di Franco Bruno, già parlamentare
Le elezioni a Rende coincidono con quelle dell’Università. Ma quanto sono diverse. E quanto saranno intrecciate.
Spero vivamente che, nell’attuale campagna elettorale per il Comune, si possa ascoltare qualcosa — da parte della politica e dei candidati a sindaco — su questo argomento.
L’Unical, grande, autorevole, importantissima, resta un’anomalia nella vita democratica della comunità. Condiziona. Progetta. Decide. Si autodetermina. E, come soggetto politico autonomo… governa. Chiariamo: credo che l’Università sia una grande risorsa. Da sostenere, valorizzare, raccontare. Dentro l’Unical ci sono amici di valore, menti brillanti, competenze elevate. E non fa niente di premeditato. La politica è assente e i professori vanno a riempire quel vuoto.
Ma la nostra democrazia non prevede il governo degli “illuminati”.
I territori vanno governati dai Municipi. Dai Sindaci eletti. E coordinati su scala più ampia da un governo regionale legittimato dal voto.
La storia insegna che se la supremazia passa dalla politica ad altro le persone e i loro diritti sono meno tutelati. E nei territori più deboli, con un’economia fragile, quel ruolo può essere occupato dalla tecnica. Dalle Università.
Diciamoci la verità: i sindaci di Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto contano sempre meno rispetto al Magnifico.
Leone, ad esempio, è un ottimo rettore. Conosciuto e stimato. Ha fatto un lavoro eccellente. Il suo successore designato, Gianluigi Greco, è una figura già affermata a livello internazionale. L’ho ascoltato più volte: è arguto, brillante, coinvolgente, convincente.
Ma nessuno dei due è un Sindaco.
Sono eletti da un conclave che non è quello riconosciuto dalla Costituzione.
Eppure spostano – con poco o in alcuni casi, senza nessun confronto col territorio – equilibri, interessi, risorse, competenze, opere pubbliche. 400 milioni per il nuovo ospedale, che sarà l’ospedale dell’Unical. Un nuovo svincolo autostradale – Unical Nord – che si aggiungerà a quello già esistente di Unical Sud (con buona pace del Savuto cosentino).
Realizzano teatri e cinema, con una loro autonoma politica culturale. Costruiscono impianti sportivi. Quartieri residenziali abitati solo da giovani.
Hanno le loro mense, i loro ristoranti. I loro spazi di coworking. I loro rapporti diretti con grandi aziende e multinazionali. Drenano milioni e milioni per manutenzioni, ricerca, sperimentazione, energia. Con concorsi atipici e regole particolari. Con una formula di “governo partecipato e cooptante” che va ben oltre il vecchio consociativismo politico.
Gli amici di Rende che si erano battuti contro la Grande Città si trovano ora davanti a un problema più grande di loro. La clessidra si è rovesciata: Rende non è più il Comune che ospita l’Università. È solo un territorio dove si trova l’Unical. Stanno diventando subalterni.
La “supremazia” è passata di mano.
E Cosenza? Cosenza conta ancora meno. Consegnata all’irrilevanza della tattica senza strategia. L’opera pubblica più importante per la città? La metro per andare all’ospedale dell’Unical.
Come si restituisce all’Istituzione municipale il ruolo che l’impianto costituzionale le riconosce? Con quale autorevolezza si può ricostruire un confronto equilibrato, alla pari? Ci saranno questi temi ad orientare il voto per il prossimo Sindaco?
Io credo che Rende abbia bisogno di una personalità forte, all’altezza del compito che lo aspetta. Capace di confrontarsi e di elevarsi. Consapevole del ruolo storico della politica e delle istituzioni. Altrimenti sarà solo un’amministrazione dell’ordinario, fine a sé stessa.
Ovviamente, sempre meglio della situazione attuale. I commissariamenti municipali sono solo propaganda. Non risolvono nulla.
E, a Rende, i commissari hanno brillato solo per la loro assenza. Qualsiasi amministrazione farà meglio. Ma avere un Sindaco radicato, ambizioso, potrà finalmente rimettere in moto un cammino democratico sano e costruttivo.