La congiura contro Robertino “trombato”
La mancata elezione di Robertino Occhiuto a vicesegretario vicario di Forza Italia è la spia che stanno cambiando gli equilibri all’interno di Forza Italia e che i due fratellini Occhiuto non godono più della considerazione che avevano fino a qualche tempo fa. La guerra intestina che sta dilaniando il partito, in attesa che le gerarchie vengano (se mai accadrà) stabilite da un congresso con democratiche votazioni ha portato ad un tutti contro tutti e Robertino ed i suoi compari sono partiti alla conquista del titolo, convinti del risultato positivo, con la solita arroganza ma, buon per noi, sono tornati in Calabria con la coda fra le gambe. E messi a cuccia.
La mancata elezione è maturata quindi principalmente con la decisione dei “salotti romani” di ridimensionare Robertino e di prendere le distanze da lui; la voce che gira nella capitale è che nonostante quanto sostenuto da alcuni sondaggi “amici”, la popolarità di Robertino è colata a picco. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la sanità calabrese è allo sbando totale, il turismo, che dovrebbe rappresentare la voce principale di reddito per la nostra regione, è completamente al palo e nonostante tutte le chiacchiere di Robertino volare da e per la Calabria per i pochi turisti rimasti è sempre più un incubo.
Il capo dei parassiti si limita a propaganda di regime a spese dei “caggi” ed è ormai a tutti evidente che sotto il suo regno la vita dei calabresi non sia migliorata in nessun ambito (anzi) e che l’unico risultato da Robertino fino ad oggi conseguito (ed inseguito) è stata “l’occupazione” da parte della sua corte di tutti posti di potere.
La bocciatura di Occhiuto come vicesegretario vicario di Forza Italia è quindi figlia da una parte del timore del suo stesso partito di identificarsi troppo con un soggetto fuori controllo che si sta bruciando giorno dopo giorno e dall’altra parte del malcontento dei calabresi.
Proprio quest’ultimo merita di essere analizzato e infatti, in una Calabria dove i segreti non esistono ma tutti sanno tutto, le voci del possibile sonoro flop di Robertino giravano già da qualche giorno nella Cittadella ma soprattutto si mormorava di questo nella Sibaritide. Sembra certo che alcuni esponenti di Forza Italia abbiano fatto fronte comune nel timore che Robertino, se eletto, acquisisse ancora più potere mettendo tutti in ombra e soprattutto temevano che il partito, ormai da lui controllato in Calabria in maniera scellerata, potesse implodere lasciando tutti a bocca asciutta. Meglio un Robertino depotenziato, hanno pensato, che il rischio di finire tutti a casa.
Il delirio di onnipotenza del capo dei capi è diventato ormai un problema patologico e anche i suoi compagni di partito temono le sue reazioni isteriche e scomposte. Proprio dalla Sibaritide quindi si sarebbe mossa la congiura – o il “gombloddo” parafrasando lo slang tamarro e rozzo del Nostro – contro Robertino con a capo manco a dirlo Gianluca Gallo “mister 22.000 preferenze”, che sbava per essere candidato a prossimo presidente della Regione in quota Forza Italia prendendo proprio il posto di Robertino.
Il famigerato Gallo (cedrone), sostenuto da altri 4 consiglieri regionali e con il via libera di alcuni altri elementi del partito si sarebbe messo in contatto direttamente con Tajani spiegandogli quanto rischi Forza Italia in Calabria (unica regione dove ancora prendono voti) con un Robertino fuori controllo. Sempre secondo le voci che giravano nella Sibaritide, ci sarebbero state pressioni su Tajani per depotenziare Robertino anche da parte degli alleati, in particolar modo da parte di esponenti della Lega (timorosi di perdere la poltrona), e Tajani, che tutto è tranne che fesso, e che conosce molto bene i limiti del personaggio Occhiuto, ha ascoltato tutti i “consiglieri” decidendo di dare una bella lezioncina a “Mister Arroganza” facendogli prendere la sonora tranvata. Tajani così facendo ha raggiunto un doppio risultato: eliminare un suo possibile antagonista a livello nazionale e mantenere gli equilibri in una Calabria a guida Forza Italia. E non è finita qui. A presto.