Fondi per il teatro, chi è senza peccato? La doppia morale sul bando della discordia

In Calabria nulla è come appare. In tutti i settori e in tutte le attività.

Uno dei tanti scandali che è venuto fuori in questi giorni riguarda i fondi per il teatro. Un esposto-denuncia è stato presentato alla procura di Catanzaro e all’Autorità Nazionale Anticorruzione. Le accuse sono gravi: lo staff del presidente Oliverio avrebbe pilotato il bando per farlo aggiudicare alle compagnie dei cosentini Dante de Rose e Marco Silani.

Gli estensori dell’esposto-denuncia puntavano il dito contro Adriana Toman, la compagna di Palla Palla, alla quale sarebbero legati i due vincitori e tracciavano un quadro generale disastroso e corrotto.

Per offrire ai lettori un quadro esatto della situazione mancano però alcuni tasselli determinanti. Primo tra tutti quello relativo all’identità dei firmatari dell’esposto, che sono altre compagnie che si ritengono danneggiate: la Compagnia Dracma, il Teatro del Carro e l’Officina Teatrale di Catanzaro.

Il quadro che ne esce fuori è simile al casino di qualche mese fa per i 6 milioni di euro destinati alla cultura. A scatenare il casino furono proprio quei Comuni che vincevano sempre e che in quell’occasione avevano perso la “pappatoia”. Esattamente come in questa circostanza.

Ma entriamo nel merito.

Guardando la graduatoria dell’azione 2 vengono spontanee alcune considerazioni.

Non sembra che il cosiddetto “cumulo di benefici” sia alla fine così limitato.

La Compagnia Centro Teatrale Meridionale, nonostante abbia ricevuto nel corso dell’ultimo anno finanziamenti pubblici e quindi avendo un punteggio pari a zero per questo punto del bando, riesce a risultare terza nella graduatoria. Sarebbe bastato partecipare sull’area Centro (Catanzaro, Vibo e Crotone) e risultare vincitrice.

Infatti da nessuna parte nel bando è preclusa la partecipazione in zone diverse da quella dove ha sede legale il partecipante. Non a caso due delle compagnie in graduatoria hanno scelto di partecipare in zone diverse rispetto alla loro sede legale.

Si tratta della Compagnia Porta Cenere con sede a Cosenza, partecipante nell’area Centro e della Compagnia Dracma con sede a Vibo Valentia e partecipante nell’area Sud (Reggio Calabria).

Quello che risulta bizzarro è che nella lettera del 13 agosto (firmata dai presidenti delle compagnie che stanno muovendo accuse alla redazione del bando e a tutto il suo seguito) venga definita “stranamente proponente per le province Catanzaro-Vibo-Crotone” la Compagnia Porta Cenere mentre evidentemente la scelta risulta normale quando viene operata dalla Compagnia Dracma, il cui presidente è uno dei firmatari della lettera prima e dell’esposto-denuncia dopo.

E questo ci fa sorgere un altro dubbio: le tre compagnie che già a fine maggio hanno avanzato dubbi sulla correttezza del bando hanno partecipato a questo, entro la scadenza del 9 maggio. Se la graduatoria avesse avuto un altro esito, i firmatari avrebbero continuato ad avare gli stessi pregiudizi nei confronti del bando? Sarebbero arrivati al punto di rinunciare per dimostrare questo?

Oppure, come riportato dal Corriere della Calabria del 27 maggio a firma di Sergio Pelaia, un altro esito del bando lo avrebbe sdoganato da ogni tipo di accusa?

A fugare (o a confermare) il dubbio, ad ogni modo, potrebbero essere sia eventuali iniziative di carattere legale da parte delle compagnie “dissidenti”, sia l’esito del bando stesso.

Come a dire: se vinciamo noi, il bando è fatto bene, altrimenti è fatto male.

Nel novembre 2015 due “armazimeche” (Andrea Naso, deus ex machina della Dracma e Annamaria De Luca del Teatro del Carro) risultano vincitori di un bando a cui potevano partecipare solo ed esclusivamente i 9 organismi che avevano gestito le residenze teatrali. In quell’occasione nessuno dei partecipanti si è lamentato del fatto che il bando escludesse categoricamente qualunque altro organismo a prescindere dal curriculum e dai requisiti.

A proposito di cose realizzate “stranamente” la Compagnia Dracma alla fine del 2011 risulta vincitrice del bando per le residenze teatrali. Stranamente la compagnia vince sia il primo che il terzo bando. Poiché è molto improbabile che uno stesso organismo possa partecipare e ricevere contributi due volte per la stessa attività, si potrebbe ipotizzare che non aveva le carte a posto e che fortunatamente ritornano a posto dopo un anno.

Come anche per la Compagnia Officina Teatrale di Catanzaro, diretta da un altro firmatario della lettera, Giovanni Carpanzano, che perde il primo bando perché la data di costituzione era successiva al 1° gennaio 2008 e fortunatamente al bando successivo questo parametro è spostato al 1° gennaio 2009.

Insomma, per dirla evangelicamente, chi è senza peccato scagli la prima pietra. E invece finora non sapevamo neanche chi aveva preso carta e penna per scrivere a Gratteri e a Cantone.

E non è ancora finita.