Gioia Tauro. Il pm Musolino getta ombre sul Comune a guida Forza Italia: “Piromalli ha indossato il manto del lupo e per indossarlo ci vogliono tanti agnelli”

“Dopo la scarcerazione del boss serviva ristabilire gli equilibri a Gioia Tauro”: così ha detto il procuratore di Reggio Borrelli nel corso della conferenza stampa successiva all’operazione “Res Tauro”, che descrive il boss Pino Piromalli come una figura carismatica, di rango superiore a chi, invece, era rimasto a piede libero.

“Le indagini avviate nel 2020 – ha aggiunto -, hanno poi subito una svolta nel 2021, proprio in seguito alla scarcerazione del boss che, da una parte ha ristabilito la propria posizione, dall’altra ha messo in atto un processo di armonizzazione”.

Per gli inquirenti la scarcerazione del capo ha “rivitalizzato” la cosca. Ricostruita la struttura di comando, che vedeva al vertice proprio il boss, che avrebbe mediato dissapori tra i Piromalli. Agli affiliati veniva contestato di non aver saputo gestire i rapporti con i Pesce, Mancuso e Molè, di non aver sostenuto la sua famiglia durante la detenzione e di aver sfruttato la sua caratura criminale senza corrispondere, però, i dovuti profitti. La regia centrale del boss avrebbe ricomposto tali fratture.

Per l’operazione “Res Tauro” è stata disposta, in collaborazione con i ROS, un’ampia attività tecnica investigativa260 decreti di intercettazione, anche ambientali. Nell’abitazione del boss, secondo quanto emerso in sede di conferenza, sono state installate ben 17 telecamere. Contestate agli indagati estorsioni legate a compravendite immobiliari: “Chi acquistava, doveva versare una quota alla cosca. I profitti accertati arrivano fino a 600 mila euro. È emersa anche – ha aggiunto il procuratore – l’alterazione di aste giudiziarie e sei episodi di intestazione fittizia”.

Il magistrato Stefano Musolino ha sottolineato che l’inchiesta è partita dall’ex procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e ha detto con chiarezza che “quello che si può registrare è una mollezza del tessuto sociale di Gioia Tauro, sia imprenditoriale che cittadino. Giuseppe Piromalli ha indossato il manto del lupo e per indossarlo ci vogliono tanti agnelli”. Musolino poi riferendosi a una nota stampa del Comune di Gioia Tauro ha detto che si tratta di un “comunicato stampa anonimo in cui non si capisce nulla… e che dalle indagini che emergono in questa mollezza, se io fossi un cittadino di Gioia Tauro sarei preoccupato…”.

«Speriamo che ne arrivi un’altra – ha detto Musolino – dopo aver letto ciò che emerge dall’indagine. Perché al di là della rilevanza penale, ciò che colpisce è la totale assenza di resistenza da parte di una comunità che sembra quasi non vedesse l’ora che Piromalli tornasse a comandare».

Il Comune di Gioia Tauro è attualmente guidato da Forza Italia: la sindaca Simona Scarcella è diretta emanazione del tragicomico deputato Cannizzaro, che si guarda bene dal parlare di ‘ndrangheta nei suoi pittoreschi comizi alla Cetto Laqualunque e che è stato lambito da più inchieste della Dda di Reggio.

Borrelli ha parlato infine del suo arrivo in città e della procura di Reggio Calabria: “Essere arrivato qui pone un procuratore in una posizione di vantaggio, perché trova un ufficio molto operativo. Si è visto, ad esempio, nel caso dell’operazione odierna, il lavoro portato avanti in questi anni dal Procuratore Bombardieri. Ci tengo, però, a ricordare che a queste attività investigative, deve far seguito l’attività di analisi di alcuni fenomeni criminali. E, non vi è dubbio, che sotto questo profilo il ROS, è il principale supporto di cui una procura della Repubblica può avvalersi”.