ci dicono che ce la mangiamo a bordo”.
LA MOLTIPLICAZIONE delle imbarcazioni dirette a Gaza potrebbe indurre il governo di Israele a rispondere con violazioni ancora più gravi del diritto internazionale, della libertà di navigazione e dei diritti delle persone imbarcate? “Quelle di Israele – dice una attivista – sono azioni, non reazioni. Qualsiasi azione non allineata con le loro li inasprisce. Ma loro non sono in alcun modo minacciati, nessun inasprimento è giustificato, sono barche civili che portano aiuti, non c’è alcuna minaccia per Israele. Il messaggio della flottiglia tra l’altro si rivolge molto più ai governi europei che non stanno agendo che non a Israele”.









