Giuseppe Cirò: un “mi piace” che più falso non si può

Abituati a vederne e a sentirne di tutti i colori; abituati alla pigrizia più radicata, alla fine, non ci scandalizza e scalfisce più nulla.
Ma da un po’ di tempo, un evento si è scatenato sui social locali che ha attirato la mia attenzione: i deliri degli ex occhiutani.
Gente che è stata a strettissimo contatto con il Lupin di Cosenza, ma, ad un certo punto, è stata fatta fuori da Palazzo dei Bruzi per varie ragioni. Un esempio su tutti è Giuseppe Cirò. Cirò è stato tra i fedelissimi dei fratelli Occhiuto. 
Ha sempre saputo tutto della sua gestione del potere a Cosenza: i suoi rapporti con la Procura, con le aziende, con la Chiesa. Forse perché era il capo della sua segreteria. Tant’è che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato colui che cominciò a fottere migliaia e migliaia di euro dall’economato, al fine di darli al nostro beneamato sindaco, facendoli passare come rimborso spese per i suoi viaggi istituzionali.
Fin qui nulla di che. Nu frica e futta che si conosce dai tempi di Cavour. Niente di speciale.
Ma presto l’agnello viene sacrificato all’altare, perché i tempi lo richiedono. E la situazione cambia… eccome!
Occhiuto denuncia alla Procura proprio il Cirò perché “prendeva mazzette”.
Da qui in poi, il delirio. Cirò diventa il paladino della giustizia. Quasi un Che Guevara cosentino. Commenta i post dei compagni che criticano l’operato del primo cittadino, partecipa alle assemblee, scrive di etica e morale meglio di Kant. E i suoi “mi piace” appaiono in ogni post.

“Ma un tinni para vrigogna?”. Hai rubato, saccheggiato e sei stato complice delle azioni criminali di un sindaco di una città di 60mila abitanti e poi, quando la situazione precipita, diventi un super-compagno? Potresti, ad esempio, invece di cliccare mi piace a tutti, raccontarci la verità. Dire a tutti com’è realmente andata. Solo attraverso questo passa il tuo riscatto.
Oh, stessa cosa vale per tanti altri, che quando lavoravano con SuperMario, il centro storico ormai era in ripresa, ma poi quando sono usciti definitivamente dalle “stanze dei bottoni”, il centro storico è diventato una monnezza a cielo aperto, dove le case crollano e l’amministrazione comunale è assente e non fa nulla per recuperare quella situazione.
La monnezza siete voi, che dovreste avere il buon senso di tacere e basta. Anzi, visto che ogni tanto con i bambini viziati funziona: dua scaffi ‘ndru mussu ve li meritereste.
Leggere Andreotti, che era sicuramente un mafioso, ma comunque una persona di enorme cultura, secondo me vi gioverebbe alla grande.

Lorenzo Curia