Franz ai cosentini (che non pagano e fanno bene): pagate i tributi!

Se Nicola Adamo, il vero sindaco della città, pensava di far fronte ai tanti problemi economici del fallito Comune di Cosenza, prelevando dalle tasche dei cosentini, attraverso esosi balzelli comunali, il necessario per fare un po’ di cassa, beh, questa volta ha fatto davvero i conti senza l’oste. E questo meraviglia un po’: uno sgamato come Capu i Liuni che, nel calcolo dell’intrallazzo, non tiene conto della “variabile culturale”, ovvero la cosentinità, che caratterizza la nostra mutabile capacità di adattamento agli eventi, specie a quelli negativi, è un errore che da lui proprio non ci aspettavamo.

Capu i Liuni sa bene – lo dice la sua lunga storia di politico popolano, nato e cresciuto nel cuore pulsante della cosentinità – che il cosentino ha un limite che non si può superare: “toccami tutto, ma non toccare la famiglia, la casa, e il portafogli”.  Che è quello che si è messo in testa di fare Nicola Adamo: mettere le mani in tasca, con la pretesa dei tributi comunali, dei cosentini per apparare la grave situazione economica in cui versa il comune, frutto di decenni di sistematico ladrocinio a cui lui ha sempre preso parte, e che il decennio occhiutiano ha definitivamente affossato.

Sono mesi che Franz Caruso, l’altoparlante di Capu i Liuni, che aveva promesso la famosa operazione verità sui conti comunali mai arrivata, lancia allarmi sulla diffusa evasione tributaria presente in città. Dice Franz, un pupazzo che si muove a comando, sulla situazione recupero balzelli comunali: quasi l’80% dei cosentini non pagano i tributi comunali (spazzatura, acqua, tassa sulla casa), e a questi si aggiungono tutte le attività commerciali che occupano il suolo pubblico, che a Cosenza sono tante, e che non pagano il dovuto. Solo una decina hanno saldato il conto con il comune. E lancia appelli: cosentini pagate le tasse, nel mentre posa vicino alla sua nuova Porsche. Direbbe il cosentino: “… tillè fricà tu!

Pagare le tasse è un dovere civico, ma anche non tartassare il cittadino è un dovere delle istituzioni. Se vivessimo in un tempo di benessere, crescita, sviluppo, e di pace e felicità per tutta l’umanità, siamo sicuri che nessuno avrebbe problemi a pagare i tributi, ma, ahinoi, quello che stiamo vivendo è un tempo di sacrifici: rincari a manetta e per ogni genere di prima necessità. Bollette della luce e del gas alle stelle, sanità e scuola a pagamento, e servizi inesistenti. E questo, a detta di esperti economisti, è solo l’inizio della bufera economica che sta per travolgerci (facciamo i dovuti scongiuri, ma non si esorcizza una tempesta sociale con una grattata di palle), e con tutti sti caxxi in testa, ora si ci mette anche il Comune. Che è quello che i cosentini dicono, che più che evasori come dice Franz, non hanno le risorse per affrontare in questo momento questa ennesima “spesa”, e nonostante ciò, Nicola, pretende i soldi lo stesso, e poco gli importa se lo stipendio è già finito. Il suo problema è fare cassa per poter gestire, come ha fatto Occhiuto prima di lui, i soliti intrallazzi con gli amici degli amici. Della situazione economica dei cosentini non gliene frega niente.

Se oggi avessimo avuto un comune sano economicamente, una soluzione temporanea si sarebbe potuta trovare. Magari sospendendo momentaneamente il pagamento delle “cartelle”, in attesa di tempi migliori. Ma l’incombenza dei debiti prodotti dallo sprido senza ritegno della politica tutta pesa sulle spalle dei cosentini, costretti a sborsare altro denaro, in una situazione drammatica. C’è gente che ha fatto soldi a palate in questi ultimi 20 anni con il Comune, e li conosciamo tutti,  ed ora pretendono che a pagare siano i cittadini in estrema difficoltà. Forse Nicola nel suo ennesimo diabolico piano, oltre alla cosentinità, non ha calcolato e ben compreso le complesse “nuove congiunture geopolitiche” in atto nel mondo, pensava che il tempo del comune che si fa debiti sarebbe continuato per sempre. Ed invece la guerra, le sanzioni, i rincari, l’abolizione in atto dello stato sociale, gli hanno rovinato la festa. Soldi non ce ne sono.

Quello che sta succedendo a Cosenza, una inconsapevole rivolta fiscale, è l’anticipazione di quello che succederà nell’imminente futuro nel resto d’Italia, la gente non pagherà e i problemi sociali, aggravati anche dall’irresponsabile politica di eliminare l’unica copertura sociale che può far fronte alla crisi che ci aspetta come il Reddito di Cittadinanza, deflagreranno come una bomba. Perciò, Capu i Liunì, non rompere le scatole e aspetta: appena la situazione migliora i cosentini provvederanno a pagare il dovuto, mo’ unnè momento… ni simu capiti?