Giustizia nel caos. Ernesto Carbone, il Csm e le nomine-farsa nelle procure calabresi

La Calabria è sempre un territorio scottante come tutto il Sud del resto. Il Sud muove voti e al Sud si fa carriera. Questo perché il Sud suggella segreti e patti inconfessabili che garantiscono equilibri. È sempre stato così e così probabilmente dovrà continuare ad essere. Ecco perché le nomine delle procure calabresi (Catanzaro in primis) e in particolare quelle di Cosenza e Paola sono state una partita calda che ha tenuto conto di giochi di potere leciti e – visti gli ultimi dati giudiziari – di poteri occulti. Al Csm lo sanno bene. Soprattutto c’è una persona che dovrebbe saperlo meglio di tutti: Ernesto Carbone, che ancora qualcuno chiama “ciaone” dai tempi memorabili del referendum delle trivelle che proprio non gli piaceva e non poteva essere altrimenti, visto il soggetto e le sue frequentazioni.

Carbone, classe 1974, è cosentino (verrebbe da aggiungere purtroppo), si laurea in Legge a Bologna. Diventa avvocato iscritto al foro di Paola con tanto di studio “legale” a Bonifati. Il Fatto Quotidiano aveva cercato anni fa l’esatto luogo senza risultato. Nessuno lo sa e nessuno lo conosce questo studio, perché probabilmente non è mai stato utilizzato. Ma perché se ne era interessato il Fatto? Per via della “storica” vicinanza di Carbone a Renzi, suggellata nel 2013 dalla sua elezione a deputato nella circoscrizione III Lombardia per il Partito Democratico.

Carbone dalla fine del 2012 all’ottobre 2013 è stato membro del consiglio direttivo della Fondazione Big Bang, che raccoglieva i fondi per l’attività politica di Renzi (poi diventerà Open). Carbone risulta in alcuni atti della Guarda di Finanza come contributore poiché versava (insieme ad altri parlamentari) 800 euro. In cinque anni 43.200 euro. Carbone lo ritroviamo nei rapporti tra la Fondazione e il patron del gruppo Moby, Vincenzo Onorato, non indagato. Secondo i documenti “le contribuzioni a favore della Fondazione Open erogate da Onorato Vincenzo e dalla Moby Spa appaiono finalizzate a consolidare e rafforzare i rapporti con esponenti politici del Partito democratico collegati alla Fondazione Open (in particolare con l’on. Ernesto Carbone e con l’on. Luca Lotti, quest’ultimo con incarichi di governo)”. Ovviamente tutte le contribuzioni e le attività sono lecite e lo stesso Carbone non si è mai sottratto a chiarirle pubblicamente, ma non per questo sono meno interessanti.

Interessanti perché c’è sempre la possibilità di sbocchi politici. Ad esempio, esiste una lettera di Onorato nella quale manifesta a Lotti la necessità di un intervento normativo, spedita l’8 ottobre 2016 da Onorato a Lotti e per conoscenza a Carbone. Ancora, si potrebbe continuare documentando l’attività di consulenza che lo vede coinvolto e interrelato tra società, gruppi imprenditoriali e membri vicini a Matteo Renzi quali Marco Carrai (leggi servizi segreti). Cose ormai risapute.

Per tre anni di seguito, dal 2014 al 2017, sarà poi ogni sera in televisione, come responsabile nazionale del Partito Democratico con delega alla Pubblica Amministrazione, innovazione e Made in Italy, Segretario del partito Matteo Renzi, e di cui Ernesto Carbone, come accennato, è uno degli amici più fidati e inseparabili.

In parlamento molti lo chiamano il “Turborenziano”, come per indicare l’energia con cui Carbone si è sempre dato a Matteo Renzi. Il 4 marzo 2018 si ricandida alle elezioni politiche al Senato della Repubblica in Emilia-Romagna, ma non viene eletto. Nel 2019 lascia poi definitivamente il Partito Democratico e aderisce ad Italia Viva, seguendo Matteo Renzi in questa nuova avventura politica. Come dire? Renzi forever. E non è finita qui. Renzi, infatti, lo inserisce nel Cda di Terna, mica pizze e fichi. E poi, decisamente a sorpresa, nell’anno del Signore 2023 (mese di gennaio) figura addirittura tra i nove membri laici sui dieci previsti nominati nel Consiglio superiore della Magistratura. “… Tra gli eletti – scrivono le cronache dell’epoca – anche un calabrese: è Ernesto Carbone, originario di Cosenza, avvocato conosciuto anche per la sua attività politica come uno dei fedelissimi di Matteo Renzi ai tempi della guida del Pd. La nomina di Carbone è stata commentata con soddisfazione da esponenti di Azione-Italia Viva, che l’ha indicato al Csm…”. Capito che ascesa?

Poco male se non fosse che le ultime vicende di rilevanza nazionale che hanno visto il Csm impegnato in prima linea sono stati i trasferimenti d’urgenza prima del pm Facciolla e poi Lupacchini. Magistrati non certo graditi al suo “capo”. E caso vuole che in entrambi i casi le loro vicende e il loro lavoro andavano a mettere luce proprio sugli affari e i contatti di Lotti e del potere renziano in Calabria. Nessuno ha potuto più approfondire e verificare. Visto il fitto scambio tra Carbone e Lotti, ma anche la vicinanza in generale con il giglio magico renziano, tempo fa sorgevano una serie di domande spontanee: Carbone, avvocato paolano, conosceva queste vicende? Sapeva che le prossime nomine nelle procure calabresi si trovavano sulla scrivania dei fascicoli importanti? Il Csm era già stato interpellato sulla strana inerzia di quella di Paola ed esiste addirittura un’interrogazione parlamentare su alcuni fascicoli e relativi articoli mai approfonditi? E sapeva di questa interrogazione? OSPEDALE DI CARIATI E GRUPPO iGRECO https://www.iacchite.blog/ospedale-di-cariati-interrogazione-parlamentare-per-chiarire-le-ingerenze-del-gruppo-igreco-nella-chiusura/ 

Oggi, a distanza di qualche tempo, possiamo tranquillamente affermare che Carbone e il Csm sapevano tutto e nonostante questo le nomine sono state una grandissima ciofeca, un clamoroso ritorno al passato che del resto è stato già stigmatizzato dal procuratore di Reggio Giuseppe Lombardo, che ha cercato inutilmente di scongiurare la vergognosa nomina a procuratore della Dda di Catanzaro di Salvatore Curcio ovvero uno della “cricca” di banditi con la toga che fece fuori De Magistris. A Paola, sempre con lo stesso criterio della “restaurazione” è tornato nientemeno che… Fiordalisi e a Cosenza, se non ci fosse stata la candidatura di Capomolla, Carbone avrebbe addirittura piazzato il “colpaccio” del ritorno di Luberto ovvero il giudice che si droga. Che tuttavia è stato fatto ritornare a Catanzaro da… procuratore aggiunto… Siamo veramente alla barzelletta…