Giustizia (sempre) nel caos. Chi ha “creato” Marta Cartabia? Gli intrecci con Mattarella e Napolitano

“Cartabia? Autentica nostra risorsa”. Così, intervistato da “Repubblica”, Giorgio Vittadini, uno dei leader di Comunione e Liberazione nonché regista, poco meno di un anno e mezzo fa, del discorso di apertura di Mario Draghi al Meeting di Rimini, si “appropriava” del ministro della Giustizia.

Racconta linkiesta.it: “Di lei si sa poco, ma la sua appartenenza a Comunione e Liberazione non è un mistero. Amica di Julian Carron, presidente del movimento ecclesiale, partecipa alle assemblee dei responsabili. Ogni estate fa tappa al Meeting di Rimini, qui ha incontrato pure Mario Draghi.

A Roma, invece, poca vita mondana. Piuttosto jogging e messe. «Non ha mai frequentato i salotti, Marta riassume in sé l’efficienza varesotta», spiega chi la conosce bene. La si vede più facilmente a scuola di comunità, appuntamento settimanale ciellino dove don Eugenio Nembrini, responsabile romano di CL, la saluta come «la prima della classe»”.

Aggiunge Fabrizio D’Esposito sul “Fatto quotidiano”: “Il marito di Cartabia, Giovanni Maria Grava, è stato tesoriere di Cl e lei stessa collaborava con il Sussidiario.net, quotidiano ciellino, con editoriali contro il fine vita e il matrimonio tra omosessuali. Da quando però sulla giurista si è allungata la stima di due capi dello Stato, prima Napolitano, indi Mattarella, è come se lei volesse accantonare o sbianchettare il suo passato di cattolica conservatrice”.

Intanto, a proposito di sbianchettamenti, non si per quale motivo, tra i suoi numerosissimi incarichi accademici, istituzionali e scientifici, la varesotta Cartabia evita di precisare nel suo curriculum il lungo rapporto con Antonio Baldassarre. Dall’Ansa del 2 settembre 2011 veniamo a sapere: “Dal 1993 al 1996, anni in cui farà la ricercatrice a Milano prima di diventare professore associato di istituzioni di diritto pubblico alla facoltà di Economia dell’Università di Verona, sarà assistente di studio alla Corte Costituzionale dell’allora giudice Baldassarre”.

A dispetto di quanto afferma Vittadini, non è solo Comunione e Liberazione che fa da trampolino di lancio del neo-ministro che deve riformare la giustizia. Un ruolo decisivo lo svolgono il figlio del presidente, Bernardo Mattarella, e il figlio del presidente emerito, Giulio Napolitano.

Correva l’agosto del 2011 quando Giorgio Napolitano atterrò al Meeting di Rimini scortato dal figlio Giulio. L’allora presidente della Repubblica doveva nominare una donna alla Corte Costituzionale in sostituzione della giudice Maria Rita Saulle e Giulio gli suggerisce la ciellina Marta Cartabia. E Re Giorgio la incontrò in un dibattito pubblico al Meeting.

Un mese dopo il Meeting, il 13 settembre 2011, l’ambiziosissima assistente di Antonio Baldassarre venne nominata da Giorgio Napolitano alla Corte Costituzionale: è la terza donna dopo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle ed è una dei giudici costituzionali più giovani della storia della Consulta: ha solo 48 anni.

‘’Di lei ha grande stima anche l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella: i due condividono l’esperienza di giudici costituzionali per alcuni anni, in cui sono anche vicini di casa, nella foresteria della Consulta. Anni fatti anche di qualche cena insieme in un ristorante romano, “un po’ come studenti fuorisede”, come racconterà poi lei stessa in un’intervista” (da Repubblica).

La durata del mandato di Marta Cartabia alla Corte Costituzionale è appena di 9 mesi e 2 giorni: dall’11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020. Tipo nomina da parte del Presidente della Repubblica.

Nel 2009 Marta Cartabia ha cofondato la prima rivista italiana di diritto pubblico in lingua inglese, l’’’Italian Journal of Public Law’’ che codirige dalla fondazione. In questo giornale scrivono anche Giulio Napolitano e Bernardo Mattarella entrambi allievi del Prof. Sabino Cassese, giudice alla Corte Costituzionale negli anni in cui Cartabia fu nominata da Re Giorgio. Ovviamente anche il nome di Cassese brilla tra gli advisors della rivista.

Ma per avere un quadro completo della rete di potere che ha “creato” Marta Cartabia l’articolo del 2015 che segue è molto interessante…

EREDI PRODIGIO – LA RETE DI POTERE DI GIULIO NAPOLITANO E BERNARDO MATTARELLA. IL SODALIZIO DI FERRO CON L’AVVOCATO ANDREA ZOPPINI ED ENRICO LETTA

(Paolo Bracalini – il Giornale) – È «il principe ereditario», e per discendenza diretta, nella Roma dei salotti e delle corti, si ereditano anche potere, status, relazioni. Poteva non essere brillante la carriera di Giulio Napolitano, figlio del più duraturo (nove anni) presidente della Repubblica italiano, già presidente della Camera e già ministro dell’Interno?

Il cognome, diciamo, può aiutare. Spesso, però, può essere ingombrante, un ostacolo per chi sceglie, come ha fatto Napolitano jr, strade diverse da quelle paterne, non la politica ma la giurisprudenza, l’accademia. Bisogna dire che, nonostante l’ingombro del cognome, Giulio Napolitano se l’è cavata benissimo.

Anche se i soliti invidiosi mettono bocca pure su questo. Perché l’università dove Giulio Napolitano è ordinario di Diritto pubblico, l’ateneo Roma Tre, è anche nota come «l’università dei Ds», e perché lo storico rettore Guido Fabiani è cognato di Giorgio Napolitano, avendo sposato la sorella della moglie Clio. Dunque, lo zio di Giulio Napolitano, brillante docente dell’ateneo.

Collega, tra l’altro, di sua cugina, Anna Fabiani, figlia del rettore (nel frattempo diventato assessore della giunta Pd della Regione Lazio). E allora? Se uno è bravo non va preso solo per il cognome che porta? «Ha fatto parte di varie commissioni di studio e di indagine presso ministeri ed enti pubblici» riassumono le biografie.

Incarichi importanti fin da subito, come quando nel 2003, poco più che trentenne, diventa consulente legale della giunta comunale di Roma, guidata da Walter Veltroni. In effetti non può distrarsi un attimo che lo nominano in qualche comitato, board, commissione.

Nel 2007 Nomisma, società di consulenza bolognese fondata da Romano Prodi, deve scegliere il nuovo comitato scientifico, chi chiama a farne parte? Napolitano jr, ma anche Filippo Andreatta, cioè Andreatta jr, economista e vicepresidente della fondazione Arel, quella di Enrico Letta.

E proprio la fondazione lettiana fu galeotta per l’amore sbocciato tra Napolitano jr e l’attuale ministra Marianna Madia (ora renziana, ma all’epoca lettiana). Diverse le foto che li ritraggono insieme nella tribuna vip dell’Olimpico, per seguire la amata Lazio, o sulla spiaggia di Capalbio, ritrovo della sinistra potentona romana.

«Con lui cominciai una storia sentimentale quando suo padre Giorgio era ancora solo un ex e illustre dirigente del Pci. Poi… beh, sono stata a cena, sul Colle, una sola volta» racconta, un po’ infastidita della curiosità per una storia passata, la ministra Madia.

Che, per coincidenza astrale, ha finito con l’avere come capo del legislativo al suo ministero il figlio del successore di Napolitano al Colle, Bernardo Mattarella, cioè Mattarella jr. Ed entrambi, Napolitano Jr e Mattarella, siedono nel Comitato direttivo dell’Irpa. Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, insieme a Sabino Cassese, amico di Napolitano senior. E così, tra i referenti del Master in diritto amministrativo dell’Università Sapienza, diretto da Mattarella jr, tra i docenti c’è proprio Napolitano jr. Un piccolo mondo.

La vulgata è che Napolitano jr abbia l’influenza, nel nuovo assetto di poteri tutti di marca Pd, per promuovere anche carriere e nomine altrui. Sotto il governo Monti, chiamato dal padre Napolitano, arriva al governo l’amico e co-autore di numerosi volumi Andrea Zoppini, come sottosegretario alla Giustizia.

A Lavoro, come viceministro, Michel Martone, anche lui habitué, come Giulio, di VeDrò, il think tank di Enrico Letta. Poi nelle nomine delle partecipate del Tesoro, di cui è consulente, per molte, lo studio Zoppini. Fino addirittura – più leggenda che realtà – alla chiamata (sempre quirinalizia) a Palazzo Chigi proprio di Enrico Letta, con cui Napolitano jr ha grande consuetudine avendo fatto il suo consigliere giuridico per anni.

Realtà e non leggenda, invece, sono gli altri innumerevoli incarichi ricevuti da Napolitano jr. Specie nello sport, sua passione, ricambiata dalla passione dei vertici sportivi per la sua professionalità. Lo chiama il Coni, lo chiama la Federcalcio, lo chiamano a far parte della Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport, poi della Commissione per la riforma della disciplina delle società sportive, poi di quella per «Roma 2020».

Ma non solo sport, le consulenze gli spuntano da ogni dove. Nel 2009 viene nominato nel board di Telecom Italia, su indicazione dell’Agcom, l’autorità per le comunicazioni. Materia di cui si intende Napolitano jr, avendo scritto lui come consigliere giuridico, insieme a Zoppini (futuro sottosegretario di Monti), il disegno di legge di Enrico Letta sul riordino delle authority presentato due anni prima.

PS. E l’altro principe ereditario? Giovanni Napolitano è dirigente dell’Agcm, l’Authority della concorrenza, dove lavorano anche Anna Marra, figlia di Donato Marra segretario generale del Quirinale con Napolitano, e Giovanni Calabrò, figlio del presidente dell’Agcom.