Forza Italia, i retroscena del congresso-flop di Occhiuto. “Tajani ha detto che nun se deve vota’. E basta”

“Sono candidato alla vice segreteria nazionale insieme a Deborah Bergamini, insieme ad Alberto Cirio, insieme a Stefano Benigni, dirigenti che hanno dimostrato in tante occasioni il loro valore. Non so se domani si voterà per i vice segretari o se si procederà per acclamazione. Secondo me se si votasse sarebbe un bell’esercizio di democrazia, di partecipazione.Tanti delegati sono venuti qui a Roma, ed è giusto che ascoltino gli interventi di chi sta qui sul palco, ma è giusto anche che abbiano uno spazio di partecipazione attiva. Se non si dovesse votare, e se si dovessero eleggere i vice segretari per acclamazione, va bene comunque…”. Così parlava Robertino Occhiuto alla vigilia della seconda giornata del congresso nazionale di Forza Italia. 

Sabato è stato il giorno dell’elezione dei quattro vicesegretari – Roberto Occhiuto, Deborah Bergamini, Stefano Benigni e Alberto Cirio -, ma la partita per chi dovrà essere il “vicario” di Tajani, più vicesegretario degli altri vicesegretari, è stata molto delicata. “… Occhiuto – racconta Federico Capurso su “La Stampa” -, vicino al leader ma anche alla corrente di Licia Ronzulli, nella riunione serale con i vertici del partito chiede di mettere al voto i vice: sarà “vicario” chi prenderà più voti e non, invece, il più anziano. Offre le sue ragioni: «Il voto sarebbe un segnale di democrazia», dice agli altri. Ma in quel momento entra nella stanza il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani, che nei momenti più caldi non riesce a trattenere il suo accento romano: «Aò, Antonio è stato chiaro, nun se deve vota’». Fabio Roscioli, tesoriere del partito e sacerdote delle regole interne, pone un dubbio sulla possibile «interpretazione» delle parole del nuovo segretario in pectore, ma Barelli sbotta: «Macché “interpretazione”, Antonio ha detto che nun se deve vota’. E basta». Stefano Benigni, uomo vicino a Marta Fascina, si acconcia alle richieste del nuovo leader: «Se Antonio non vuole, allora non si vota». Ma gli animi si scaldano…”.

L’hanno capito anche i bambini che una eventuale acclamazione per Robertino sarebbe stata eccessiva e avrebbe potuto creare le premesse per mettere un’ipoteca sul partito. Niente da fare, Occhiuto è stato messo a cuccia. La “vicaria”, per motivi anagrafici, sarà Bergamini, da sempre considerata molto vicina alla famiglia Berlusconi. E anche questo, per Tajani, è importante: ha bisogno di sentire al suo fianco Arcore, specie in questi primi mesi da segretario, con il banco di prova delle Europee così vicino. Ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo presto.