Più insopportabile degli infami e isterici sbraiti di questo governo contro tutto ciò che è diverso da loro, c’è solo il piagnisteo dei giudici che, poverini, subiscono da mesi duri attacchi dall’esecutivo Meloni. Dopo le severe bastonate che questo Governo ha generosamente dispensato in questi anni ai migranti, agli operai, ai precari, ai disoccupati, ai disabili, ai pensionati, ai malati, ai lavoratori, ai centri sociali, agli anarchici, ora tocca ai giudici subire sonore mazzate. Mazzate che sembrano arrivare da tutte le parti: separazione delle carriere, responsabilità civile e penale dei giudici, nomine dei componenti del Csm, depotenziamento dell’azione dei pm, in due parole la famigerata “riforma Nordio”. Che a detta dei magistrati impedisce al giudice di applicare un principio fondamentale per la Giustizia: la Legge è uguale per tutti. Secondo i magistrati la riforma Nordio è lo strumento usato dal potere per controllare e assoggettare al volere politico i giudici. Specie quelli che indagano sull’operato di politici e faccendieri. I famosi, per questo governo, giudici e faccendieri “comunisti”.
Se da un lato è vero che l’azione del governo punta a rendere impossibili le inchieste sulla corruzione politica/massonica/mafiosa – vedi abrogazione di molti reati tipici dei colletti bianchi, limiti nelle intercettazioni, interrogatori preventivi davanti un collegio di 3 giudici, impossibilità di predisporre sequestri in tempi brevi eccetera – è anche vero che non è certo questa disparità di trattamento tra cittadini che delinquono ad alimentare il piagnucolio di questi giorni dei giudici.
Certo, in pubblico si lamentano del governo dicendo che tutela la corruzione e il malaffare, ma in realtà quello che gli rode è l’entrata a gamba tesa del governo negli affari della casta. Già, perché quella dei magistrati è la casta più potente d’Italia. Che si è sempre opposta, utilizzando l’arma dell’inchiesta giudiziaria contro i propri nemici, ad ogni cambiamento dello status quo che da sempre regola la vita interna alla magistratura. Utilizzano l’indipendenza che gli concede la Costituzione come paravento per giustificare, agli occhi dell’opinione pubblica, un lotta, spacciata come battaglia a difesa dei principi costituzionali, che in realtà mira solo a tutelare gli interessi e i privilegi di cui gode la casta. Gridano all’ingerenza politica solo quando qualcuno mette in discussione il loro (abuso di)potere.
Fin quando bastonano lavoratori e contestatori, del rispetto dei principi costituzionali ai magistrati non gliene frega niente. Anzi spesso si prestano ad assecondare, per convenienza e mera piaggeria, i deliri liberticidi di questo o quel governo. Ma se tocca a loro qualche bastonata, ecco che inizia il piagnisteo dell’attacco alla libertà dei magistrati. L’unica Libertà che conta per loro. Mentre quella di tutti gli altri, se la loro non è in pericolo, può anche fottersi. Infatti ai magistrati dei limiti alle intercettazioni, dell’interrogatorio preventivo, dell’abolizione dei reati dei colletti bianchi, non gliene può fregar de meno. Perché non è questo l’obiettivo della loro battaglia.
Su come tutelare questo o quel pezzo da 90 intrallazzato, magistrati e politici hanno sempre trovato un accordo. Usano l’argomento della Giustizia uguale per tutti, solo per far leva sull’opinione pubblica. Del resto se era una Giustizia giusta che gli interessava, avrebbero dovuto, per essere credibili, iniziare a fare pulizia al proprio interno, e invece, nonostante gli scandali, altro non hanno fatto che preservare da ogni colpa tutti fratelli di casta che hanno trasformato la Giustizia in un mercato della vacche. Quella che in questi giorni i magistrati stanno conducendo non è una battaglia genuina, è la solita difesa di casta, che con la legge è uguale per tutti non c’entra niente. Così come non c’entra niente con l’indipendenza e la libertà dei magistrati che in questo paese non sono mai stati davvero indipendenti e liberi. E meglio di tutti noi, questo, lo sanno tutti i magistrati. Altro che attacco all’indipendenza della magistratura!









