Ci siamo quasi, la campana della Giustizia, a breve, potrebbe suonare anche a Cosenza.
Questo è quanto emerge da indiscrezioni che arrivano belle fresche dal tribunale di Cosenza. Pare che la dottoressa Manzini sia da giorni chiusa in conclave con il procuratore capo Spagnuolo (speriamo non solo per fargli vedere la sua unica collezione di bambole!).
Diversi gli argomenti trattati (scherzi a parte ma non troppo…), principalmente la questione legata alla depurazione e gli avvisi di garanzia ai dirigenti e al capogabinetto del comune di Cosenza, della passata consiliatura.
Ad origliare ciò che si dice nelle chiuse stanze e nei corridoi della procura, pare che il dottor Spagnuolo, insieme alla Manzini, siano determinati a concludere queste inchieste.
In particolare il dottor Spagnuolo si dice sia il più impegnato in queste vicende. Sta visionando insieme alla Manzini tutto il materiale probatorio prodotto in oltre un anno di indagini. Evidentemente Spagnuolo vuole dare un forte e positivo segnale ai cittadini, del tipo: con me chi sbaglia paga, e la giustizia farà sempre il suo corso, senza guardare in faccia nessuno.
Questa sarebbe, se così sarà, una grossa novità per la città di Cosenza.
Per la prima volta potrebbero finire diritti in galera molti colletti bianchi della città che per anni hanno lucrato denaro pubblico impunemente.
Molto fermento, in questi ultimi giorni, si nota anche presso la caserma della Guardia di Finanza, che è il corpo che ha condotto le indagini su incarico della dottoressa Manzini. Dove l’aria non è delle migliori. Anche lì esistono i buoni e i cattivi.
C’è chi ha svolto le indagini e vorrebbe, dopo aver depositato forti riscontri, si giungesse ad una conclusione. E c‘è chi, invece, gioca a rimandare con la scusa di supplementi di indagini.
Giusto per prendere tempo e sperare che tutto scivoli nel dimenticatoio. Una diatriba tra disonesti e onesti, a cui neanche le fiamme gialle sono immuni. Infatti, la stessa cosa era già successa con l’appalto di piazza Fera/Bilotti. Dove i finanzieri hanno indagato per oltre un anno, producendo intercettazioni, filmati, e prove inconfutabili della truffa: dal finto granito silano, alle false piste ciclabili, e soprattutto agli imbrogli sulla gara d’appalto.
Indagine, che come sappiamo è finita dentro un cassetto della procura di Cosenza, e solo dopo diverse insistenze, e vista l’immobilità dei PM della procura, è stata “depositata” , dai finanzieri buoni, anche alla DDA di Catanzaro.
Ora pare che questo pericolo di insabbiamento, e di tira a campare, non ci sia più. E che entrambi i magistrati si siano convinti della bontà delle inchieste e della pericolosità dei reati commessi. Ora non resta altro da fare che aspettare per capire se anche questo è un bluff, o se siamo di fronte ad una nuova era della procura di Cosenza che porterà, anche da noi, un po’ di equità e normalità nella Giustizia.