APPELLO URGENTE SULLA FRANA DI CAVALLERIZZO
Da oltre vent’anni, la frana di Cavallerizzo è una ferita aperta nella Calabria settentrionale. Non è solo un dissesto geologico: è un trauma che ha spezzato la vita di un’intera comunità. Ha interrotto legami sociali e familiari, creato isolamento, generato abbandono scolastico e cancellato il rapporto storico tra l’area urbana di Cosenza e la valle dell’Esaro.
Quella frana ha portato via una strada che manca come l’aria. Una strada vitale che toglie ossigeno al presente e al futuro: soffoca lo sviluppo, impedisce ai giovani di muoversi, alle famiglie di vivere, alle imprese di crescere. È un polmone chiuso da troppo tempo. Ogni giorno che passa è un respiro in meno per questo territorio.
E non riguarda solo il Comune di Cerzeto: questa frana colpisce un vastissimo comprensorio, decine di comuni e migliaia di cittadini che da oltre vent’anni vivono isolamento, difficoltà quotidiane e mancata sicurezza.
Negli ultimi anni e anche recentemente, la Regione Calabria ha deliberato ingenti risorse per il dissesto idrogeologico, ma della frana di Cavallerizzo non c’è ancora una volta traccia. E ci chiediamo: ma possibile che a Genova, in un solo anno, il Ponte Morandi sia stato ricostruito, e qui, a Cavallerizzo, non si muova foglia?
Se non si utilizza ora il PNRR per ripristinare quella strada, rischiamo di perdere per sempre l’opportunità di restituire vita, sicurezza e futuro a questo territorio. Dopo, non ci saranno altre possibilità: quella strada rimarrà spezzata, e con essa il sogno di una Calabria settentrionale viva e connessa.
Si chiede con forza e urgenza a tutti:
• Regione Calabria: assumetevi finalmente la responsabilità e intervenite subito con risorse adeguate;
• Provincia di Cosenza: sostenete questa comunità e difendete i suoi diritti;
• Prefetto di Cosenza: garantite attenzione costante e coordinamento istituzionale;
• Governo nazionale e Parlamento Italiano: fate di Cavallerizzo una priorità nazionale;
• Parlamento Europeo: vigilare e intervenire per garantire equità, coesione e tutela dei territori più vulnerabili;
• Presidente della Repubblica: farsi portavoce dei cittadini dimenticati;
• Commissione Europea: sostenere il diritto alla sicurezza, alla coesione e alla vita del territorio;
• Sindaci, amministrazioni e consigli comunali del territorio: assumete un ruolo attivo per difendere la comunità;
• Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado: denunciare l’impatto educativo e sociale;
• Università degli Studi della Calabria: contribuire con competenze scientifiche e tecniche per soluzioni efficaci;
• Camera di Commercio e Assindustria: difendere lo sviluppo locale;
• Procura della Repubblica di Cosenza: vigilare su eventuali omissioni e responsabilità;
• Movimenti ambientalisti: unirsi a chi difende il territorio, la vita e la memoria di Cavallerizzo;
• Chiesa e società civile: continuare a dare voce a chi è dimenticato;
• Politica di ogni livello: non voltare lo sguardo, è il momento di agire.
E una domanda resta sospesa, dolorosa e urgente:
Se tutto questo fosse accaduto nel Nord Italia, o in un’altra parte d’Europa, quella strada sarebbe ancora spezzata dopo vent’anni? O dobbiamo davvero continuare a pensare che, qui in Calabria, siamo figli di un dio minore?
Cavallerizzo merita aria.
Merita respiro.
Merita sicurezza, giustizia e futuro.
Ogni giorno perso è un giorno in meno per salvare il territorio e la dignità delle persone.
Dopo vent’anni, questo non è più un semplice appello: è un grido civile, un diritto negato, un’urgenza morale.
È tempo di agire. Adesso. Prima che sia troppo tardi.
Giuseppe Terranova









