di Lorenzo Giarelli
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Alla fine, dopo un paio di giorni di riunioni, tormenti e trattative, c’è pure il via libera dei 5 Stelle. Il Movimento sacrifica gran parte della riforma della prescrizione di Alfonso Bonafede, accettando la “nuova” prescrizione portata in Consiglio dei ministri da Mario Draghi e dalla Guardasigilli Marta Cartabia. E lo fa strappando un’unica condizione: che i reati contro la pubblica amministrazione siano inseriti tra quelli più gravi, per i quali i tempi del processo possono allungarsi (senza però rientrare nella categoria degli imprescrittibili).
Non più cioè solo due anni in appello e uno in Cassazione – tetto dopo cui i processi si interrompono per “improcedibilità” anche se non si è arrivati a sentenza –ma tre anni in secondo grado e 18 mesi alla Suprema Corte. È questo il compromesso che serve ai 5 Stelle per rivendicare un risultato – “Su corruzione e concussione non arretriamo di un millime tro” – e per evitare la frattura col governo, dopo che per diverse ore i ministri avevano pensato all’astensione.
E COSÌ IL CDM, previsto per le 17, slitta fino alle 19 per dare il tempo ai 5 Stelle di cercare una mediazione con il presidente del Consiglio e la ministra della Giustizia. Alla fine l’intesa è sulle stesse modifiche su cui c’era stato un accordo di massima già dal mattino e che, di fatto, sconfessano la ratio della riforma Bonafede. I 5Stelle la ottengono dopo aver minacciato di astenersi in Cdm. E un Draghi piuttosto scocciato li riporta sul sì ridando al M5S quanto gli aveva già concesso e poi tolto, in un gioco dell’oca quasi beffardo. Non è un caso che a festeggiare siano soprattutto il centrodestra e i renziani, che pure fino all’ul – timo provano a logorare i 5 Stelle contestando persino l’allungamento dei tempi per i reati contro la pubblica amministrazione.
Così il Consiglio, già slittato, viene sospeso. C’è da riportare nei ranghi innanzitutto Forza Italia, con Renato Brunetta che invoca “miglioramenti” e Maria Stella Gelmini che avverte: “Il nostro gruppo potrebbe non reggere su questo testo”. E ovviamente la renzianissima Bonetti protesta. Ma quando Draghi si appella al “senso di responsabilità” e chiede ai ministri se il sostegno al testo sia unanime, nessuno obietta. E Lucia Annibali, capogruppo di Iv in commissione Giustizia alla Camera, brinda: “Siamo soddisfatti perché oggi si chiude definitivamente l’era Bonafede. I 5 Stelle hanno voluto un contentino last minute per digerire la loro sonora sconfitta”.
Figurarsi poi Matteo Salvini, che pure la riforma Bonafede l’aveva votata durante il primo governo Conte e ora invece si sfrega le mani di fronte alla svolta promossa dalla Cartabia: “La riforma della giustizia è necessaria e urgente. I 5Stelle fanno le bizze, per loro la prescrizione non esiste e siamo 60 milioni di presunti colpevoli”. D’altra parte il testo di Cartabia, che presenta 26 punti, ricorda quella riforma della giustizia da anni auspicata da Silvio Berlusconi e dai suoi, che infatti oggi applaudono: “La riforma è necessaria e urgente – è la versione di Anna Maria Bernini –. Il Movimento non ha la maggioranza assoluta in Parlamento e non ci sono più alleati disposti a seguirlo nella deriva pangiudiziaria. Ne prendano atto”. Già, gli alleati. Come se non bastasse un M5S in balia del proprio marasma interno, sulla questione il Pd fa il gioco della destra, assecondando la proposta della ministra.
NEL POMERIGGIO, quando ancora il Movimento vive il proprio dilemma astensionista, è il segretario dem Enrico Letta a schierarsi: “È ora l’occasione per riformare la giustizia in Italia, dopo decenni di blocchi e di scontro politico. Competenza e terzietà della ministra Cartabia sono una garanzia per tutti. Si tratta di un obiettivo non più rinviabile”. Pessima premessa per una battaglia, quella in difesa della prescrizione, che il Movimento soffre, tantissimo. Fino alla rassegnazione in serata, che qualcuno vorrebbe pure spacciare per vittoria.