La storia del calcio italiano oggi ricorda il 19° anniversario dalla conquista del nostro ultimo trionfo mondiale battendo la Francia a Berlino. L’evento arriva a poche settimane dall’avvento al timone della Nazionale di Gennaro “Rino” “Ringhio” Gattuso, uno degli eroi di quella spedizione azzurra da calciatore. Tutta l’Italia del calcio si affida a lui per risollevare le sorti della Nazionale e più in generale agli “azzurri per l’azzurro” come da slogan confezionato per uscire fuori dall’impasse. E Rino ha tanta voglia di cimentarsi in questa nuova avventura. Il nostro omaggio non può essere che quello di ripercorrere le tappe salienti di quello che è il legame indissolubile con la sua terra, con la Calabria e in particolare con Schiavonea, descritto in maniera bellissima nella sua biografia ufficiale: “Se uno nasce quadrato non muore tondo”.
IL FIGLIO DI MASTRO RINO (https://www.iacchite.blog/luomo-discende-da-gattuso-il-figlio-di-mastro-rino-da-schiavonea/)
GATTUSO E SCHIAVONEA (https://www.iacchite.blog/gattuso-e-schiavonea-la-spiaggia-la-prima-formazione-e-la-gara-a-dieci-gol-con-il-supertele/)
JONICA SPORT, LA PRIMA SQUADRA “UFFICIALE” E MASTRO TOTONNO (https://www.iacchite.blog/gattuso-e-schiavonea-la-storia-racconta-jonica-sport-la-prima-squadra-ufficiale-e-mastro-totonno/)
GATTUSO: PENSO, GIOCO, ALLENO E SOGNO IN CALABRESE (https://www.iacchite.blog/gattuso-e-la-calabria-penso-gioco-alleno-e-sogno-in-calabrese-sempre-in-allenamento-col-mio-dialetto/)
CALABRESI DI GERMANIA, LA GENTE DI SCHIAVONEA E LA FESTA DI CORIGLIANO
In Germania, nel ritiro di Duisburg, alloggiavamo in un albergo decisamente più spartano rispetto a quelli extralusso a cui eravamo abituati, ma che quanto a calore e comfort non aveva nulla da invidiare all’Hilton. Soprattutto perché uno dei due proprietari della struttura era un signore calabrese, Fausto, e alcuni camerieri arrivavano proprio dalla Calabria. Figuratevi la mia felicità, perché per un mese mi sono sentito come a casa mia: potevo parlare in dialetto a 2000 chilometri dalla mia amata Schiavonea. Mi trovavo talmente bene in quel posto che credo di non essermi mai cambiato per andare a fare un giro nel centro della città. Nei momenti liberi mi venivano a trovare Monica e Gabriela, che era diventata un po’ la piccola mascotte della spedizione…
Io cercavo di distrarmi soprattutto con la musica: sono uno che spazia da Pino Daniele ad Adriano Celentano, ma posso pure ascoltare Mondo Marcio, tanto per far capire come sono messo. Sono un amante della musica in generale, anche se prediligo sonorità un po’ romantiche, a dispetto dell’impressione che posso dare quando mi si guarda. Se vi dico che al Mondiale ascoltavo Renzo Arbore mi credete? Avevo un cd nell’iPod che aveva fatto Cannavaro, un bel mistone di canzoni napoletane, il concerto di New York. E’ stata la mia colonna sonora per tutto il mese, perché il calore meridionale fa sempre bene all’anima…
LA FESTA – Nello spogliatoio è un macello, musica napoletana a tutto volume grazie al mio iPod e al mega altoparlante di Materazzi. Mezzi nudi e tra un bicchiere di vino e l’altro iniziamo a cantare come forsennati, repertorio i grandi classici napoletani portati da Cannavaro… A tarda notte mi metto davanti alla tv per vedere, per la prima volta, la sequenza dei rigori. Ogni volta che la riguardo, dopo il gol di Grosso, quando Caressa dice: “Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene, perché stasera abbiamo vinto tutti, abbiamo vinto tutti” mi viene la pelle d’oca alta tre centimetri. E ripenso a tutte quelle persone che mi sono state vicino, ai miei familiari, ai miei compagni, ai miei amici. E a mio nonno Gennarino che non c’è più. e a tutta la gente di Schiavonea. La Coppa del Mondo è tutta per loro.
Al ritorno in patria devo tenere fede a una scommessa fatta con capitan Cannavaro: tagliarmi a zero i capelli come lui, gliel’ho promesso in caso di vittoria. E così, sull’aereo, Massimo Oddo, il barbiere ufficiale della squadra, che dopo la finale aveva tagliato il codino a Camoranesi sul campo, mi lascia appena un millimetro di peli sul capo. Così scendo dall’aereo conciato come un marine, mentre a Roma ci attende una fiumana incredibile di persone giunte da tutta Italia per salutarci e fare di nuovo festa con noi. Saliamo sul pullman a tetto scoperto e per ogni strada che imbocchiamo sentiamo il celeberrimo Popopopopo… diventato ormai l’inno ufficiale del Mondiale. Gente impazzita, tutti che si sbracciano, ci salutano, ci ringraziano, persone che salgono sul tetto delle proprie automobili. Poi al Circo Massimo raggiungiamo l’estasi dei sensi, mai vista così tanta gente in una volta sola in vita mia. Quando suona l’inno d’Italia è una sola, unica grande voce: grazie a noi, almeno per qualche giorno, l’Italia è un paese unito.
La stessa cosa succede qualche giorno dopo a Corigliano. Difficile descrivere a parole ciò che ho provato davanti a quella folla di compaesani, tra i quali tante facce che avevo conosciuto durante la mia infanzia. Quando salgo sul palco mi blocco, sono troppo emozionato. Il sindaco mi nomina ambasciatore di Corigliano nel mondo, un altro titolo dopo quello di Cavaliere conferitomi dalla Repubblica e a quel punto mi viene solo da dire grazie, grazie a tutti, grazie di cuore.
5 – (fine)









