Giustizia nel caos. La fine della morale giudiziaria e gli ultimi 30 anni della lotta alle mafie: Gratteri può attendere

dalla pagina FB di Agostino Pantano

E ricordatevi una cosa: il giornalismo, al di la’ del barbaradursismo prima e dell’autarchia social dopo, quando decide di seguire con morbosa attenzione un caso ha i suoi buoni e reconditi motivi, la sua sagace pista da fiutare che il pubblico immediatamente magari non percepisce ma alla lunga conferma le aspettative.

Così, mentre ieri le telecamere piazzate ad Avetrana (Taranto) stavano là perché il giornalismo sapeva in anticipo che lo spettacolo finale era la demolizione definitiva della famiglia meridionale – tutta preghiera e sudore nei campi, invidia nel sangue e bugie telegeniche – oggi il giornalismo ha messo le tende a Garlasco (Pavia) perché aveva saputo prima degli altri di poter assistere e raccontare la deflagrazione definitiva della morale giudiziaria.

Il giudice non è un eroe a prescindere; il giudice non è mai un mito da osannare senza poter vedere prima cosa fa; il giudice abbiamo sempre e comunque il dovere di controllarlo, senza limitarci ad essere il suo passacarte.
Ora, non resta che chiedere al circo mediatico di trasferirsi davanti alla casa di Pignatone – o di Natoli e Scarpinato – per aiutarci a riscrivere gli ultimi 30 anni della lotta alle mafie in Sicilia e Calabria, perché se aspettiamo che ce lo dica Gratteri …