Giustizia nel caos. Licio Gelli e la P2, Palamara e il Csm: corsi e ricorsi storici

di Lucia Spadafora

17 marzo del 1981: durante una perquisizione all’interno di villa Wanda – di proprietà di Licio Gelli – venne ritrovata dai finanzieri coordinati dal colonnello Bianchi  una lista di circa mille nomi di appartenenti alla loggia massonica della P2 – GOI.

Questi nomi, si apprese, erano di appartenenti alle forze dell’ordine tra i gradi più alti, magistrati, giudici, giornalisti, showmen, politici, banchieri, imprenditori, segretari di partito.

Il 25 gennaio 1982 la loggia massonica P2 appartenente al GOI fu sciolta dopo l’avvento della commissione di inchiesta guidata da Tina Anselmi.

Sempre nel 1982, all’interno del doppio fondo di una valigia di Maria Grazia Gelli – figlia del venerabile maestro massonico Licio Gelli – venne ritrovato il Piano di Rinascita Democratica. In esso fu possibile leggere i vari punti del programma per come seguono:

  1. Fondazione di due partiti, uno di destra (Popolo della Libertà) ed uno di sinistra (PD);
  2. Controllo della informazione attraverso i media (mondadori, fondazione einaudi, mediante, tele5, TV sorrisi e canzoni, …);
  3. La bicamerale;
  4. Riforma della magistratura e divisione dei ruoli tra magistrati e pm;
  5. Riduzione dei numero dei parlamentari;
  6. Abolizione delle province;
  7. Abolizione della validità legale dei titoli di studio;
  8. Limitazione dei poteri della Corte Costituzionale.

Sembrerebbe proprio, stante i fatti che sono alla base dello scandalo del CSM, che al di là del formale scioglimento di questa organizzazione sovversiva, gli associati abbiano continuato, e continuino ancora, ad operare muovendo segretamente le fila della vita del Paese in forma segreta, con il solo ricambio generazionale.

Gestiscono concorsi pubblici, assegnano ad nutum incarichi prestigiosi, creano reti per far confluire beni, effettuano scelte di politica economica e monetaria, generano asimmetrie informative creando posizioni di forza, gestiscono l’informazione manipolando l’opinione pubblica, la quale è ben predisposta a farsi ingannare  e meno lo è a farsi convincere di essere ingannata.

Creano fanatismi popolari, greggi con pochi pastori. Hanno trasformato la democrazia in oligarchia, eppure noi restiamo in Italia, nel Paese con la Costituzione più democratica e garantista al mondo, convinti di essere liberi mentre viviamo in una prigione a cielo aperto.

In uno Stato che all’interno della sua Carta all’articolo 18 vieta le associazioni segrete e militari, assistiamo all’agire sovversivo di uno dei suoi poteri – quello giudiziario – con la connivenza ed il supporto degli altri due, in maniera osmotica, che ha a disposizione per diritto naturale, un apparato armato, ormai da tempo assoggettato alle mire sovversive più che alla vocazione di difesa democratica.

Stiamo vivendo in un’epoca storica di totale compressione dei diritti e delle garanzie costituzionali a mero piacimento delle procure e dei partiti dei pm. Ci stanno facendo credere che il popolo meridionale è criminale per nascita, e stanno continuando a depredarlo con confische, interdittive, arresti di massa, in perfetta continuità con la politica post unitaria.

Sono tornati i lombroso, i giolitti, i garibaldi, i mazzini, fondatori della prima loggia massonica italiana.

Abbiamo imparato a convivere con queste forme di corporativismo che si spartiscono il potere e le risorse dei territori, arruolando adepti attraverso il sistema delle associazioni rotariane e contestualmente a sentirli parlare di meritocrazia giusto per riempirsi la bocca.

Celebrano riti di iniziazione, nascondono i loro reali obiettivi (anche se non serve chissà quale scienza per conoscerne comunque gli scopi), negano l’appartenenza, godono di una sorta di reverenza e potere che si fa fatica a comprenderne l’appartenenza, agiscono con le forze di polizia. Eppure ribadisco, esiste ancora l’articolo 18 della Costituzione.

Il 28 settembre 2003, a vent’anni dallo scioglimento della P2, Licio Gelli dichiarò: “Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con la voce della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse si, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa”.

E noi continuiamo pure a pensare di avere scelta, di essere liberi e che ci siano personaggi che mentre vendono i loro libri editi (diretti e scritti) dalla mondadori, siano là per vocazione e per senso del dovere, piuttosto che per piani preordinati e per interesse proprio e dell’associazione a cui appartengono.