Cosenza, Franco Bruzzese ai malandrini: Occhiuto non si tocca

Sono anni che l’ormai ex boss degli zingari Franco Bruzzese riempie verbali. Molti dei quali parlano di malavita. Tangenti, droga, strozzo, appalti, omicidi, tentati omicidi, intimidazioni, attentati, ma anche di politica.

Bruzzese, dopo la morte di Michele Bruni, e l’eliminazione del fratello Luca, era di fatto il reggente della cosca degli zingari; c’era qualche contrasto con Strusciatappine, ma niente di trascendentale, niente che il grande capo non potesse tenere sotto controllo.

Disponeva di un gruppo determinato e agguerrito. E questo lo rendeva oltre che intoccabile anche capo indiscusso. Una vita spesa per il crimine fino al suo pentimento che alcune fonti dicono avvenuto 5 mesi fa. Da allora racconta tutto Francu u zingaru.

Parla e canta che è una meraviglia. Non risparmia nessuno. Amici, parenti e affiliati. Le sue sono dichiarazioni preziose dato il ruolo che ricopriva. Come racconta agli inquirenti, lui ordinava e gli altri eseguivano. Chi meglio di lui conosce fatti e misfatti della città?

Daniele Lamanna

Non si muoveva foglia senza il suo permesso. Tutto doveva essere autorizzato dal “direttorio” Bruzzese/Rango/Lamanna. E’ lui il principale fautore, stimolato da un acuto Daniele Lamanna, dell’entrata in Comune della cosca. Del resto il capogabinetto Potestio più volte è stato intercettato al telefono con esponenti di spicco del clan zingari.

In alcune intercettazioni ad opera della Guardia di Finanza parlano dell’appalto di piazza Fera/Bilotti. Segno evidente di un contatto quotidiano tra l’amministrazione Occhiuto e il clan Bruzzese/Rango/Lamanna.

La novità, ci fa sapere un caro amico, nelle dichiarazioni del Bruzzese, sta nella conferma di alcuni episodi che vi abbiamo raccontato: il caso del pestaggio di Ivan Trinni e l’intimidazione di Giacomo Fiertler, dove è sempre presente Daniele Lamanna.

Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio
Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio

A detta del Bruzzese, fu lui stesso, dopo averne discusso insieme a Rango, ad ordinare a Daniele di eseguire le due intimidazioni, in virtù dell’accordo preso con il duo Occhiuto/Potestio. Quindi, il Bruzzese conferma che Daniele Lamanna non minacciava le persone dicendo “lascia stare ad Occhiuto”, per sport, ma per un loro preciso disegno criminale, come da accordi presi prima del ballottaggio, di “prendersi il Comune” in concordato con il sindaco e il capogabinetto. Accordo che consisteva nel fornire un binario diretto alle loro ditte amiche affidando loro i lavori direttamente, la gestione delle cooperative sociali, sguabbi su appalti, e tanti altri mmualici, dove c’era da fare guagna.

Una novità di non poco conto che conferma anche l’infiltrazione mafiosa nel Comune. Il Bruzzese racconta della loro volontà di affermarsi nei lavori pubblici e per questo era necessario sbarazzarsi dei concorrenti. Proprio per non mettere in imbarazzo Occhiuto e facilitargli il compito nell’assegnazione diretta a chi dicevano loro, senza correre il rischio che qualcuno si lamentasse, magari con qualche onesto giudice, di queste preferenze.

Se non ci sono altri malandrini a pretendere guagna è meglio per tutti. Così nasce la “campagna”, che girerà in città per più di un anno: Occhiuto è cosa nostra.

Racconta Bruzzese che l’unico problema, che poi problema non era, si presentava con la vicinanza di Potestio con il clan Lanzino, al quale non si poteva negare ciò che era loro. E per amor di pace, addui ci mangiano due ci mangianu puru tria.

Del resto non conveniva più a nessuno, dopo la fine del clan Bella Bella, fare la guerra. E’ un Bruzzese a tutta gola quello che ci raccontano. Non risparmia aneddoti e particolari che si incastrano alla perfezione con quanto fino ad ora dichiarato dai Foggetti. Se la mala piange la politica non ride.

GdD