Giornalisti, figli e figliastri: lettera aperta ai magistrati de Raho e Scerbo

Oldani Mesoraca e Palla Palla

LETTERA APERTA

Egregio dottore Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica di Reggio ed Egregia dottoressa Rossella Scerbo, procuratore regionale presso la sezione della Corte dei conti della Calabria,

ieri  il Tribunale di Reggio Calabria ha respinto la richiesta di tre giornalisti assunti a tempo determinato all’epoca di Scopelliti, di essere reintegrati, affermando giustamente che nella pubblica amministrazione si entra per concorso.

Ebbene, in Calabria ci sono figli e figliastri.
Perché mentre per questi tre il Tribunale ha applicato il dlgs 165 del 2001 e gli artt. 3 e 97 della Costituzione, correttamente aggiungiamo, per altri sei giornalisti non esistono leggi  e Costituzione.

Ci riferiamo ad Oldani Rocco Mesoraca, capo ufficio stampa della giunta regionale, dimessosi dalla pubblica amministrazione nel 1994 (!) e assunto ad personam: stipendio? Seimila euro netti mensili.
E ci riferiamo  a Romano  Pitaro, Gianfranco Manfredi, Filippo Diana, Luisa Lombardo e Cristina Cortese, CHE NON HANNO MAI affrontato una selezione,  mai,  e che lavorano all’ufficio stampa del consiglio regionale con stipendi che vanno dai 4 ai seimila euro netti mensili.
Una vergogna segnalata un anno e mezzo fa dal Mef cui Irto e Oliverio non hanno mai risposto.
Tutto ciò configura abuso di ufficio per coloro che non intervengono, danno erariale  e discriminazione tra professionisti.
Cosa direste se sei magistrati, o medici, lavorassero senza concorso?
Perché per Calabrò, Meduri e Vetere si applica (giustamente) la legge e per Mesoraca,  Pitaro, Manfredi, Diano, Cortese e Lombardo no?
Aspettiamo fiduciosi vostre notizie.

Iacchite’